Laura Vázquez, figlia di un ex leader politico, è una ragazza che sogna di diventare una figura importante nella Nueva Izquierda, un partito di sinistra guidato da Alfonso Bravo, che ambisce a vincere le prossime elezioni. Dall'altra parte, Pablo Merino è un giovane conservatore che condivide i medesimi obiettivi di Laura ma per i rivali di España Liberal, un partito di destra amministrato da Victoria Silvela, già al governo e che aspira a ottenere un secondo mandato. Le due fazioni avverse si ritrovano per l'inaugurazione di una diga nei pressi di una foresta quando Laura e Alfonso finiscono per ritrovarsi da soli, dopo che tutti hanno già lasciato il posto.
In Politicamente scorretto i due accettano allora un passaggio su uno scassato elicottero, salvo cadere poi nell'attiguo fiume durante il viaggio di ritorno in città. Sperduti in mezzo alla natura, tra loro nasce una focosa passione, ma quando vengono ritrovati e fanno ritorno alle loro vite diventano paradossalmente i candidati simbolo dei rispettivi partiti: una situazione che complica e non poco la loro nascente love-story.
Politicamente scorretto solo di nome
"Ma cos'è la destra cos'è la sinistra" cantava Giorgio Gaber e in questa improbabile farsa i confini diventano sempre più labili, parodiando più o meno volutamente gli accordi e i magheggi politici ai quali assistiamo quotidianamente in ogni angolo del mondo. Politicamente scorretto d'altronde è un titolo che si pone già come dichiarazione di intenti e ci riconsegna un malcostume universale che spesso si aggira tra le stanze del potere. Inutile dire che le potenzialità, sulla carta pur presenti, vengono meno per via di una sceneggiatura e di una relativa messa in scena che butta tutto in caciara, senza premunirsi di costruire un intreccio credibile: tutto ruota intorno alla storia d'amore tra due figure antitetiche, ma il contorno è troppo grossolano per dare vita ad un background almeno decente.
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Tutto già visto
Ecco così che le battute si affidano ad una ciclica reiterazione di stereotipi e luoghi comuni su cosa voglia dire essere comunisti o fascisti, senza quelle vie di mezzo che ormai caratterizzano il cuore della politica contemporanea. I due malcapitati innamorati cercano di consumare in più occasioni quella passione che li consuma, tra nottate nel bosco e serate negli studi televisivi, ma finiscono sempre per andare incontro a qualche imprevisto che rischia inoltre di compromettere le rispettive candidature. Il fatto di cronaca che li ha visti protagonisti infatti li ha trasformati in una sorta di simboli con i quali i leader dei due schieramenti sperano di poter fare colpo sull'elettorato, incuranti delle effettive qualità nell'oratoria dei due. Scelte improvvisate che daranno il via ad equivoci e paradossi, purtroppo assoggettati a una vis comica che non trova mai la necessaria ispirazione per regalare qualcosa di più che qualche risata sguaiata.
Le vie della politica
Un peccato giacché soprattutto la protagonista femminile, la bionda Adriana Torrebejano, è spigliata e sexy e molto più in palla del suo personaggio, in una sorta di rapporto opprimente tra l'attrice e la figura che questa interpreta, quasi che l'energia dell'interprete sia trattenuta dai vincoli di una sceneggiatura che vuole giocare facile, senza premunirsi di dar vita a un racconto credibile. L'ora e mezzo di visione di Politicamente scorretto si limita al riciclo di una serie di cliché, figli dell'era meme di internet, mettendo totalmente in secondo piano gli ipotetici spunti di riflessione che erano pur nascosti nei meandri dello script. E manca soprattutto la cattiveria, frutto della paura di poter scontentare qualcuno nel dileggiare i lati negativi di chi è al comando.
Conclusioni
Un'attivista di estrema sinistra e un suo omologo di destra si ritrovano da soli in un bosco dopo un condiviso evento politico e si innamorano, salvo ritrovarsi come acerrimi rivali quando i rispettivi partiti decidono di farne simboli dell'imminente campagna elettorale. Politicamente scorretto è una commedia satirica che non punge mai, fin troppo corretta a dispetto del titolo, che mette al centro del racconto una paradossale - ma non del tutto assurda - storia d'amore tra due opposti che si attraggono. Le gag e la battute sono schiave di stereotipi e incapaci di colpire nel segno, trasformando l'ora e mezzo in una farsa gratuita e facilmente dimenticabile.
Perché ci piace
- Adriana Torrebejano cerca di dare energia al suo personaggio.
Cosa non va
- L'anima satirica è innocua.
- La storia abbonda di luoghi comuni e cliché.
- Si ride poco.