Nel lontano 2003 il grande schermo ha visto in scena il primo capitolo del franchise di Pirati dei Caraibi, chiamato inizialmente solo La maledizione della prima luna, ispirato ad un'attrazione di Disneyland. Un progetto rischioso che si rivelò sfolgorante per la successiva epopea piratesca Disney. Il segreto? Grandi nomi nel cast (su tutti un lanciatissimo Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow), un mix di ironia e dramma da manuale e soprattutto un enorme potenziale contenutistico per sviluppare una saga.
Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma e Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo, diretti in contemporanea da Gore Verbinski e lanciati al cinema nel 2006 e 2007, consolidarono quanto costruito con il primo film, chiudendo una trilogia appassionante. Un franchise che, però, poteva chiudersi lì: Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare (2011) e Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar (2017), nonostante gli ottimi incassi, hanno registrato dei campanelli d'allarme da non sottovalutare. Fatto sta che, da 5 anni, non si muove nemmeno una scialuppa: cosa è accaduto in casa Disney e, soprattutto, quale sarà il futuro del franchise?
Una saga già morta?
Prima di parlare di futuro, però, è doveroso analizzare gli ultimi due lungometraggi usciti per comprendere effettivamente come mai si è fermato tutto. Questo blocco progettuale, infatti, è derivato probabilmente in prima istanza dai risultati non proprio esaltanti del quarto e quinto capitolo, che già dimostravano la morte della saga o comunque un suo declino da lì a poco. Se mettiamo un secondo da parte i guadagni (e comunque Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar è il titolo che ha guadagnato di meno negli Stati Uniti), i giudizi critici sulla coppia di film non è stata proprio esaltante registrando un calo qualitativo evidente. Non è un caso che Jack Sparrow era sempre più l'ombra di se stesso, la narrazione iniziava a scricchiolare e si avvertiva un tentativo raffazzonato di tenere in piedi un franchise alla deriva. Sembra quindi che il pubblico all'epoca non abbia colto il problema, ma la critica sì e ciò non è passato inosservato in casa Disney.
Il colpo di grazia: l'addio di Depp
C'è poi un altro elemento che, sicuramente, ha contribuito a questo stop forzato di Pirati dei Caraibi. Non giriamoci intorno: Johnny Depp è l'iconico simbolo di questo franchise e la sua assenza non fa bene né al pubblico né tantomeno alla Casa di Topolino che in questi anni ha investito sul suo Jack Sparrow. Ecco perché, nel pieno dello scandalo che ha colpito l'attore qualche anno fa, accusato dall'ex moglie Amber Heard di averla picchiata, Disney ha pensato bene di mettere le mani avanti e licenziare Depp, di fatto annullando la produzione di un ipotetico sesto capitolo. Un autogol che ha affossato ancora di più la saga che, senza la guida del suo carismatico capitano, è finito ancora di più nel dimenticatoio. Non sembra essere bastata, tra l'altro, la recente vittoria processuale del divo che ha ammesso, categoricamente, che dopo il trattamento ricevuto da parte della company americana non ha intenzione di tornare a bordo, nemmeno per un cachet di 300 milioni di dollari.
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Lo spiraglio per il futuro
Mentre però avveniva questo disastro contrattuale, qualche tempo fa lo stesso produttore Jerry Bruckheimer ha speso parole confortanti su Pirati dei Caraibi, parzialmente tirando su il morale a tutti coloro che erano convinti del fallimento della saga. Liquidando il caso Depp in una manciata di battute, infatti, Bruckheimer si era sbilanciato, annunciando ben due titoli in lavorazione, un reboot con un cast tutto al femminile guidato da Margot Robbie e un altro progetto misterioso. Un piano B che onestamente nessuno si aspettava ma che non ha per nulla convinto gli appassionati del franchise, consapevoli che l'assenza di Depp avrebbe comunque avuto un peso negativo sull'intero universo piratesco Disney. Nonostante questo, due capitoli erano in ballo e non conoscendo la natura di entrambi i film, la curiosità era comunque salita. D'altronde stiamo parlando comunque di una saga cinematografica che ha avuto e che continua ad avere un'impronta importante nel mondo dell'intrattenimento.
Il crollo della speranza o quasi
L'ennesimo colpo di scena all'orizzonte getta però sinistri presagi sul futuro di Pirati dei Caraibi: è notizia di poche ore fa, infatti, che il tanto chiacchierato lungometraggio con la Robbie è naufragato, come ha confermato la stessa attrice in un'intervista. La diva ha spiegato che, nonostante ci fosse un'idea interessante alla base, Disney ha deciso di cancellare il progetto. Ecco che quindi rimane solamente un briciolo di speranza, ovvero quell'altro prodotto nominato da Bruckheimer che, seppur sconosciuto, ci sono buone probabilità che sia il sesto capitolo della saga. Mentre attendiamo nuovi sviluppi e aggiornamenti sulla vicenda, sembra che il franchise sia ancora una volta in bilico come tra l'altro in modo infausto suggerivano i risultati degli ultimi due film. È possibile riprendere in mano le redini di questo mondo o è veramente tutto perduto? Bisogna fare due ragionamenti in parallelo che riguardano da un lato la natura effettiva di questo ipotetico titolo, dall'altro l'importanza di Depp nella saga.
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Un taglio netto con il passato
Dopo 5 film canonici, è chiaro che Pirati dei Caraibi ha necessità di rinnovamento: riproporre l'ennesimo lungometraggio sulla falsariga di quanto è stato costruito in passato potrebbe essere il fatale passo falso che affosserebbe la saga una volta per tutte. E quindi, per andare avanti, il franchise richiede uno svecchiamento anche alla luce dell'assenza di Johnny Depp: per quanto sia dolorosa una scelta simile, è inevitabile che, per stare in corsa con i tempi, questo universo ha bisogno di una trasformazione nella forma. Che sia un cambio di format repentino (da pellicola a serie televisiva) o uno spin-off o reboot, il pubblico vuole nuovi eroi, miti e leggende che però siano coerenti sul piano stilistico e contenutistico. Ecco perché l'idea di un rilancio al femminile ci appariva così distante, perché sicuramente funzionale e magari efficace dal punto di vista progettuale, ma già fallimentare nel suo inserimento all'interno della saga cinematografica.
Il franchise senza Depp è possibile?
La vera domanda è però una soltanto: ha veramente senso un nuovo progetto di Pirati dei Caraibi senza il fondamentale supporto di Johnny Depp? In realtà la risposta è contestuale a quello che vuole costruire Disney nel futuro: se ovviamente il suo obiettivo è riprendere la saga con un sesto capitolo, è chiaro che il franchise rischia fortemente di incontrare un ostacolo insormontabile di fronte all'assenza dell'attore. In altre parole, non essendoci la figura portante della saga, l'unica soluzione possibile che potrebbe mantenere ancora in vita (con una sostenibilità tutta da verificare) questo universo è tagliare i ponti con la tradizione e ripartire da zero, investendo in storie innovative e fresche. Bisogna creare un nuovo personaggio di riferimento e avventure del tutto sorprendenti che sappiamo catturare il pubblico come la prima volta, mantenendo però la cifra stilistica e identitaria che in questi anni ha portato al successo Pirati dei Caraibi.