A quasi quattordici anni dal debutto la saga cinematografica di Pirati dei Caraibi, frutto della sinergia tra la Disney, il produttore Jerry Bruckheimer e il regista Gore Verbinski, è ancora in piena attività: il quinto episodio, Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar, arriva in sala a fine mese, e se gli incassi rimangono in linea con i capitoli precedenti è probabile che rivedremo almeno una sesta volta sullo schermo il capitano Jack Sparrow interpretato da Johnny Depp, divenuto un'improbabile icona del cinema d'intrattenimento degli ultimi anni. Tra fantasmi, maledizioni, demoni e - nel quinto film - squali zombie, non c'è limite a quello che potrebbe essere ancora esplorato sulle rotte oceaniche del franchise, che però non ha sempre avuto vita facile, soprattutto nelle prime fasi. Ecco, in occasione della nuova uscita, qualche curiosità su questo inaspettato campione d'incassi seriale.
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1. E se saltassimo la sala?
Inizialmente la Disney aveva pochissima fede nel progetto (poiché i film sui pirati usciti dal 1952 in poi erano stati tutti degli insuccessi al botteghino), al punto che si prese in considerazione l'idea di farlo uscire direttamente in home video, saltando completamente il circuito delle sale (questo avrebbe consentito l'uso di un budget più modesto). Per questa versione del film i due candidati principali per il ruolo di Jack Sparrow furono Cary Elwes e Christopher Walken, mentre per la prima incarnazione del lungometraggio che conosciamo oggi si fece il nome di Matthew McConaughey poiché assomigliava a Burt Lancaster, fonte d'ispirazione per una versione provvisoria di Jack.
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2. Questo film non s'ha da fare
Una volta coinvolti Bruckheimer e Verbinski il film ottenne il via libera ufficiale, per poi essere cancellato in fase di pre-produzione. Il motivo: Michael Eisner, allora capo della Disney, non voleva far uscire un lungometraggio basato su un'attrazione dei parchi a tema della major, visti gli esiti non positivi di tentativi precedenti. Cambiò idea dopo aver visto i disegni preparatori, e approvò anche il budget di 150 milioni di dollari dopo che Bruckheimer gli fece presente quanto costassero i film della concorrenza, in particolare i sequel di Matrix e la trilogia de Il Signore degli anelli. L'unica concessione alle richieste di Eisner fu la rimozione di alcune battute o sequenze esplicitamente basate sull'attrazione, che furono poi riesumate per il terzo episodio.
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3. Potere contrattuale
In quanto uno dei produttori più potenti e influenti di Hollywood, al quale dobbiamo le carriere di Tony Scott e Michael Bay, Bruckheimer ha (quasi) sempre avuto diritto al final cut per i suoi progetti, inclusa la saga dei pirati.
Questa situazione è però cambiata in seguito al flop di The Lone Ranger, un insuccesso di troppo dopo i risultati deludenti di altri film realizzati in collaborazione con Disney, portando alla fine della partnership per tutti i progetti tranne i sequel di Pirati dei Caraibi, il cui montaggio è ora in mano alla major.
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4. Pirata australiano
Tra gli sceneggiatori del primo episodio c'era Stuart Beattie, che immaginò un suo connazionale per il ruolo del protagonista: Hugh Jackman, da cui la decisione di dare al pirata il nome Jack. L'unico dettaglio svantaggioso per l'attore, allora alle prime armi a Hollywood grazie a X-Men: non era abbastanza noto, e gli fu quindi preferito Johnny Depp, sebbene quest'ultimo fosse famoso a Hollywood per le sue scelte poco commerciali (tra i film da lui rifiutati possiamo menzionare Speed e Intervista col vampiro).
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5. Tutta colpa di Johnny
Nella sceneggiatura del primo film l'antagonista di turno, il capitano Barbossa, non aveva un nome di battesimo. Nel commento audio del DVD, Johnny Depp disse a mo' di battuta che il personaggio si chiamava Hector, cosa che i fan presero sul serio. Gli sceneggiatori Ted Elliott e Terry Rossio, che non avevano intenzione di dare un nome a Barbossa, si sentirono costretti a dare corda all'improvvisazione di Depp, e così dal terzo film in poi il nemico-amico di Jack si chiama Hector.
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6. Perché seguire il copione?
Nel corso del franchise è stata data molta libertà agli attori per improvvisare, in particolare nelle scene dove appare Johnny Depp. Tra le trovate più memorabili che sono scaturite dalla sua fantasia ci sono i numerosi momenti in cui Jack Sparrow chiama Will Turner "eunuco". Orlando Bloom si prese la rivincita chiedendo a Verbinski di poter includere la sua imitazione della performance di Depp.
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7. C'è sempre una prima volta
Tra i motivi per cui la Disney era incerta sull'approvazione del franchise c'era anche una questione legata alla censura cinematografica negli Stati Uniti: già in sede di sceneggiatura era palese che La maledizione della prima luna sarebbe stato il primo lungometraggio ad uscire con il marchio della Walt Disney Pictures e un divieto superiore al PG (sconsigliato ai bambini piccoli), per l'esattezza PG-13 (sconsigliato ai minori di 13 anni). Fino a quel momento tutti i film della major destinati ad un pubblico più maturo erano usciti con il marchio Touchstone, oppure erano stati realizzati dalla Miramax. Inoltre, il capostipite della saga fu il primo film ad essere presentato in prima mondiale a Disneyland.
8. Mentalità da franchise
Nonostante gli scetticismi iniziali, Michael Eisner finì per essere sufficientemente ottimista da suggerire l'aggiunta di un sottotitolo, The Curse of the Black Pearl, in modo da avere un modello da seguire per eventuali sequel. Questa aggiunta fu abbastanza tardiva - il primo poster riportava semplicemente Pirates of the Caribbean come titolo - e fu osteggiata da Gore Verbinski, infastidito soprattutto perché la maledizione nel primo film riguarda l'equipaggio della Perla Nera e non la nave stessa. Su sua richiesta fu raggiunto un compromesso, in base al quale il sottotitolo è scritto sulle locandine con caratteri più piccoli rispetto al titolo generale del franchise.
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9. Errore umano
Nel secondo episodio, Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma, c'è una scena dove due pirati, Pintel e Ragetti, dibattono sul modo corretto di pronunciare il nome della creatura marina nota come Kraken. Questo battibecco fu aggiunto a riprese già iniziate, a causa di un errore innocente dell'attore Kevin McNally, che in precedenza aveva pronunciato il nome in modo errato, con altri membri del cast che seguirono il suo esempio.
10. Controversie internazionali
Al giorno d'oggi è molto importante tenere conto della possibilità di distribuire i blockbuster americani in Cina, ma una decina d'anni fa capitava spesso che diversi film venissero fortemente censurati prima di essere ammessi nel paese, che limita le uscite di film internazionali a dieci all'anno, o addirittura vietati in toto. È successo con il secondo e terzo episodio: nel primo caso, la presenza di fantasmi e cannibali ha portato alla non-uscita del film; nel secondo, furono richiesti dei tagli per ridurre la presenza del pirata cinese Sao Feng, ritenuto offensivo dalle autorità locali.
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