Pioggia di sangue e di eroina
Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo (Giulio Einaudi Editore) il nuovo film del salernitano Alessandro Piva (il terzo dopo LaCapa gira e Mio Cognato) è ambientato in una Roma dal volto meticcio, randagio, oscuro e racconta la guerra tra i clan rivali nel sottobosco del narcotraffico, delinquenti vecchi e nuovi che si inseguono per le vie della città, si danno la caccia, si sfidano e poi si dileguano nel buio.
Nina è un'insegnante di aerobica che frequenta poche persone, quelle sbagliate. Gianni, il fidanzato tossicodipendente e immaturo, e Rocco, un vicino di casa troppo cinico e troppo drogato per capire cosa gli succede intorno e per volere bene a qualcuno. Per colpa dei due compari la ragazza si ritrova coinvolta in una guerra all'ultimo sangue tra trafficanti africani e la banda di Civitavecchia per il controllo dello spaccio. Il duplice omicidio di uno noto spacciatore della zona e della sua anziana madre diventa la miccia che fa scoppiare la bomba. Ad indagare sul crimine una strana coppia di poliziotti, uno un po' alienato l'altro troppo normale, costretta a risalire la corrente di una città che parla tante lingue e in cui si dipanano faide sanguinose per la conquista del traffico di 'henry', il nome con cui i pusher afroamericani di New York chiamano l'eroina pura. Tre giorni di delitti, di tradimenti e di sospiri d'amore per un finale nel quale pochi si salvano, in una Roma di oggi che non si vede spesso al cinema.
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Realizzato grazie alla caparbietà e alla voglia di non mollare del suo regista, anche montatore e produttore Alessandro Piva, che con la Seminal Film ha autoprodotto anche questo suo terzo film con la suddetta società fondata con l'obiettivo di produrre cinema e audiovisivo di qualità interessandosi ad aspetti poco esplorati dalla produzione corrente come videoinchieste, documentari e campagne per il sociale.
Un noir contemporaneo, intramezzato dalle confessioni di menti pericolose dritte in camera (quelle dei protagonisti) ma anche coraggioso e teso, forse un tantino prevedibile e confezionato con un grottesco che non riesce a graffiare quanto la caratterizzazione dei personaggi, davvero ottima a parte qualche eccezione. Girato interamente in digitale con meno di un milione e mezzo di budget a disposizione, Henry tenta di scuotere le coscienze e al contempo il cinema italiano che per ora, gli ha chiuso tutte le porte in faccia. Colpa forse della
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Movieplayer.it
2.0/5