L'effetto nostalgia che caratterizza il nostro periodo storico si inserisce perfettamente in Pioggia di ricordi, il film anime scritto e diretto da Isao Takahata che inaugura, dal 4 al 10 luglio, la nuova stagione di Un mondo di sogni animati, la rassegna di Lucky Red dedicata allo Studio Ghibli (che durerà fino al 31 luglio con altri tre titoli). Nella pellicola, infatti, siamo nel 1982, in un Giappone in corsa verso l'ammodernamento sociale, e l'impiegata ventisettenne Taeko si sente stanca dello stile di vita moderno e del peso delle convenzioni sociali quindi decide di concedersi una breve vacanza per tornare in campagna, a Yamagata. Qui riaffioreranno i ricordi dell'infanzia che la porteranno a mettere in discussione le sue scelte di vita. Per l'occasione, andiamo a ripercorrere alcune curiosità sul film che forse non sapevate.
1. Opera prima
Pioggia di ricordi è il primo film diretto da Isao Takahata per lo Studio Ghibli, ma non il primo in assoluto. In precedenza ci furono La grande avventura del piccolo principe Valiant (1968, il suo vero debutto nel lungometraggio), Jarinko Chie (1981), Goshu il violoncellista (1982) e La tomba delle lucciole (1988), quest'ultimo apprezzato per la profonda tragedia dell'argomento bellico trattato. Il tema più caro a Takahata, invece, è quello ecologista e di ritorno in comunione con la natura e con i valori contadini, che torna anche in questa pellicola, mettendo in contrasto appunto la vita di città e quella di campagna. Il Maestro è il mentore di Hayao Miyazaki con cui ha co-fondato lo Studio Ghibli, pur non volendo figurare ufficialmente in questa veste.
2. Successo inaspettato
Pioggia di ricordi è basato sul manga omonimo di Hotaru Okamoto e Yūko Tone e fu un successo inaspettato al botteghino nel 1991, soprattutto perché metteva al centro non l'epica che aveva fino a quel momento contraddistinto l'animazione nipponica sul grande schermo, ma le vicissitudini quotidiane di una giovane donna in carriera. Il realismo, la protagonista trentenne e non adolescente e il target femminile però ripagarono rendendolo il film giapponese campione d'incassi nell'anno d'uscita. Poiché la versione originale cartacea è rappresentata da una serie di storie dell'infanzia e adolescenza della protagonista nel 1966, l'idea per farla diventare un adattamento animato fu di aggiungere la Taeko adulta degli anni '80 e trasformando il materiale originario in ricordi nostalgici che mettessero in discussione il suo presente. In lei ci possiamo ritrovare tutti noi giovani adulti, e non solo.
3. Doppio colore
Per rappresentare le due linee temporali sono stati utilizzati da Isao Takahata e dal suo team di animatori due stili distinti: i ricordi di Takeo negli anni '60 sono stilizzati, realizzati a pastello, con colori chiari e sfondi spogli, spesso realizzati a schizzo, ricalcando lo stile del manga originario. Gli anni '80 invece sono molto più realistici, altra caratteristica del cinema di Takahata, per ancorarli maggiormente al presente e non alla memoria del passato. Tanti poi i dettagli presenti per aumentare ulteriormente il realismo della pellicola: manifesti, pubblicità, programmi tv e così via, insieme alle espressioni facciali dei personaggi realizzate a partire da attori in carne ed ossa.
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4. Musica balcanica
La maggior parte della colonna sonora utilizzata per Pioggia di ricordi, a cura di Katsu Hoshi, non proviene dal Giappone, bensì dall'Europa Orientale. Nel mettere in contrasto vita rurale e vita metropolitana, presenta molte canzoni folk, come il brano rumeno Frunzuliță Lemn Adus Cântec De Nuntă di Gheorghe Zamfir (utilizzando strumenti come il nai, i cimbalom e i violini), la musica ungherese (Danza ungherese n.5 di Brahms, Teremtés, Márta Sebestyén, i Muzsikás) e quella bulgara (Dilmano, Dilbero, Malka Moma Dvori Mete). C'è anche un po' d'Italia, come spesso capita nelle opere dello Studio Ghibli: la canzone Stornelli (dall'album Italie Eternelle - Chant & Danses).
5. Romanzo di formazione adulto
Attraverso questo percorso di consapevolezza della protagonista e visto il target e l'età anagrafica di Takeo, il film permette a Takahata di trattare temi molto maturi in modo adulto: non solo la carriera e la frenesia lavorativa, ma anche la prima cotta, la pubertà, le prime delusioni e i primi problemi con i ragazzi e la frustrazione con la matematica, la prima volta e il rimanere fedeli a se stessi. Un bivio importante di fronte al quale vengono messi anche gli spettatori, un dilemma esistenziale che tutti noi in questo periodo storico profondamente nostalgico siamo portati a vivere.