"Meno male che mi hai fermato. Ci siamo salvati!". L'incubo di chiunque cerchi di evitare gli spoiler stava per compiersi nel corso della nostra intervista a Pio Stellaccio. L'attore che ne L'amica geniale 4 interpreta Enzo Scanno stava per rivelarci il finale della serie Hbo-Rai Fiction. Stellaccio interpreta l'ex bambino fruttivendolo dei rione che non ha mai smesso di stare accanto e amare Lila fino a costruire con lei una famiglia.
Di somiglianze e provini
Come per i suoi colleghi, anche Stellaccio ha una forte somiglianza con l'attore che ha interpretato Enzo nelle stagioni precedenti grazie ad un lavoro di casting attento e improntato ad una continuità anche visiva. "È stata una sorpresa per me. Non avevo mai pensato alla mia somiglianza con Giovanni Buselli, che tra l'altro conosco perché è un collega della Nazionale Attori. E non ci avevo mai pensato a questa possibilità, nonostante sia un caro amico di Irene Maiorino. L'ho aiutata quando ha cominciato a fare i provini dalla terza stagione dato che c'era la possibilità di fare il cambio già all'epoca" racconta l'attore.
"Stavo vicino a lei, studiavamo le appoggiavo i personaggi - compreso quello di Enzo - ma allora non ci avevo neanche mai minimamente pensato a questa cosa. Poi quando mi arrivò la chiamata per il provino fu lì che realizzai la somiglianza", continua l'attore. "Cè' una foto di Enzo ragazzo seduto al tavolo interpretato da Giovanni molto conosciuta. Io ho una foto più o meno di profilo come quella. È lì che dissi: 'Porca miseria, ma sono identico praticamente. Qualche possibilità a livello fisico ce l'abbiamo, vediamo come ci giochiamo questo provino'".
Quella de L'amica geniale è una produzione enorme, seguita e amata in tutto il mondo. Quanto è stato difficile affrontare il percorso di preparazione? Quanti provini sono stati necessari per ottenere il ruolo? "Uno! Non ci credevo nemmeno io", ammette l'attore. "È stato il periodo dei self tape. Mi avevano mandato cinque scene che ho registrato tutte a casa mia. Poi sono stato chiamato per fare quello su parte, con i casting, ma non c'era Laura Bispuri. Lo feci a maggio e a settembre, quando ormai l'avevo dimenticato, mi arrivò la notizia che ero stato preso. Ho chiamato Irene che già aveva avuto la parte e già avevamo festeggiato. Fu una felicità enorme, dopo aver lavorato tante volte insieme e studiato, ritrovarsi compagni ne L'amica geniale".
Il fenomeno mediatico e la scrittura di Elena Ferrante
Pio Stellaccio si è ritrovato nell'universo de L'amica geniale e ha dovuto immergersi nella storia raccontata nella saga letteraria trasposta sul piccolo schermo. "L'avevo vista in passato, ma abbastanza superficialmente a dire la verità. Non avevo letto i libri, per esempio", confessa l'attore. "Conoscevo il fenomeno mediatico di questi romanzi amati in tutto il mondo, ho poi visto la trasposizione televisiva e ne sono rimasto colpito. Già dalla prima stagione c'era questo livello di racconto a cavallo tra il cinema e il teatro e mi piaceva molto questo stile. Chiaramente quando ho ottenuto la parte ho cominciato a leggere i libri concentrandomi molto sull'ultimo perché sapevo che sarebbe stato il mio materiale di lavoro diretto".
Uno dei meriti della scrittura di Elena Ferrante è di riuscire a muoversi su due linee sovrapposte, una intima e una collettiva, mentre sviscera il rapporto umano che lega Lila e Lenù. "Quei romanzi sono un'epopea. Il racconto di oltre cinquant'anni di amicizia, sullo sfondo di altrettanti cinquant'anni di storia d'Italia. Sono un appassionato di storia e quindi anche di quella d'Italia. Mi colpisce questo sovrapporre il racconto di un'amicizia sullo sfondo di una Napoli e di un'Italia negli anni più duri del suo cambiamento", racconta Stellaccio
"E poi il racconto di un rapporto vero di amicizia, dove non ci sono solo i momenti belli, ma anche l'invidia. Perché quando stimi e ami così profondamente una persona ti fa desiderare di avere qualcosa che lei ha e conosci bene che tu non hai. Trovo la scrittura di Ferrante onesta ed è questo secondo me che funziona: il suo essere schietta nel raccontare al di là di moralismi e di cose a effetto facili alla lacrima. Può capitare che in un momento in cui non verrebbe a tutti viene a te, perché quella cosa in quel momento parla veramente profondamente a te come persona singola. Non è stata scritta per commuovere la massa. E questa credo sia la forza più grande".
Enzo, un uomo normale
Il rapporto tra Enzo e Lila è il più sano tra quelli messi in scena ne L'amica geniale. Una relazione nata lentamente, senza clamore, fondata sul rispetto e su un sentimento puro. "Senza banalizzare penso davvero che, certe volte, gli opposti si attraggono. Si tratta di cercare dentro qualcun altro ciò che ci calmi lo spirito. Non è sicuramente una scelta a tavolino quella di Lila. È il riuscire a capire che quell'anima, quella carezza ti rende migliore e non toglie niente al tuo carattere, alla tua esuberanza, alla tua forza, alla tua tenacia. Ma, anzi, aggiunge sfumature", riflette Stellaccio.
"Enzo è quello che completa Lila. Così come Lila è la personalità perfetta per completare Enzo. È quella che gli dà l'intraprendenza, la forza, il coraggio. Tutte cose che lui ha fin da bambino. Però ci sono delle persone che hanno bisogno di qualcuno che gli faccia leggere dentro le cose che loro stessi non vedono. E Lila per Enzo ed Enzo per Lila fanno questo. Riescono a tirare fuori il meglio l'una dall'altro e vice versa".
Unico personaggio maschile positivo, Enzo è una mosca bianca, una luce nel buio rappresentato da Nino Sarratore e i fratelli Solara. "Il fatto di Enzo che mi fa molto ridere è che, se messo a paragone con tutti gli altri che sono delle merde, lo vedi e dici: 'Ma è straordinario'. Invece è un uomo normale. Un uomo semplice che ha una consapevolezza. Non è quello che se ne sta per i fatti suoi, che dove lo metti lo trovi. Sono assolutamente contrario a questa visione" precisa l'attore.
"È un uomo che ha un grande contrasto con se stesso, il primo giudice che si mette in gioco e lotta con se stesso. Non contro gli altri. Viene fuori questa sua straordinaria umanità perché è un uomo equilibrato che riesce a farsi amare perché cerca il bene con le altre persone. Ha un'intelligenza emotiva molto profonda che me lo fa amare tanto. Ci sono delle parti di me che sono molto simili alle sue, anche se a me di Enzo manca la sua aggressività. È uno controllato ma aggressivo dentro, parte con una scazzottata se ce n'è bisogno".
La scintilla che lo ha fatto diventare attore
Pio Stellaccio, che presto vedremo in Champagne dove interpreta il padre di Peppino di Capri, ha una lunga carriera alle spalle fatta di tanto teatro e serie tv. Ma c'è stato un momento, una scintilla che gli ha fatto capire che la recitazione era la sua strada? "Ho un ricordo molto preciso. Avevo 19 anni ed era la prima volta che salivo su un palcoscenico", ricorda l'attore. "Una mia amica mi spinse a farlo perché ero di una timidezza imbarazzante. Per vincerla mi spinse ad unirmi alla compagnia teatrale del paese per Natale in caso Cupiello. Dovevo dire tre battute".
"Salii per la prima volta sul palco e mi resi conto che stare lì sopra per me era la pace. Mi si calmava il battito cardiaco. Avevo le parole che devo dire e potevo tirar fuori delle cose di me. Una libertà. Ho cominciato a studiare. Prima a Napoli, poi alla Silvio D'Amico a Roma. A 25 anni ho cambiato la mia vita completamente e sono andato verso questa direzione in pieno amore".
Dopo aver citato la Nazionale Attori all'inizio della nostra intervista, impossibile non chiedergli chi sia il più forte in campo. "Siamo un gruppo enorme che varia e cambia a secondo i momenti. E ce ne sono stati vari. Ma devo dire che il nostro capitano, Giorgio Pasotti, è ancora molto forte tecnicamente e ha alle spalle anni di arti marziali" ammette Pio Stellaccio.
_"Ultimamente ho fatto uno spettacolo con lui. Mi ha chiamato per un Amleto. Io ero Laerte e lui Amleto. Per il duello finale mi ha detto: 'Facciamolo con i bastoni, una tecnica delle arti marziali. Avevamo una coreografia particolare, velocissima. Una sera in scena io non ho alzato il bastone abbastanza velocemente per parare il suo colpo e mi sono preso un colpo al centro della testa. Ho cominciato a perdere sangue in scena dove il mio personaggio muore e dovevo stare dieci minuti lì. Sono restato a terra col sangue che sentivo che mi scendeva lungo le tempie e pensavo: 'Che cazzo faccio? Ma svengo qui? E come esco quando chiudono il sipario se svengo? Oppure mi alzo e faccio il cadavere che salta?'. Quelli delle prime file avranno detto: 'Hanno messo pure una sacchetta di sangue, ma che esagerati!' (ride, ndr)".