Pino, la recensione: uno sguardo moderno su un artista immortale e la sua Napoli

Dall'intimità familiare alle grandi collaborazioni internazionali, il ritratto di Pino Daniele curato da Francesco Lettieri restituisce l'uomo quanto l'artista, la sua musica e il suo rapporto con la città partenopea. In sala per 3 giorni dal 31 marzo.

Una scena di Pino, il documentario su Pino Daniele

"I figli sono di chi se li cresce" si dice a un certo punto in Pino, il documentario di Francesco Lettieri su Pino Daniele, ricordando il rapporto dell'artista da bambino con le zie che abitavano accanto alla sua famiglia. Una frase che ci è rimasta in testa nel corso della visione dello splendido lavoro di Lettieri, perché per estensione Pino Daniele si può considerare anche figlio di Napoli, che con le sue peculiarità l'ha cresciuto, accolto e respinto, come accade in tante famiglie. E, ancora, del contesto culturale degli anni '70 partenopei, vivi ed esplosivi come il vulcano che incombe sulla città, contaminati e spumeggianti di novità e voglia di superare i canoni della tradizione, ma senza lasciarsela alle spalle.

Pino Frame
Un momento del documentario di Francesco Lettieri

Riflettiamo perché il percorso messo in piedi da Lettieri ci porta dall'intimo di Pino, dell'uomo, all'universale del grande artista capace di suscitare l'attenzione internazionale, costruendo un cammino di immagini, dichiarazioni, suggestioni che agiscono su più livelli. Riflettiamo perché da napoletani Pino Daniele è qualcosa che diamo per scontato, come un qualcosa che c'è e basta. Un dogma. E il documentario in sala dal 31 marzo per tre giorni riesce a mostrarcelo con una profondità che per qualcuno può essere inedita.

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Di inediti e tanto altro

Pino Scena
Un'immagine di Pino, il documentario sull'artista partenopeo

E proprio da questa parola, inedito, è bene partire: perché un valore aggiunto del documentario di Francesco Lettieri è indubbiamente la presenza di un brano inedito di Pino Daniele, protagonista della cornice narrativa del film, che parte dalla Fondazione gestita dal figlio dell'artista, Alessandro Daniele: Lettieri ci porta negli ambienti della Fondazione e del museo dedicato a Pino Daniele per farci scrutare nel lavoro di catalogazione e preservazione dell'immenso archivio che lo riguarda, fatto di nastri, foto, video, appunti che coprono tutta la carriera, e in parte della vita, di Pino Daniele. Un filo conduttore che vede protagonisti proprio Alessandro insieme al giornalista ed esperto Federico Vacalebre, forse in parte forzato ma necessario per guidare lo spettatore nel cammino immaginato da Lettieri e portarci alla scoperta e ascolto dell'inedito Tiène 'mmano, che in qualche modo evoca il valore dell'inestimabile tesoro a disposizione della Fondazione Pino Daniele, che ha collaborato attivamente alla realizzazione del documentario.

Dall'uomo all'artista

Ed è proprio da questo immenso archivio che arrivano anche i momenti più privati e familiari di Pino Daniele, tanto che è proprio da lì che inizia il documentario di Francesco Lettieri, da un video girato nel contesto della villa a Formia in cui l'artista si era trasferito per trovare l'equilibrio tra la vicinanza a Napoli e la tranquillità. Sono estratti che insieme alle dichiarazioni degli amici d'infanzia ci restituiscono il Pino Daniele più intimo e gettano le basi per farci capire la grandezza dei traguardi raggiunti e l'emozione che hanno trasmesso al diretto interessato: il famoso concerto di Piazza Plebiscito del 19 settembre del 1981 (tra l'altro con immagini inediti e la scoperta che quanto diffuso in passato dalla Rai non era in realtà di quell'evento), la lettera firmata Eric Clapton, il rapporto unico con Massimo Troisi tratteggiano una carriera immensa di cui ancora ammiriamo i risultati.

Un cammino a cui Francesco Lettieri ha aggiunto il suo tocco personale: da regista che dai videoclip è partito, non si è lasciato sfuggire l'occasione di realizzarne per alcuni brani famosi di Pino Daniele, sorta di videoclip realizzati a posteriori per accompagnare delle canzoni e contestualizzarle sulla Napoli di oggi, enfatizzando la contemporaneità che ancora riescono a trasmettere, pur a tanti anni da quando sono state scritte.

La voce di chi ha conosciuto Pino

L'altra idea di Lettieri che ci è sembrata molto efficace e a fuoco per trasmettere il suo intento è di proporre il grosso dei contributi degli intervistati senza farli apparire in video: a parte alcuni intervistati che appaiono in video, non ci sono interviste posate in Pino, ma dichiarazioni in voice over che accompagnano estratti video da apparizioni tv, concerti, frammenti di vita personale. Il focus resta quindi sempre sull'artista, su Pino Daniele, senza permettere al nome noto di turno di rubare la scena o lasciarsi andare a eccessi di protagonismo. Se da una parte ci sono contributi di persone che vengono dall'infanzia dell'artista, parallelamente non mancano i ricordi dei membri del supergruppo che l'ha accompagnato nelle fasi iniziali della carriera, da Tullio De Piscopo a Tony Esposito, o altri volti molto noti dello spettacolo italiano, da Fiorello a Jovanotti passando per Vasco Rosi e Fiorella Mannoia.

Pino James Senese Francesco Lettieri Federico Vacalebre
Francesco Lettieri sul set di Pino

Ci sono le loro parole, ci sono i loro ricordi e le testimonianze, ma il protagonista resta Pino Daniele, la sua musica, la sua Napoli di cui è parte integrante. Con un primo album datato 1977, la sua opera è sempre stata lì, presente, per più di una generazione di napoletani che ci sono cresciuti, che lo volessero o no, direttamente o indirettamente. In questo senso, tornando a quanto detto in apertura, noi napoletani siamo tutti un po' figli di Pino Daniele ed è inevitabile la commozione nel guardare Pino di Francesco Lettieri.

Conclusioni

Pino è un documentario che riesce nel duplice intento di raccontare l'uomo e l'artista, informando ed emozionando. Francesco Lettieri ha avuto accesso a tantissimo materiale d'archivio, in parte anche inedito, ma l'ha saputo usare con intelligenza e un'idea molto chiara di quello che voleva comunicare. Senza strafare, dosando ogni aspetto, il suo lavoro restituisce un ritratto intimo e completo di Pino Daniele, ritagliandosi anche la soddisfazione di realizzare dei videoclip per alcune canzoni dell'artista partenopeo. Molto efficace la scelta di non mostrare in video molti degli interventi degli intervistati, lasciandoli a supporto del racconto senza renderli protagonisti.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Il materiale proposto, in parte inedito, scelto con cura.
  • La scelta di lasciare solo in voce buona parte degli intervistati.
  • I video realizzati da Lettieri per accompagnare alcune canzoni di Pino Daniele.
  • L'equilibrio tra parte intima e professionale dell'artista.

Cosa non va

  • La parte che fa da filo conduttore al racconto ha un senso ma è a tratti forzata.