Piggy, la recensione: uno slasher (tiepido) che ha paura di se stesso

La recensione di Piggy: il film horror di Carlota Pereda è poco incisivo e poco suggestivo, nonostante il notevole spunto iniziale. Menzione speciale alla protagonista, la bravissima Laura Galán.

Piggy, la recensione: uno slasher (tiepido) che ha paura di se stesso

Piggy di Carlota Pereda è uno di quei film che avremmo tanto voluto fossero migliori. Una migliore sceneggiatura, una migliore estetica, una migliore costruzione generale. Ed è un peccato, perché lo slasher ispanico - che slasher non è - avrebbe gli spunti perfetti per essere uno di quei casi cinematografici capaci di diventare dei cult contemporanei. Invece, è un film che resta fermo, indeciso, a tratti sorpreso di essere ciò che potrebbe davvero essere. Così, invece di osare, Piggy fa un passo indietro, nascosto dietro la sua buona idea. E si rifugia in un percorso lineare, evitando guizzi o scene madri. Un'idea che allunga l'omonimo cortometraggio della regista ispanica, facendo da spunto in una vicenda che esplode partendo dal body shaming subito da una ragazzina obesa.

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Piggy: Laura Galan in una scena del film

Perché lo ripetiamo, Piggy - presentato al Sundance e poi al Festival di San Sebastian - ha i punti nevralgici al proprio posto, ma non vengono sfruttati, né affrontati con la giusta enfasi. Come la sequenza iniziale: siamo in una macelleria, e la camera indugia sui tagli, sul grasso, sulla ciccia, sulla carne. Il discorso pare funzionale al contesto, creando lo slancio necessario che cavalca gli stilemi dello slasher e, intanto, sferzare un arguto parallelismo con il consumo spasmodico della carne. Eppure, niente da fare: la cornice della macelleria, per Carlota Pereda, rimane fine a se stessa, non viene esaltata, né sfruttata per essere socialmente interessante. Piggy, invece, si concentra su un horror che non inizia mai per davvero (e anche i tratti da dramma psicologico gli vanno abbastanza larghi), creando tra l'altro una distanza tra il pubblico e ciò che viene e non viene mostrato. Del resto, è una questione di aspettative: il pitch originale avrebbe meritato molta più sostanza.

"Oink, oink, oink!"

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Piggy: Laura Galan in una scena del film

Per quanto riguarda la trama di Piggy, ci troviamo in un placido paesucolo nella campagna spagnola. È estate, fa caldo, la scuola è finita, e i ragazzi passano i pomeriggi nella piscina del paese. Tutti, tranne Sara (Laura Galán), che aiuta (costretta dalla madre) i suoi genitori nella macelleria di famiglia. Sara esce poco, non ha amici, e in piscina ci va quando non c'è nessuno. Il motivo? È continuamente vessata per il suo peso. Tutti, o quasi, la chiamano "piggy", imitandone il verso del maiale.

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Piggy: Laura Galan in una scena del film

Nè la madre né il padre sembrano accorgersi della situazione, e dunque Sara risponde come può agli insulti e alle prese in giro: risponde con il silenzio, covando dentro rabbia, risentimento e trangugiando merendine che nasconde dentro una scatola. Per uno strano incrocio, nel paese arriva un serial killer (Richard Holmes): fa fuori il bagnino della piscina, e rapisce le bulle che ossessionano Sara. La cittadina è in subbuglio, le ragazze non si trovano, iniziano le indagini. L'unica testimone? Ovviamente Sara, che instaura uno strano feeling con lo psicopatico.

Piggy, uno slasher che ha paura di sé stesso

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Piggy: Laura Galan in un'immagine del film

Il panorama di Piggy, infatti, è abbastanza chiaro: vuole essere un coming-of-age disfunzionale, vuole essere un revenge movie, e vuole uno slasher. In più, vuole dar voce e spazio a chi è tormentato e deriso dagli altri, dandogli il trampolino per una teorica vendetta. Una vendetta che, però, resta fugace e solo abbozzata nell'economia generale del film. L'impressione, infatti, è che Piggy sia in un certo senso spaventato da ciò che potrebbe diventare. Anche per questo, la regia di Carlota Pereda riduce l'estetica e anzi applica un filtro patinato che smorza la temperatura bollente e sudata della cornice. Come se l'immagine stessa venisse depotenziata, e resa più trasparente e più pulita. Invece, sceneggiature come questa pretendono lo sporco, l'unto, il ruvido. Va da sé che l'equilibrio e l'ordine estetico creano uno scompenso visto il genere, in quanto lo splatter/slasher è ramificato su ben altro contesto estetico.

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Piggy: una scena del film

Pare che Piggy abbia paura - come la stessa protagonista - nell'esagerare troppo: la figura del killer è, a conti fatti, un pretesto quasi avulso dalla sceneggiatura, pur avendo un ruolo centrale nell'evoluzione e nella crescita della protagonista. Una protagonista che ha tutte le carte in regola per invadere la scena, ma che invece resta in un angolo aspettando un finale che si incastra sul più bello. Qui una parentesi: il vero (e unico) tratto inquietante di Piggy è nella grande performance di Laura Galán, forse l'unica a capire i riverberi di uno script ad alto potenziale. L'attrice, classe '87, diventa magicamente una teen-ager, e recita con gli occhi, con la bocca, con le mani, sfruttando ogni millimetro e ogni tremito che la regista le mette a disposizione. Costruisce una protagonista perfetta, specchio di quelle vittime silenziose che covano ira e rancore verso un mondo che mette ai margini chi non è ritenuto perfetto. Del resto, il senso di Piggy è palese fin da subito, tuttavia il discorso messo in moto cambia continuamente umore, mescolando i generi senza badare troppo alle proporzioni. Piggy, dunque, resta un tentativo. Interessante per spunti e geografia, ma troppo discontinuo nell'applicazione.

Conclusioni

Come scritto nella nostra recensione, Piggy è uno slasher indeciso che si incastra dietro un ottimo spunto iniziale. La trama, che gira attorno ad una ragazzina vessata dalle prese in giro, avrebbe il giusto materiale esplosivo, eppure tutto resta in superficie, senza la giusta consapevolezza del suo enorme potenziale. Peccato. Resta però la grande performance dell'attrice protagonista, Laura Galán.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Laura Galán, grande prova.
  • Gli spunti e la cornice...

Cosa non va

  • ... che non vengono enfatizzati a dovere.
  • Il film sembra indeciso, non sapere cosa voler essere.
  • L'horror e lo slasher sono un pretesto.