L'eroe di cui avevamo bisogno, ma che forse negli ultimi anni non meritavamo. Una formula abusata, lo sappiamo bene, che ci torna in mente e riadattiamo all'occorrenza ogni volta che ci sono figure di grande spessore da prendere in esame. Lo facciamo anche ora che Piero Angela ci ha lasciati a 93 anni, presi da un dolore immenso, forse ben oltre quello che si riserva all'addio a un personaggio pubblico. Perché in 70 anni di carriera è stato una presenza costante, solida, esemplare per più di una generazione che con gli insegnamenti di Piero Angela è crescita.
Nascita di un divulgatore
70 anni di carriera, dicevamo, iniziata con la scelta nel 1952 di lasciare il percorso musicale negli jazz club torinesi per dedicarsi al giornalismo. Il primo incarico nell'ente radiotelevisivo di stato fu per il Giornale Radio, prima di passare al Telegiornale con l'avvento della televisione nel 1954, come inviato a Parigi e Bruxelles, ma anche in Iraq e Vietnam tra il 1967 e 1968. Ma l'attenzione per un certo tipo di giornalismo più prettamente scientifico c'era già in quegli anni: una serie di documentari dal titolo Il futuro nello spazio, legati al tema del Programma Apollo, i collegamenti in diretta dagli Stati Uniti per il lancio del vettore Saturn V, fino ad arrivare alle prime trasmissioni di informazioni come Destinazione uomo, Da zero a tre anni, Dove va il mondo? e altre ancora. Approfondimenti mirati su temi specifici, un rodaggio, un saggiare il terreno per quella che sarebbe diventata l'attività che lo ha fatto conoscere e amare da tutti.
Piero Angela è morto a 93 anni, è stato un'icona della tv con SuperQuark
La rivoluzione scientifica di Quark
Se Destinazione uomo è stato un primo passo nel 1971, possiamo dire che Quark nel 1981 è stato un punto di arrivo. Un traguardo importante per la televisione italiana e per il nostro paese in generale, perché Piero Angela, insieme alla Rai, hanno creduto in qualcosa che per l'Italia era innovativo, al punto di destinare corposi investimenti a questo nuovo progetto, attingendo ai documentari di David Attenborough per la BBC, coinvolgendo un'autorità nel campo dell'animazione come Bruno Bozzetto, ma affidandosi soprattutto alle competenze, l'esperienza già accumulata e, soprattutto, la curiosità di Piero Angela nell'affrontare ogni argomento. Competenza, esperienza, curiosità, ma non basta, non sarebbe potuto bastare senza l'intelligenza e umiltà di porsi al livello del proprio pubblico, comunicare con lo spettatore in un linguaggio (verbale e visivo) che potesse essere chiaro e comprensibile per chiunque. Semplice, diretto, ma mai banale.
Un punto di arrivo... e di partenza
Abbiamo parlato di Quark come di un traguardo, perché è stato il punto di arrivo di un percorso iniziato qualche anno prima, ma quella trasmissione è stata a sua volta un punto di partenza da declinare in tante forme diversi negli anni (e decenni) a venire. "Spin-off" su argomenti specifici (Il mondo di Quark, Quark Economia...), Pillole di Quark (clip di 30 secondi su temi tecnici, scientifici o anche sociali e medici), grandi produzioni su argomenti mirati ma corposi, come La macchina meravigliosa o Il pianeta dei dinosauri, per un viaggio proseguito negli anni ottanta e poi novanta e poi ancora nel nuovo millennio. Un viaggio in cui si è potuto avvalere della preziosa collaborazione del figlio Alberto, altra figura che sta continuando a segnare l'ambito culturale della nostra televisione e del nostro paese.
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Insegnamento ed eredità
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Proprio la figura di Alberto Angela dovrebbe farci capire l'importanza dell'eredità di suo padre Piero. Oltre a essere un bravissimo divulgatore e presentatore a sua volta, Alberto Angela è un simbolo di quello che l'insegnamento di Piero Angela ha cercato di instillare in ognuno di noi, a cominciare dal figlio. Quella riportata poco sopra è una frase estratta dal messaggio condiviso dagli account social di SuperQuark, ultime preziose parole lasciateci da Piero Angela. Perché lui ci ha mostrato una strada, quella della curiosità e dell'approccio scientifico per capire la natura e il mondo, sta a noi continuare a seguirla senza abbandonarla per infilarci nel sottobosco pericoloso dei complottismi e delle fake news. Ci ha incoraggiati a ragionare, porci problemi e scavare in profondità, ma ci ha mostrato anche quali strumenti usare per farlo. Non dimentichiamolo mai.