Napoli, il Castel dell'Ovo, il golfo sporcato da una giornata che è iniziata grigia. Questo il contesto in cui Piedone - Uno sbirro a Napoli si è presentata alla stampa, nella città partenopea che è, di fatto, uno dei protagonisti accanto a Salvatore Esposito, Silvia D'Amico, Fabio Balsamo. Un incontro a cui hanno preso parte tutti i protagonisti davanti e dietro la camera, compreso il creatore e sceneggiatore Peppe Fiore, il regista Alessio Maria Federici e i produttori Sky, Wildside e Titanus, ovvero Nils Hartmann, Sonia Rovai e Maria Grazia Saccà.
Quattro episodi, praticamente quattro film, per una serie che riprende l'eredità del personaggio di Bud Spencer senza scimmiottare presupposti e gesta, attualizzando il tutto al contesto dell'intrattenimento e socio-culturale di oggi. Tutto, a partire dal 2 dicembre ovviamente su Sky Cinema e in streaming solo su NOW, per completare quel percorso glorioso che è stato l'anno produttivo degli Sky Studios.
Il primo supereroe
"Bud Spencer ha rappresentato il primo supereroe" ha spiegato il protagonista Salvatore Esposito, che qui interpreta Vincenzo Palmieri, ispettore che da ragazzo è stato "salvato" dal commissario Rizzo, "era quel personaggio immune ai proiettili, ai tavoli e le sedie che gli rompevano addosso. Ognuno di noi avrebbe voluto Bud Spencer al suo fianco." Esposito lo paragona infatti a Batman, per come sia simbolo oltre che figura concreta, indossando un costume, una legacy, che il suo Palmieri eredita. "Senza di lui, il mio Vincenzo sarebbe potuto diventare altro, il personaggio di un'altra serie" ci dice facendo riferimento a Genny di Gomorra. E la genesi del personaggio si ricollega a questo: "raccontare un supereroe moderno senza imitare quello che è stato il personaggio di Bud Spencer."
E Salvatore Esposito non sarebbe potuto essere scelta migliore, approvata in qualche modo dallo stesso interprete dello storico Piedone, come ci ha raccontato il figlio Giuseppe Pedersoli, nel team di autori della serie Sky: "Ricordo che mio padre vedendo Salvatore in una delle prime puntate di Gomorra disse 'quello è uno gagliardo'". Ma l'operazione non mira a rifare quello che è stato l'eroe di suo padre, ma il voler raccontare "un poliziotto a Napoli oggi, a cui il titolo Piedone dà un valore aggiunto."
Attualizzare il mondo di Piedone
Una storia moderna, quindi, a cominciare dall'aggiunta di Silvia D'Amico tra i protagonisti, perché il suo commissario è una figura che non esisteva nell'originale, perfetto contraltare all'approccio libero e al limite delle regole di Palmieri: "è stata una grande responsabilità" ci ha detto la D'Amico, facendo riferimento alla novità che rappresenta la sua Sonia Ascarelli, "mi sento fortunata perché mi hanno dato modo di esplorare tante sfumature diverse. Non volevamo mettere in scena un cliché e abbiamo mantenuto una certa umanità e sensibilità, dandole tante sfaccettature diverse."
Un lavoro di fino a cui accenna anche Fabio Balsamo, che interpreta l'anima leggera della serie: "la gratificazione più grande quando lavoro con Alessio Maria Federici è chemio dà modo di dosare tanti aspetti. È un lavoro di fino, una leggerezza che non mira a forzare la risata ma alleggerire l'atmosfera. La sfida è stato nell'infondere un clima di tenerezza in un contesto di morte, di strada, in cui ognuno deve combattere con i propri demoni."
Un'attualizzazione che passa anche per alcune scelte e intuizioni narrative, come ci racconta Peppe Fiore: "Salvatore ci ha dato delle idee utilissime, come quella del wrestling" che ha permesso di giustificare e contestualizzare le scazzottate che caratterizzavano i film di Bud Spencer, ma che oggi risulterebbero forzati, anacronistici. "In più ricollega Vincenzo all'infanzia, esorcizza la fisicità con quella tenerezza a cui accennava Fabio."
Napoli, l'altra protagonista
Accanto ai tre interpreti principali, c'è ovviamente Napoli, "il posto giusto per raccontare questa storia" secondo il regista Federici e d'altra parte, aggiunge Esposito, "Ogni progetto che contempla Napoli vede Napoli protagonista assoluta insieme ad autori e regista.". Un contesto simile eppure diverso da quello dei film originali: "Il primo Piedone raccontava la povertà" ha detto ancora Federici, "qui abbiamo cercato di raccontare la povertà 2.0, la solitudine che in una città complessa come Napoli porta con sé sapori molto distinti. Non parlo di eroi, o supereroi, perché abbiamo cercato di raccontare delle umanità", evitando la trappola di cadere nei generi, "cercando di sfiorarli tutti per dare un colore unico."
Uno di questi colori è ovviamente Napoli, una città "iper-rappresentata" come ci dice Peppe Fiore, che spiega come abbiano "cercato di raccontare questa iper-rappresentazione e la consapevolezza di essa", un qualcosa che forse mancava alla Napoli del passato. E lo si è fatto attingendo alla realtà, visto che "tutti i casi sono stati presi dalla cronaca e sono argomenti che impattano sulla vita delle persone. Si parla di malasanità, di fentanyl, di questioni legate agli immigrati. Una nostra priorità era raccontare una tridimensionalità della città parallela a quella dei personaggi."