Piccolo grande Jackie
Quel che importa è solamente "coltivare il nostro orto": sembra quasi uscito dalle pagine di Voltaire il candido personaggio interpretato da Jackie Chan. Non un impavido soldato, ma un "pesce piccolo", come lo chiamano tutti, un uomo strenuamente radicato alla terra, cui importa solo trascorrere un'esistenza semplice in simbiosi con la natura. Non potrebbe esistere, in linea teorica, personaggio più eversivo per un film epico-cavalleresco cinese ambientato nell'epoca degli Stati combattenti. "Una strada principale conduce a casa, terre ricche e campi ubertosi", canta il piccolo ma grande Jackie, superstite dell'esercito di Liang, trascinandosi appresso il suo bottino di guerra, il principe del regno di Wei, unico sopravvissuto di una sanguinosa battaglia che ha visto contrapporre i due stati. Ciò che cerca non è fama o denaro; desidera come ricompensa solamente un campo da coltivare a grano e fagioli. Il suo prigioniero, invece, la pensa in modo decisamente diverso: ha poco rispetto per la vita e non esita e vendicarsi sanguinosamente dei suoi traditori. Il grande generale e il piccolo soldato, uno incarnante la ferrea ragion di Stato, l'altro il più pragmatico buon senso popolare, saranno costretti a confrontarsi durante un viaggio pieno di insidie, e alla fine apprenderanno qualcosa l'uno dall'altro.
Idealtipico come tutte le favole (anzi, forse sarebbe meglio dire le parabole), Little Big Soldier si avvale dell'ambientazione storica ed epica come cornice in cui innestare alcune situazioni archetipiche, come il viaggio picaresco e l'incontro-scontro tra due opposti caratteri, per convogliare messaggi universali come quelli del pacifismo e dell'ambientalismo. A dire il vero, la potenziale eversione del personaggio di Jackie Chan (che a un certo punto arriva addirittura a rifiutare perfino l'unificazione della Cina, chiedendo solamente che la sua gente sia lasciata in pace almeno per dieci anni) finisce per essere incanalata nell'alveo piuttosto tranquillizzante di una sceneggiatura dall'impianto convenzionale e tradizionalista. E il finale del film, che presenta un improvvisa conversione eroica del personaggio, non fa che spazzare via gran parte di quanto affermato in precedenza. D'altronde non ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso da un grosso blockbuster finanziato in coproduzione con la Cina. Pur con i suoi evidenti limiti (soprattutto di sceneggiatura) Little Big Soldier offre comunque quanto preventivato: onesto intrattenimento, fondato per lo più sulla carismatica figura di Jackie Chan. Sono passati gli anni dei funambolici e circensi kung fu movie in coppia con Sammo Hung ma, anche se Jackie ormai deve ovviamente giocare di riserva, regala ugualmente alcuni piccoli numeri agli spettatori (inclusi gli immancabili errori sul set mostrati nei titoli di coda). Nel corso degli anni l'attore ha dimostrato di sapersi molto ben riciclare, evolvendo il suo personaggio di pari passo con l'avanzare dell'età, senza rinunciare al tempo stesso ad alcune caratteristiche essenziali della sua figura, come appunto una vocazione pacifista e antiviolenta. E dando prova di saper perfino recitare: impresa non poi così scontata per il nostro piccolo grande Jackie.