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Per alcune persone compiere qualunque azione può diventare un'impresa sovrumana, anche semplici attività quotidiane, ed è uno degli aspetti di cui vi parleremo nella recensione di Per lanciarsi dalle stelle, il film diretto da Andrea Jublin in catalogo su Netflix dal 5 ottobre 2022. Ne parleremo perché è il problema di cui soffre la protagonista della storia sceneggiata da Alice Urciolo ispirandosi al romanzo di Chiara Parenti, una ragazza di 25 anni a cui dà volto, ansie e sorriso Federica Torchetti, figura centrale di un film che tratta l'argomento con leggerezza da commedia, ma con l'attenzione necessaria a non sorvolare sul tema con superficialità e dargli la visibilità necessaria e raggiungere un ampio pubblico.
Tutte le paure di Sole
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Sole Santoro ha 25 anni e tante paure, figlie di quel disturbo d'ansia che le ha impedito di fuggire dalla piccola realtà in cui è nata e cresciuta. Vive infatti a Conversano, in Puglia, un piccolo centro che è insieme rassicurante e opprimente: le impedisce di confrontarsi con una realtà che può essere spaventosa, ma le sta stretto con la sua mentalità di provincia e le sua abitudini sempre uguali e ripetitive. Una gabbia dorata, un nido che la protegge ma le impedisce di spiccare il volo. Avrebbe voluto trasferirsi altrove, ma quel desiderio è stato ostacolato e bloccato dalla paura di farlo. L'unica persona che riusciva a capirla era la sua amica Emma, che ormai non c'è più. Di lei resta una lettera, consegnatale tardi, a pochi giorni dal suo venticinquesimo compleanno, in cui l'amica la esortava a essere temeraria, a stilare una lista delle sue paure e affrontarle una per volta. Ed è quello che la ragazza fa stilando una lista da spuntare, una paura superata dopo l'altra.
Il mondo di Sole
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Il mondo di Sole si riduce a quello che la circonda nel piccolo centro di Conversano, il classico piccolo centro in cui tutti sanno tutto, dalla mentalità inevitabilmente ristretta e i soliti problemi che si ripetono senza tempo. Oltre a Emma, Sole ha un'altra grande figura al suo fianco, la Miriam di Celeste Savino, così diversa eppure importante per lei con il suo esserle complementare: l'amica riesce a smuoverne le insicurezze senza forzarla, con il suo atteggiamento sicuro e determinato. Ci sono poi gli uomini, rappresentati da due figure molto diverse tra loro, ma ugualmente importanti nell'economia narrativa del film e nelle dinamiche di evoluzione delle insicurezze di Sole: da una parte il Danio di Cristiano Caccamo, dall'altra Massimo interpretato da Lorenzo Richelmy, fiamma storica della protagonista. Figure che si muovono in una Conversano fotografata con la cura necessaria a renderla un luogo vivo e appetibile per il grande pubblico internazionale di Netflix, che nelle produzioni locali è felice di poter osservare e conoscere uno spaccato dei paesi in cui film e serie hanno origine.
Coinvolgere il pubblico
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Sole parla a una generazione che di ansie vive eccome. E lo fa anche letteralmente, con l'espediente della rottura della quarta parete sfruttato a dovere da Andrea Jublin e Alice Urciolo nel tratteggiare messa in scena e scrittura di Per lanciarsi dalle stelle: Sole esprime le sue paure e insicurezze ad alta voce, in un dialogo con lo spettatore, permettendogli di capire le sensazioni che si celano, invisibili e subdole, dietro ogni sua scelta, che sia la banale scelta di un gelato o qualcosa di più significativo nell'economia generale della sua vita. Ed è brava Federica Torchetti a rendere fluido, credibile e sensato l'utilizzo di questo strumento, dando alla sua Sole un'anima e una profondità che ci permettono di entrare in sintonia con i suoi sentimenti e le sue paure. Se il film riesce a coinvolgere il pubblico è anche per merito suo, figura centrale e sempre presente in ogni scena di Per lanciarsi dalle stelle.
Conclusioni
Come sottolineato nella recensione di Per lanciarsi dalle stelle, il film di Andrea Jublin per Netflix è una commedia leggera che intrattiene ma riesce anche a far riflettere sul disturbo d'ansia di cui soffre la protagonista. Brava Federica Torchetti a rendere tutte le sfumature del suo personaggio, figura centrale della storia attorno al quale ruota tutto lo sviluppo narrativo. Se il film funziona è per la sua capacità di dare sfumature alla sua Sole, con la sua prova e con l'uso dell'espediente della rottura della quarta parete, che le permette di dialogare direttamente con lo spettatore.
Perché ci piace
- La prova della protagonista Federica Torchetti, che dona sorrisi, paure e sfumature alla sua Sole.
- La capacità di mettere in scena un problema come quello del disturbo d'ansia con un approccio che possa raggiungere un ampio pubblico.
- Il tono gradevole e leggero, che sa intrattenere lo spettatore...
Cosa non va
- ... ma può deludere chi preferisce approcci più seri e drammatici.