Da quando il Festival del Cinema di Berlino ha aperto le sue porte alla serialità alcuni anni fa, gli show di successo che sono passati per la capitale tedesca a febbraio non sono mai mancati: da Better Call Saul a The Night Manager, fino ad arrivare alla serie di punta di quest'anno, una produzione Amazon che è apparsa fin da subito, dai due episodi visti in anteprima in quel di Berlino, come qualcosa di originale e innovativo, dirompente e intrigante. Una serie che solo ora arriva nel catalogo Amazon Prime Video italiano: Patriot.
Creata da Steve Conrad, la serie segue le vicende di un agente dell'intelligence americana, John Tavner, che va in missione sotto copertura per ostacolare la creazione del programma nucleare iraniano e che, per svolgere questo delicato compito, usa metodi poco ortodossi. Uno spunto da spionaggio che Conrad sviluppa in modo intelligente e creativo, dosando sapientemente i toni di dramma e commedia, mettendo in piedi situazioni assurde e travolgenti, avvalendosi di un uso della musica più che originale. Un approccio unico del quale abbiamo avuto modo di discutere con piacevole tranquillità con i due protagonisti della serie, Michael Dorman che interpreta John ed il Terry O'Quinn di Lost che dà corpo e anima al padre dell'agente, Tom Tavner.
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La realizzazione di Patriot
Cosa vi ha convinti ad accettare il ruolo? Come vi è stato descritto il progetto dallo showrunner?
Terry O'Quinn: A costo di sembrare un buffone (scherza), quando qualcuno mi chiama e propone di pagarmi per recitare un ruolo, tendo ad accettare. È una grande ispirazione! In realtà ho parlato con Steve prima di leggere lo script, e conoscevo bene alcuni dei suoi lavori, quindi ero già eccitato da questa opportunità. E poi dopo aver letto la sceneggiatura ero innamorato della storia e dei personaggi, è stato facile accettare questo lavoro.
Michael Dorman: Non sono venuti loro da me, sono andato io da loro. L'ho letta e volevo assolutamente farne parte.
Come avete lavorato con Steve Conrad per costruire i vostri personaggi ed il rapporto tra loro?
Terry O'Quinn: Per quanto riguarda il nostro rapporto, è tutto molto chiaro già nello script, in scene come quella in cui suonano la chitarra insieme e cantano insieme. Sono momenti che mostrano chiaramente che rapporto hanno, il vissuto che li unisce. Sullo sfondo c'è la storia, ma quello che conta realmente è il nostro rapporto ed è chiaro quando interagiamo tra noi, proprio in quella parentesi musicale che non ha nulla a che fare con gli affari.
Michael Dorman: Oh, quelli sono momenti fantastici! Tutto ruota attorno a quelle canzoni.
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Non solo musica: le canzoni di Patriot
Ho amato molto le canzoni, ti sei divertito a interpretare quei momenti?
Michael Dorman: Senza alcun dubbio!
Cantare è qualcosa che vorresti fare di più nella tua carriere?
Michael Dorman: Non posso parlare per il futuro, ma è qualcosa che ho fatto attorno ai vent'anni. Ho iniziato suonando la batteria, pensavo che avrei fatto il batterista, poi ho iniziato a suonare la chitarra e scrivere canzoni, ma è qualcosa che è rimasta in attesa per tanto tempo e ho rivisitato solo ora facendo questa serie e dopo aver incontrato Steve Conrad.
A parte le canzoni, tutto l'uso della musica in Patriot è molto originale nel definire il tono e i dettagli. È un aspetto che vi era chiaro già durante le riprese o vi ha sorpreso guardando la serie?
Terry O'Quinn: Per me è stata una sorpresa. Ovviamente conoscevo le canzoni perché mi riguardavano in prima persona, ma la musica è stata una sorpresa. Una sorpresa molto piacevole.
Michael Dorman: Ricordo benissimo le riprese di una sequenza della serie in cui John deve cantare una canzone. Steve era impegnatissimo, stava ancora scrivendo lo script per la serie ed allo stesso tempo dirigeva. Sapevo tutto quello che stava facendo e non volevo pressarlo perché sapevo che importanza aveva il suo tempo, così andai da lui per chiedergli dettagli ma era così preso che lo lascia stare. Così arrivò il giorno delle riprese di quella scena e io ancora non avevo ricevuto la canzone. Bussarono alla mia porta e pensai che fosse lui e invece era un assistente che mi chiedeva se fossi pronto ad andare in scena, così andai al camerino di Steve per capire che avrei dovuto fare. Entrai e lo trovai con la chitarra, lo guardai, lui mi guardò, gli chiesi stai scrivendo? e mi rispose di sì, così lo lascia stare e me ne tornai in attesa. Alla fine arrivò qualcuno a chiamarmi perché ero atteso. Andai e mi mostrò quello che aveva letteralmente scritto mentre giravamo e la lessi e imparai mentre camminavamo verso il set. Mi dissero che l'avremmo girata in un solo ciak e mi avrebbero seguito mentre cantavo e suonavo. Quindi per rispondere alla domanda: non solo non conoscevo la musica durante le riprese, ma nemmeno le canzoni che io stesso avrei dovuto cantare! Accadeva letteralmente mentre giravamo!
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La Golden Age della televisione?
Questo tipo di serie, con questo equilibrio tra dramma e commedia, è qualcosa di diverso da quanto avete fatto in passato?
Terry O'Quinn: Sì, decisamente diverso da qualunque cosa abbia fatto prima. In ogni aspetto: la storia così inusuale, i personaggi, il modo in cui il set era organizzato, la preparazione delle riprese. Ogni aspetto è stato unico per me.
È passato del tempo dalle riprese del pilot rispetto ai restanti episodi della stagione. È stato difficile tornare a questi personaggi e questo mondo?
Terry O'Quinn: No, non è stato difficile. Non più difficile di immergersi nella serie la prima volta. E non lo è stato perché io conoscevo lui, lui conosceva me ed avevamo instaurato una collaborazione lavorativa e non vedevamo l'ora di avere la possibilità di tornare a lavorarci. Avevamo le dita incrociate sperando che sarebbe andata avanti dopo il pilot. Eravamo pronti a tornarci!
Pensate che una serie di questo tipo sarebbe stata possibile qualche anno fa? L'esplosione dei canali streaming come Amazon e Netflix hanno dato più opportunità?
Michael Dorman: Senza dubbio! Per la creatività, per il modo in cui permettono di a chi lavora di sviluppare le proprie idee. Assumendo persone di cui si fidano e dando loro la libertà di realizzare la visione che hanno in mente, qualunque essa sia. Senza interferire in questo processo creativo. E lo fanno perché possono permettersi di dare libertà e tempo, perché una realtà come Amazon fa capo a una azienda enorme.
Terry O'Quinn: Ma questo non vuol dire il risultato sia positivo, ci vogliono le persone adatte. Amazon può dare il budget e il tempo necessario, ma nelle mani sbagliate il risultato non è lo stesso. In questo caso hanno scommesso sul cavallo giusto.
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Cosa accade nella prima stagione?
Ci potete dire qualcosa di come va avanti la serie dopo i primi episodi? Che accadrà ai vostri personaggi?
Terry O'Quinn: Una cosa che mi colpisce è come questa serie sia più realistica dei film di Mission: Impossible, più vicina a come è questo mondo nella realtà. Perché le cose nella realtà vanno sempre storte! Nello sviluppo successivo, lui è sempre alla ricerca della valigia [ridono]. Tutto ruota attorno a questa ricerca e a lui che si trova nei guai. E quanto è difficile a volte andare dal punto A al punto B.
Michael Dorman: Per quanto suoni semplice, a volte diventa quasi impossibile. Quello che vedrete è come la scelta di una persona può influire sulle vite di così tanti altri. Ed inoltre quanta motivazione una individuo può avere nell'andare avanti e quanta pressione può sopportare prima di crollare. E cosa significhi questo crollo, se sia qualcosa di affascinante da guardare o meno.