Luca Barbareschi torna alla regia appena un anno dopo The Penitent e questa è già una prima notizia, dato che non era mai successo che passasse così poco tempo tra un suo film e l'altro. La motivazione (o una delle motivazioni) è da ricercare nell'ispirazione alla base della nuova pellicola, Paradiso in vendita, che deve aver smosso un'urgenza nel regista.
Trattasi di un fatto cronaca del 2015, quando la Grecia aveva intenzione di vendere delle sue isole dell'Egeo alla Germania, transazione che poi si concluse in un nulla di fatto, ma fu abbastanza clamorosa anche solo l'ipotesi che ciò potesse sul serio avvenire. Nel corso degli anni sono rimbalzate diverse notizie di affari simili e questo deve aver toccato il regista, che infatti elabora su una possibile di queste compravendite una storia dalle aspirazioni contemporanee, dirette o metaforiche.
La seconda notizia è che per la prima volta nella sua filmografia Barbareschi si mette da parte, decidendo di non comparire davanti alla camera, lasciando spazio ad un suo possibile feticcio, interpretato da Bruno Todeschini, a cui si affianca Donatella Finocchiaro, circondati ad un cast più ampio. Un inedito lavoro corale per un film dalla trama piuttosto prevedibile, dal tono altalenante e dai risvolti a volte contraditori.
Paradiso in vendita: il caso Fenicusa
Il governo italiano è in bancarotta e, per cercare di rimediare alla gravosa situazione economica, decide di vendere un'isola delle Eolie, Fenicusa (nome di fantasia per indicare Filicudi, dove la pellicola è girata e isola di cui Luca Barbareschi è cittadino onorario), al governo francese, che, dal canto suo vuole speculare in ogni modo possibile su un possibile tesoro turistico.
Serve però agire con la massima cautela e precisione in modo da sondare il terreno in loco per fare in modo che nulla possa impedire la compravendita e, soprattutto, il futuro utilizzo dell'isola. Serve quindi convertire gli abitanti, oltre a trovare con loro un accordo per l'acquisizione delle loro proprietà. Bisogna "francesizzarli", conquistando prima le loro anime e poi, una volta fatto questo passaggio, anche la loro terra.
Vista la delicatezza estrema del compito, il ministro dell'economia transalpino decide di assegnarlo al miglior "sicario" possibile, proveniente addirittura da una famiglia specializzata in questo tipo di operazioni sotto copertura e nelle zone grigie della legalità. Quello che però in Francia non hanno considerato è la possibilità che possa essere il sicario ad essere conquistato dalla bellezza dell'isola e dalla comunità che la abita, piuttosto che il contrario.
Un forte intento politico per un film traballante
Le intenzioni accusatorie dietro Paradiso in vendita non sono per nulla difficili da intuire e d'altro canto il film non fa nulla per nasconderle (e poi perché dovrebbe?) e si riferiscono alle pericolosità dietro ad una sconsiderata apertura all'esterno, che, secondo il regista, rischia di saccheggiare senza rispetto e ritegno alcuno. La pellicola ce l'ha più con chi non riesce a difendere le proprie ricchezze, escludendole da un discorso macrocomunitario, che con chi invade.
L'eroe, anzi, l'antieroe della vicenda, è proprio il francese sotto copertura, che urla, sbraita e inganna per poi rischiare di scoprire di essere stato tradito lui stesso da un sistema che l'ha disumanizzato, lo stesso sistema che ha lasciato completamente scoperti gli isolani. Governo italiano e governo francese sono i carnefici, gli altri sono vittime, ma vittime che non riescono neanche a coesistere, nonostante il film presenti, per un momento, questa possibilità. Alla fine l'unica soluzione possibile è la resistenza allo Stato (è anche citato un episodio realmente avvenuto, con tanto di immagini d'archivio).
Paradiso in vendita quindi alla fine si rivela essere una pellicola che grida ad un'adunanza per i cittadini di una più Piccola Madre Patria per respingere un universo assalitore, sfumandola con una storia d'amore dai risvolti banali. In mezzo ci sono tutte le storture di Barbareschi, che pecca di equilibrio nel tono filmico (dalla commedia al romantico), optando per delle soluzione sempre molto al limite e che a volte sfociano nel violento, al punto da confondere lo spettatore. Complici anche dei tempi narrativi non proprio settati. Un film quindi squilibrato, di cui rimane impresso l'intento politico e molto poco invece lo sviluppo narrativo, già visto nelle soluzioni e troppo "intasato" dal sottotesto.
Conclusioni
Luca Barbareschi “si toglie” per la prima volta da davanti la macchina da presa per dirigere Paradiso in vendita, un film dalla forte impronta politica e ispirato ad un fatto (o dei fatti) realmente accaduti. Un titolo squilibrato nei toni e che pecca di una storia d’amore già vista, finendo ogni tanto per il contraddirsi durante il suo sviluppo, ma arrivando infine ad una soluzione antisistema.
Perché ci piace
- Dei momenti comici quasi farzeschi.
- I volti del cast.
Cosa non va
- Il film è squilibrato per toni e tempi.
- La storia d'amore è debole e piuttosto banale.
- Non riesce a contenere il livore politico che la anima.