La diciannovesima edizione delle Giornate degli Autori, in corso durante Venezia 2022, ha permesso di vedere in anteprima Padre Pio, il nuovo film diretto da Abel Ferrara con protagonista l'attore Shia LaBeouf.
Il progetto racconta la storia del famoso religioso, appartenente all'ordine dei cappuccini, e del massacro avvenuto a San Giovanni Rotondo nel 1920. Tra le mura del convento e al suo esterno avvengono così delle lotte che segneranno il destino del giovane frate e della comunità locale.
Un lavoro molto accurato nella fase delle ricerche
Durante la conferenza stampa di presentazione di Padre Pio, il co-sceneggiatore Maurizio Braucci ha svelato che il progetto è stato delineato con grande attenzione, svolgendo un lavoro molto approfondito: "C'è anche un documentario sulle ricerche compiute, con Abel Ferrara abbiamo ripercorso tutti i territori dove c'era stata la presenza di Padre Pio e soprattutto la questione del massacro, che non era noto ai più. Abel ha sempre voluto affiancare i due fenomeni: la presenza dell'ascesa di un santo e della caduta di una proposta socialista, quindi collettiva. Abbiamo sentito sociologi, antropologi che ci hanno suggerito dei punti di vista e da lì è nata l'idea che in fondo il film contiene: dove non era stato possibile realizzare una vera e profonda democrazia, l'unica soluzione è stata la metafisica, la religione, per sollevare le persone dalle sofferenze quotidiane. Il ritmo da far west è stato forse il punto di incontro tra cinema e tradizione dove avviene uno scontro tra individuo e collettiva. Il film affronta anche la questione che all'inizio del '900 una religione che liberasse tutti e una politica che desse a tutti la giustizia ha perso contro la proposta elitaria e più ingiusta".
Padre Pio, la recensione: svestire di santità per parlare della società
Le ricerche compiute dal punto di vista storico si sono intrecciate con il grande interesse del regista Abel Ferrara nei confronti della figura di Padre Pio: "Quando qualcuno ti viene proposto come un santo, ti chiedi cosa lo rendono tale, perché le persone lo considerano così. Per me lavorare a Napoli vuol dire vedere ovunque Maradona o Padre Pio. Mi sono chiesto chi fosse questo uomo. Ora penso che sia un uomo di compassione, di servizio nell'ambito della confessione. La Puglia, dove viveva, è estremamente calda, sei in una piccolo spazio, sempre con gli abiti da monaco molto pesanti, sei lì ad ascoltare tutto il giorno i problemi degli altri come 'I pomodori non crescono', 'Mio figlio ha il cancro', e la sua risposta e la sua posizione all'interno della comunità è quello che lo hanno fatto conoscere in tutto il mondo, anche se non si è mai mosso da lì".
Il religioso, inoltre, ha lasciato un segno indelebile a San Giovanni Rotondo e in tutto il mondo: "Padre Pio è arrivato senza quasi nulla, a cavallo di un asino. Ha costruito un ospedale da 35 milioni di dollari in uno dei posti più poveri in Italia, dove non c'era nemmeno acqua corrente. Quello era ciò che voleva fare. Come Pasolini era inoltre uno scrittore grandioso, le sue lettere sono come Baudelaire... Ci ha dato la strada per entrare dentro di lui. Ci ha permesso di entrare nel suo cuore con quello che ha scritto, è così evocativo e meraviglioso. Il film è tutto legato a quello che è successo. Molte persone non conoscono quel massacro, ma è avvenuto, delle persone sono morte. Nessuno lo ha sognato. Le sue lettere non sono un sogno. Tutto quello che c'è nel film è legato a quello che lui ha scritto o all'evento".
Padre Pio, il regista: "Per Shia LaBeouf era il momento perfetto per interpretare il Santo"
Braucci ha inoltre ammesso che hanno pensato in fase di scrittura alle tante discussioni riguardanti la possibilità che Padre Pio non abbia mai compiuto i miracoli che gli sono stati attribuiti e che le stimmate fossero false: "Ci siamo interrogati, avevamo previsto questo pericolo o anche altri. Si può pensare che ogni religione sia falsa e al tempo stesso ogni religione abbia la verità. La religione è una scommessa, è tutto vero o tutto finto, non c'è altro oltre scommettere su un dio, sull'aldilà.... Abbiamo approfondito lo studio dei suoi scritti e anche di quelli in cui si parlava di lui e su personaggi anche non religiosi". Lo studio delle lettere del santo hanno inoltre fatto emergere un dettaglio interessante: "C'è una grande consapevolezza in Padre Pio che anche i miracoli che gli venivano imputati sono legati alla fede stessa, sono le persone che fanno accadere le cose in base alla fede, di cui è impossibile spiegare la vera natura. Bisogna raccontare queste cose con precisione, di solito si affrontano queste questioni più "di pancia", ma con imprecisione".
Il percorso personale di Shia LaBeouf
Impossibile non parlare del film presentato alle Giornate degli Autori senza accennare all'esperienza vissuta da Shia LaBeouf che, recentemente, ha proprio parlato di quanto la fede lo abbia cambiato e della sua nuova dimensione spirituale. Il percorso personale dell'attore, tuttavia, era iniziato ancora prima di ricevere la proposta del filmmaker: "Quando l'ho contattato stava già avvicinandosi alla chiesa, a Dio, alla fede... Un po' come le stimmate e il massacro, che avvengono in contemporanea, ci siamo trovati nel momento giusto. Sta trovando la sua spiritualità, la sua dimensione, la fede cattolica. Non ci conoscevamo, ci siamo incontrati via zoom e abbiamo parlato, è stato anche quello un po' come un miracolo".
Il regista, rispondendo alle domande dei presenti, ha citato i film Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini e L'ultima tentazione di Cristo del regista Martin Scorsese come esempi di progetti che affrontano la dimensione spirituale e il suo intrecciarsi con la dimensione sociale con grande bravura.
L'importanza della musica
Joe Delia, autore della colonna sonora del film, ha poi svelato quanto sia stato importante potrer usare un brano scelto dal regista: "Siamo stati davvero fortunati nell'ottenere i diritti dell'uso della canzone di Blind Willie Johnson, quando Abel lo ha proposto è stato fantastico come si adattava alla perfezione. Abbiamo avuto la canzone originale e abbiamo provato a usarlo per la scena dove la voleva Abel. Le tre licenze che abbiamo ottenuto hanno funzionato benissimo. In questo periodo, inoltre, volevamo qualcosa di unico e ci siamo ispirati a John Cage, Nino Rota e Morricone, quello è lo stile che volevamo qualcosa di diverso e più organico in termini musicali".
L'intera colonna sonora è stata, come ha svelato Ferrara, creata in modo davvero originale intrecciandola con la dimensione religiosa: "In questo film avevamo due brani musicali meravigliosi: i monaci stessi che ringraziano prima del pasto, brano che ha più di 500 anni e viene cantato anche in chiesa in occasione della messa. Shia l'ha imparato, gli altri lo conoscevano. Questo è stato esplorato a livello musicale e compone l'intera colonna sonora. Tutto è stato poi portato al montaggio e Leo l'ha trasformato in colonna sonora, portato a un livello superiore".
Questo elemento è stato infatti usato in modo originale dal montatore Leonardo Daniel Bianchi: "Si è trattata di un processo molto particolare per le musiche perché alle volte Abel si innamora di un certo pezzo o viene interessato solo ad alcune parti della canzone. Chiediamo poi a Joe tutti gli strumenti come tracce separate per poi ottenere quello che volevamo realmente fare. Questi due brani musicali sono la colonna portante del film e si ripetono in modo diverso per tutto il film. Il lavoro è enorme perché bisogna trovare anche il giusto bilanciamento, prendendo dei pezzi diversi e mettendoli insieme, alle volte ci sono anche 15-30 tracce. Devo ringraziare Abel perché è una vera sfida ed è un'esperienza unica".
Il futuro del film
Dopo il passaggio a Venezia, tuttavia, Padre Pio potrebbe scivolare nella rete della distribuzione internazionale, non avendo ancora nessun accordo. Abel Ferrara non ha quindi esitato a sottolineare in modo ironico: "Il futuro del film dipende dalle critiche ricevute, quindi pensateci quando scrivete le recensioni, pensate al futuro di tutte le persone che ci hanno lavorato".