Dopo il nostro focus dedicato a Interstellar, che sembra destinato a fare incetta di nomination nelle categorie tecniche ma a non trovare molto spazio in quelle principali, torniamo a parlare dell'imminente Awards Race aggiornandovi sulle novità e gli ultimi rumors provenienti dall'America, dove in questi giorni gli studios si stanno affrettando a presentare alla stampa i loro ultimi "pezzi forti" in vista delle candidature ai Golden Globe e delle nomination delle varie guild.
Se dicembre sarà dunque il mese che darà ufficialmente inizio alla "stagione dei premi", facciamo ora il punto della situazione sui nuovi titoli in arrivo a fine anno che potrebbero scombinare i precedenti pronostici, mettendo i bastoni fra le ruote ai presunti frontrunner o conquistandosi dei posti di rilievo alla prossima edizione degli Oscar nelle categorie più prestigiose...
Le new-entry nella corsa: American Sniper e Big Eyes
Partiamo dunque dalle novità proiettate a beneficio dei critici d'oltreoceano e delle giurie dei premi (i cosiddetti awards bodies), a partire da American Sniper. Il nuovo film dell'infaticabile Clint Eastwood (il secondo quest'anno dopo il musical Jersey Boys), presentato l'11 novembre all'AFI Festival e in uscita negli USA il giorno di Natale, è basato sulla vera storia di Chris Kyle, formidabile cecchino dei Navy Seal, inviato in missione in Iraq e soprannominato "il Diavolo" per la sua letale abilità nell'uccidere i propri bersagli. Tratto dall'autobiografia di Chris Kyle, American Sniper vede protagonista un intenso Bradley Cooper, reduce da due nomination consecutive da parte dell'Academy: e proprio la performance di Cooper, stando alle prime recensioni dagli USA, sembra essere l'elemento di maggior forza di una pellicola accolta positivamente, ma senza eccessivi entusiasmi. Come sappiamo, la gara per l'Oscar al miglior attore è però già molto agguerrita, e Cooper dovrà faticare non poco per conquistarsi un eventuale posto nell'ambita cinquina (mentre appaiono assai più basse le chance di American Sniper nella corsa per il miglior film).
Un apprezzamento nel complesso tiepido, e non proprio unanime, lo ha riscosso nei giorni scorsi Big Eyes, il nuovo film del "maestro del gotico" Tim Burton: una biografia di Margaret Keane, pittrice americana nota appunto per i suoi ritratti di bambini caratterizzati da occhi giganteschi, ma vissuta per lungo tempo all'ombra del dispotico marito Walter, il quale si attribuì la paternità dei dipinti della donna. Big Eyes, che segna una presa di distanze di Burton rispetto ai toni fantastici, surreali e dark tipici del suo cinema, ha attirato l'attenzione soprattutto per la performance della sua protagonista, Amy Adams. Dopo aver già collezionato ben cinque nomination all'Oscar, la rossa neo-quarantenne tenterà anche quest'anno di conquistarsi una candidatura come miglior attrice, contendendo quel fatidico quinto posto ancora libero nella cinquina a Jennifer Aniston, lanciatissima per il suo ruolo nel dramma indie Cake; per il comprimario della Adams, l'ambiguo Christoph Waltz, si prevede invece una campagna fra gli attori supporter. Il primo banco di prova per il film di Burton, comunque, sarà ai Golden Globe, dove Big Eyes dovrebbe concorrere fra le commedie... che la Adams possa aggiudicarsi il suo secondo trofeo consecutivo, dopo essere stata premiata l'anno scorso per American Hustle?
Applausi per Selma: odore di Oscar per il film su Martin Luther King
Se American Sniper e Big Eyes non dovrebbero impensierire più di tanto i concorrenti prenotati già da tempo per la corsa come miglior film, assai diverso il discorso per una pellicola che, dopo la sua presentazione l'11 novembre all'AFI Festival, è stata lodatissima dalla critica ed è già considerata come un candidato pressoché certo in quasi tutte le categorie principali. Ci riferiamo a Selma, sceneggiato e diretto da Ava DuVernay: un'intensa rievocazione delle marce per i diritti civili degli afroamericani che si svolsero a partire dalla città di Selma, in Alabama, dal 7 marzo 1965 (una giornata soprannominata in seguito Bloody Sunday), con la partecipazione del leader Martin Luther King. In virtù della reazione entusiasta della critica e dell'importanza sociale e storica del tema della lotta contro il razzismo (senza contare il patrocinio di produttori quali Brad Pitt e Oprah Winfrey), Selma ha già ipotecato le nomination all'Oscar come miglior film e per il protagonista David Oyelowo, che presta il volto a Martin Luther King; buone chance di una candidatura anche per la regista DuVernay, per Tom Wilkinson come miglior attore supporter nel ruolo del Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson e per Carmen Ejogo come miglior attrice supporter per la parte di Coretta Scott King, moglie del celebre attivista premio Nobel. Selma uscirà nelle sale americane il giorno di Natale, e un eventuale - e probabile - successo al box office potrebbe davvero galvanizzare i membri dell'Academy ad inserire il film nei loro ballottaggi...
Box office: Foxcatcher debutta negli USA, in Gran Bretagna domina Cumberbatch
Concludiamo, infine, riportando la situazione nelle sale statunitensi, tenendo conto di come anche il box office possa influire sulla visibilità, e quindi sulle quotazioni per la awards race, dei titoli con ambizioni da Oscar. Accanto al buon risultato di Birdman (o Le imprevedibili virtù dell'ignoranza) (quattordici milioni di dollari) e a quello più modesto di Whiplash (tre milioni), infatti, si stanno distinguendo proprio in queste settimane altre due pellicole in prima fila per i prossimi Academy Award. La prima è La teoria del tutto, il biopic su Stephen Hawking che, come già indicato nel precedente articolo, sta confermando il suo solido esordio: dopo tre settimane in limited release, il film con Eddie Redmayne ha incassato poco meno di tre milioni di dollari, registrando un'altissima media per sala. A sorprendere, in positivo, è pure il debutto di Foxcatcher, il tenebroso dramma di Bennett Miller con Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo, che dopo due settimane ha raccolto 800.000 dollari in appena una ventina di sale. Non altrettanto soddisfacente, invece, l'esordio di The Homesman, il western diretto e interpretato da Tommy Lee Jones, con una Hilary Swank che punta a tornare in concorso come miglior attrice: appena 200.000 dollari in più di trenta sale, per una pellicola che rischia di rimanere ignorata dal grande pubblico.
Ma oltre agli Stati Uniti, vale la pena dare un'occhiata anche sull'altra sponda dell'Atlantico, e più nello specifico all'altro mercato fondamentale per i titoli da Oscar, ovvero la Gran Bretagna: due fra i principali film britannici che, a partire dal mese prossimo, tenteranno l'assalto alla awards race americana stanno godendo infatti di un vastissimo successo di pubblico in madrepatria. The Imitation Game, il ritratto dello scienziato Alan Turing diretto da Morten Tyldum, con Benedict Cumberbatch protagonista assoluto, la settimana scorsa ha registrato il secondo miglior esordio per un film britannico in tutto il 2014, con oltre due milioni e mezzo di sterline e quasi mezzo milione di spettatori nel week-end d'apertura (mentre negli USA la Weinstein Company ha programmato l'uscita per venerdì prossimo). Risultato strepitoso anche per Mr. Turner: l'acclamato film di Mike Leigh, con Timothy Spall nella parte del pittore Joseph Turner, ha raccolto ben quattro milioni e mezzo di sterline in tre settimane, per un totale di 800.000 spettatori, uno dei risultati più alti nella carriera del celebrato regista inglese.