E alla fine fu record. Non un record assolutamente unico, ma del resto arrivare a quota quindici nomination era matematicamente impossibile (un'ipotetica nomination come miglior attore supporter a John Legend sarebbe stata fonte di infinito imbarazzo), ma comunque un record storico: quattordici candidature, lo stesso primato stabilito dal mitico Eva contro Eva nel 1951 ed eguagliato nel 1998 dal fenomeno Titanic. A prescindere dall'esito della notte degli Oscar (e in gran parte già sappiamo quale sarà quest'esito), oggi La La Land è entrato ufficialmente nella storia degli Academy Award.
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Se la valanga di consensi per La La Land, già campione d'incassi in patria e da giovedì prossimo finalmente nelle sale italiane dopo la presentazione al Festival di Venezia, era ampiamente prevista, pure considerando il record ai Golden Globe (un totale di sette premi, stavolta davvero un record ineguagliato), anche per il resto i membri dell'Academy sembrano essersi attenuti - nel bene e nel male - ai pronostici della vigilia e alla mappatura tracciata dai vari precursors; ma come al solito, con almeno un paio di sorprese di rilievo e diversi esclusi illustri. Di seguito, dunque, andiamo ad analizzare nei dettagli le candidature per questa 89° edizione degli Oscar: un'edizione, è proprio il caso di dirlo, che si svolgerà a passo di danza...
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Il record di La La Land e la riscossa di Mel Gibson
Se La La Land si avvia alla cerimonia del 26 febbraio con la sicurezza del vincitore annunciato e con prospettive a dir poco rosee in termini di 'bottino' (ne riparleremo a tempo debito), gli altri otto candidati nella rosa 'allargata' per il miglior film hanno rispettato appieno le previsioni delle scorse settimane. Il dramma sci-fi Arrival di Denis Villeneuve e il racconto di formazione a tema LGBT Moonlight di Barry Jenkins (Golden Globe come miglior film drammatico) possono festeggiare otto nomination a testa, così come si vede promosso a pieni voti anche l'altro titolo del 2016 adorato dalla critica, il dramedy familiare Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan (sei nomination). Suscita più di una perplessità, invece, l'inclusione fra i nominati come miglior film di due pellicole che, per quanto complessivamente apprezzate, a livello di consenso della critica avevano raggiunto livelli decisamente più bassi rispetto a quelli dei titoli appena citati (basti eseguire una rapida ricerca su Metacritic o Rotten Tomatoes): il war movie La battaglia di Hacksaw Ridge, che rilancia Mel Gibson (in lizza per il premio alla miglior regia) dopo i suoi brutti trascorsi mediatici e giudiziari, e il film based on a true story Lion - La strada verso casa, una rivincita per il distributore Harvey Weinstein dopo le pesanti esclusioni di un anno fa dalla categoria più importante.
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Gli #OscarsSoBlack e gli altri protagonisti di questa edizione
Insieme ai suddetti sei film, fra i nove candidati per l'Oscar più importante troviamo poi Hell or High Water, che insieme ai drammi di Jenkins e Lonergan tiene alta la bandiera del cinema indipendente, il dramma di derivazione teatrale Barriere, con il regista e protagonista Denzel Washington candidato anche come miglior attore, e Il diritto di contare, che attualmente sta macinando incassi da capogiro al box office americano. Dopo le polemiche per gli #OscarsSoWhite delle passate edizioni, i membri dell'Academy sembrano aver colto al balzo l'annata decisamente positiva in merito a storie incentrate su personaggi neri: accanto a Moonlight, anche Barriere e Il diritto di contare fanno infatti da capofila a una bella rivincita per il cinema black (definizione drasticamente generica e riduttiva, ce ne rendiamo conto, ma usata per comodità ai fini di un discorso di cui si è già parlato parecchio). Spiace semmai che, con la possibilità di arrivare fino a dieci candidati, l'Academy non abbia tenuto nella giusta considerazione alcuni dei film più acclamati del 2016: non tanto Animali notturni, opera molto divisiva fra i critici e il pubblico, ma piuttosto Silence di Martin Scorsese, penalizzato dal fiasco al botteghino (una sola nomination, sacrosanta, per la fotografia di Rodrigo Prieto), e Jackie di Pablo Larrain, che deve accontentarsi di tre nomination per la protagonista Natalie Portman, la colonna sonora e i costumi.
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Gli attori: Michael Shannon sorpassa Hugh Grant
Quest'anno, le categorie dedicate agli attori maschi hanno rispettato quasi del tutto le indicazioni dei precursors, così come accaduto anche nelle categorie per miglior film e regia: i cinque candidati all'Oscar come miglior attore erano stati ampiamente previsti (sebbene spiaccia per l'assenza ormai prolungata del veterano Tom Hanks, che non viene più candidato dal lontano 2001), mentre fra gli attori supporter c'è spazio per una sola sorpresa, ovvero l'esclusione di Hugh Grant. Il divo britannico sembrava in procinto di incassare la prima candidatura all'Oscar della propria carriera grazie al suo ruolo da supporting husband nella commedia Florence, ma l'Academy gli ha preferito uno degli interpreti di Animali notturni, l'incisivo Michael Shannon (alla sua seconda nomination). Il successo di Shannon va a scapito del suo comprimario Aaron Taylor-Johnson, il quale registra così un primato tutt'altro che invidiabile: è il primo vincitore del Golden Globe come miglior attore supporter a risultare del tutto ignorato agli Oscar dal 1976 a oggi.
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La scommessa vinta di Isabelle e la doccia fredda per Amy
Ben diversa la situazione nella categoria per la miglior attrice, l'unica quest'anno, fra quelle di maggior prestigio, a regalarci una sorpresa clamorosa quanto inaspettata: l'assenza pesantissima di Amy Adams. Non sono bastate le otto nomination per Arrival (di cui la Adams è protagonista assoluta), le ottime cifre al botteghino, le recensioni traboccanti d'entusiasmo per la sua prova, né il 'supporto' della sua partecipazione ad Animali notturni: la rossa Amy, che finora ha collezionato ben cinque nomination all'Oscar, rimane fuori dalla rosa delle candidate, un'omissione che fino a poche ore fa pareva impossibile.
Accanto alle due frontrunner Emma Stone e Natalie Portman e alla 'solita' Meryl Streep, che quest'anno mette a segno addirittura la ventesima nomination della propria carriera (ma non certo per una delle sue migliori performance), l'Academy ha inserito una leggenda del cinema europeo, Isabelle Huppert, ricoperta di premi della critica e ricompensata con il Golden Globe per la sua meravigliosa prova nel thriller Elle, e una star emergente, Ruth Negga, per Loving, vera storia di un amore interrazziale. Spiace comunque per l'assenza della Adams, così come per quella di un'altra beniamina dell'Academy, Annette Bening, lodatissima per la sua interpretazione nella commedia 20th Century Women, che si guadagna però la nomination per la miglior sceneggiatura. Nulla da segnalare per quanto riguarda le attrici supporter: anche qui candidature come da copione, con la 'reunion' della favoritissima Viola Davis (Barriere) e di Octavia Spencer (Il diritto di contare) cinque anni dopo The Help.
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Conferme fuori dal coro: The Lobster, Fuocoammare e una Zucchina dalla Svizzera
Scorrendo l'elenco delle candidature nelle altre categorie principali, difficile rilevare scelte davvero sorprendenti. Fa comunque piacere constatare che l'Academy ha trovato spazio per una pellicola assai lontana dai gusti dello "spettatore medio" come The Lobster del greco Yorgos Lanthimos, candidato per la sceneggiatura originale (la nomination, comunque, era prevedibile benché niente affatto scontata), per quanto a scapito dell'eccellente copione di Jackie (come già osservato, un film drasticamente sottovalutato in termini di premi). Un altro motivo di soddisfazione è la presenza, nella cinquina per il miglior film d'animazione, di ben tre pellicole che non provengono dai 'giganti' dell'industria (fumata nera, fra l'altro, per la Pixar), ovvero Kubo e la spada magica e ben due titoli stranieri, in entrambi i casi opere sofisticate e di indubbio valore: lo svizzero La mia vita da zucchina e la co-produzione franco-giapponese La tartaruga rossa.
Xavier Dolan vede sfumare ancora una volta le sue speranze di correre per l'Oscar (ma ce lo aspettavamo), tagliato fuori da una cinquina di film stranieri che corrisponde appieno ai pronostici della vigilia e che per la prima volta vede in gara un film australiano, Tanna. L'Italia, estromessa già il mese scorso, si riscatta nella categoria dei documentari con Fuocoammare di Gianfranco Rosi, ma la concorrenza sarà a dir poco agguerrita. E proprio nelle categorie non di primissimo piano potremmo trovare qualche elemento di suspense per l'ultima parte di una awards race fra le più 'scontate' dei tempi recenti, perlomeno in termini di probabili vincitori: a breve ne parleremo più nello specifico, ma nel frattempo dedichiamoci a festeggiare quelli che, fra i nostri interpreti e film preferiti, hanno appena ricevuto un meritato "bacio accademico".