Quando si parla di sentimenti è difficile trovare l'equilibrio. È difficile soprattutto oggi, quando l'emozione diventa una sensazione sfilacciata. Come spesso accade, però, è il cinema a ricomporre il puzzle emotivo. Corpo, scena, parola. Su queste tre idee si basa Nonostante, opera seconda di Valerio Mastandrea, che firma anche la sceneggiatura insieme ad Enrico Audenino. Piccola parentesi: è stato il film d'apertura della sezione Orizzonti a Venezia 81, ma vista la qualità avrebbe meritato il concorso. Un film di confine, diremmo, allegorico e inventato, vero e interrogatorio. Se vogliamo, anche rischioso ma, come specifica Mastandrea, "Questo lavoro ti pone dei rischi, ma i rischi sono la componente di un'evoluzione".

La storia è quella di un uomo che si aggira in un ospedale. Forse è un paziente, forse no. Come lui, uomo senza nome in un vestito nero sgualcito, anche altri (da Lino Musella a Laura Morante): popolano le corsie di un non-luogo rarefatto, eppure carico di vita. Ogni tanto arriva qualche folata di vento - in Ride, opera prima di Mastandrea, c'era la pioggia - perché poi, si sa, la nostra dimensione è volubile, imprevedibile, soggetta al cambiamento. Un cambiamento che nel film ha il volto di Dolores Fonzi, splendida attrice argentina. Il tutto, come nello stile del regista, avvolto da una leggerissima coltre umoristica. "Rispetto ai grandi temi, è importante riuscirne a riderne", dice Mastandrea, presentando il film. "È la componente principale, è uno degli ingredienti che servono. Nei momenti peggiori mi sono accorto fossero serie perché non riuscivo a sdrammatizzare. Un antidoto verificato".
Nonostante: intervista a Valerio Mastandrea

Mastandera, con Nonostante, conferma non solo il suo talento di regista, ma anche il suo spirito da narratore, puntando ad un cinema che ha il coraggio di osare, di provarci, di cambiare spettro e linguaggio. "Il titolo viene da una frase di Angelo Maria Ripellino. Ha passato la vita in sanatoria, diceva che siamo tutti un 'nonostante' sferzati dal vento. I personaggi infattim nonostante la paura, provano ad affrontare le cose e andare oltre. È un termine non consolatorio, ma costruttivo".
Incontriamo l'attore e regista in un cinema al centro di Roma. È attento alle domande, strizza un po' gli occhi e, sornionamente, resta in equilibrio tra il sorriso e la smorfia. Del resto, il suo è un film tutt'altro che banale, e sicuramente rilevante dal punto di vista emozionale. "Mi sembrava la miglior condizione per poter raccontare il principio attivo delle emozioni", ci dice durante la nostra video intervista. "Quando sei privo di alcune funzionalità, e della corruzione da parte della vita quotidiana. Personaggi fermi, con una vita reale che gli passa attorno. Ogni personaggio ha un'attitudine. Disincanto, distacco, partecipazione. Poi arriva una figura che vuole vivere, scaturendo amore puro verso il protagonista: la chiave di Nonostante è affrontare il rischio. Chiaro, trovare un terreno per recuperare le emozioni è complicato, e lo dico da vigliacco: c'è una vita da vivere per affrontarle in tutto e per tutto".
Una storia d'amore
Durante l'incontro stampa, poi, spiega quanto Nonostante non abbia dei riferimenti chiari, dicendo anche quanto sia complesso essere al contempo registi e attori. "Non avevo fatto i conti con la fase di montaggio: dovevo guardare e valutare ciò che facevo. Abbiamo scritto tutto di getto, raccontando qualcosa di normale: anche le suggestioni che vedete puntavano ad una certa realtà. È un film leggero ma anche ruvido. Senza citare troppo, abbiamo pensato a Paradiso amaro: non c'entra nulla con il nostro film, ma in qualche modo ci è venuto incontro per il tono. Poi amo Alexander Payne".
Essenzialmente, il film è una storia d'amore decostruita e rivista, anti-canonica e, se vogliamo, addirittura infinita. "L'amore aiuta a rompere la propria dimensione. Come quando ti innamori a sedici anni, un momento che ti determina il percorso emotivo che poi affronterai". Una dose di realismo magico, ma anche di lucidità cinematografica che doveva partire, però, dal rispetto di un certo argomento. "Volevamo raccontare la storia d'amore di due che stanno in coma. Non potevamo e non dovevamo entrare in un mondo scientifico: non era nostra intenzione, e la lontananza dall'aspetto clinico, spero, abbia trasmesso pudore e rispetto. Sono discorsi che arrivano da un'emozione", spiega Mastandrea.
Il finale del film: il talento di Giorgio Montanini
In Nonostante, vedrete, c'è un personaggio straordinario (uno dei migliori dell'anno), fugace e tragico, con il volto di un attore fuoriclasse: Giorgio Montanini. È lui in un certo senso a racchiudere il senso della pellicola. "L'eredità della storia doveva arrivare dal finale, e doveva essere assurdo e meraviglioso come l'attore che lo porta avanti, Giorgio Montanini", confida Mastandrea. "Un personaggio messaggero. Ho sentito in Giorgio una certa inquietudine, applicata ad un personaggio emotivo. Doveva trovarsi in una dimensione devastante. Infrangere le regole, rompere gli schemi e trasmettere un ricordo impossibile d'amore".