Con la recensione di Only the Animals - Storie di spiriti amanti si ritrova quella sensazione un po' strana di parlare di un film che arriva in sala solo adesso pur essendo stato pronto da prima della pandemia. Il lungometraggio di Dominik Moll, infatti, ha debuttato proprio in Italia, per l'esattezza a Venezia, come parte del programma delle Giornate degli Autori nel settembre del 2019. E proprio ora arriva nei cinema nostrani, forse non per caso, poiché negli ultimi mesi si è fatta imponente soprattutto la distribuzione di film francesi sul territorio italico, spesso recuperando titoli passati per Venezia, Berlino o Cannes. E nel caso del film di Moll c'è un legame più diretto con il nostro cinema, al di fuori del passaggio lidense di cui sopra, dato che nel cast c'è Valeria Bruni Tedeschi, bilingue e da anni ponte ideale fra le due cinematografie separate dalle Alpi.
Sparizione nella neve
Only the Animals - Storie di spiriti amanti si svolge principalmente nella regione di Lozère, dove una donna sparisce senza lasciare traccia durante una bufera di neve. L'unico lascito, abbandonato nel bel mezzo della pianura del Méjean, è la sua macchina, ed è la pista su cui si basa l'indagine, non particolarmente fruttuosa, delle forze dell'ordine. Intorno a questo mistero ruotano le vicende di cinque persone in qualche modo legate all'accaduto, i cui retroscena non sono interamente francesi: dalle nevi alpine si passa infatti al sole rovente della Costa d'Avorio, dove un giovane specializzato in truffe online sta per scoprire che uno dei suoi inganni potrebbe avere conseguenze ben al di là del suo controllo, perché i danni della rete non si limitano per forza all'area circoscritta del truffatore e della persona truffata...
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Inquietudini galliche
Francese nato in Germania, Dominik Moll (coadiuvato dal sodale Gilles Marchand, anche lui regista) si è sempre interessato al confine tra reale e irreale, giocando sui generi, anche in modo molto ironico (il suo film precedente, News from planet Mars, non ha nulla di propriamente fantascientifico, ma il protagonista fa Mars di cognome). Qui siamo nei suoi soliti territori thriller, che traggono ispirazione da terzi - il romanzo di Colin Niel, giallista che appare anche brevemente nel film - ma rimangono fedeli a quelle atmosfere un po' bislacche del cinema molliano, accentuate dal contrasto caldo-freddo e da una dimensione corale che, anche se in modo a tratti un po' artefatto, alimenta il meccanismo dell'inquietudine esistenziale. Meccanismo che trova i suoi volti umani nelle interpretazioni di nomi di punta del cinema francese contemporaneo, tra cui Denis Menochet, Laure Calamy, Valeria Bruni Tedeschi e Damien Bonnard. Contribuiscono in maniera decisiva al fascino di un enigma che è tra le più interessanti proposte transalpine attualmente in sala, un esercizio di genere che merita la visione collettiva al buio per farsi trasportare in un altro mondo, simile al nostro ma al contempo riconoscibilmente del suo regista.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Only the Animals ribadendo come si tratti di un thriller francese che esplora le convenzioni del genere in mezzo alle nevi e sotto il sole rovente, con un notevole cast corale.
Perché ci piace
- Gli attori sono tutti bravi e contribuiscono all'atmosfera peculiare del film.
- La struttura corale e il contrasto neve/sole alimentano il fascino dell'esercizio di genere.
Cosa non va
- Alcuni passaggi sono un po' artificiosi.