Viaggiava su un terreno delicatissimo dopo il successo quasi inaspettato della prima folgorante stagione Only Murders in The Building, la comedy gialla co-ideata da Steve Martin insieme a John Hoffman e da lui anche interpretata accanto a Martin Short e Selena Gomez. Questo accade spesso alle seconde stagioni di serie di successo, ma vi tranquillizziamo subito all'inizio della nostra recensione di Only Murders in The Building 2, dal 28 giugno su Star di Disney+ con appuntamento settimanale: questo secondo caso è forse addirittura meglio del primo e nessuno, dagli autori agli interpreti, ha dormito sugli allori.
Harder, Better, Faster, Murderer
La serie riprende esattamente da dove avevamo lasciato i malaugurati protagonisti, con l'arresto di Mabel (Selena Gomez) dopo il ritrovamento della ragazza accanto al cadavere dell'amministratrice di condominio odiata da tutti, Bunny (Jayne Houdyshell). Mabel, Charles (Steve Martin) e Oliver (Martin Short) sono ufficialmente persone di interesse per l'indagine ma una volta scarcerati per mancanza di prove, sono più che mai determinati a dimostrare la propria innocenza agli occhi dell'opinione pubblica (e del condominio) oltre che della legge. Questo significa una seconda stagione del loro podcast di inaspettato successo (quanta meta-meta-televisione in questo show) che deve battersela con quello dell'oramai concorrente Lucinda (una sempre meravigliosa Tina Fey). Questa volta il poliziotto incaricato delle indagini non li vede per niente di buon occhio (un divertente Michael Rapaport) mentre nuovi inquilini e personaggi entrano nel condominio più famoso (e infestato) di New York: Amy Schumer nei panni di se stessa, decisamente sopra le righe, come nuova occupante dell'appartamento di Sting, Cara Delevingne nei panni di una nuova amica artista di Mabel, Shirley MacLaine nel ruolo dell'ipovedente e chiacchierona madre di Bunny, solo per fare alcuni nomi.
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Alzare la posta in gioco
Ma non è solo il cast stellare - guest star comprese - che alla chiamata di Martin ha accettato di impreziosire questa seconda stagione. Il caso di Bunny si rivela da subito intrigante e pieno di colpi di scena, diversificandolo da quello di Tim Kono ed evitando l'effetto fotocopia, costringendo i nostri a indagare non per il piacere di farlo e per la passione comune per i true crime, ma per il rischio di venire incastrati loro stessi. Non solo: dopo che la prima stagione era molto legata al passato di Mabel, facendoci scoprire la sua anima antica e legata indissolubilmente alla morte, questo secondo ciclo e questo nuovo omicidio portano invece alla luce il passato di Charles e Oliver e molti scheletrì nell'armadio che i due nemmeno sapevano di avere. Ritmo incalzante, un'ottima scrittura e comicità per un trio oramai rodato sono il segreto di una seconda stagione al pari - se non migliore - della prima, e che speriamo possa darci ancora molte soddisfazioni e casi a venire.
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Se questi muri potessero parlare
Only Murders in the Building 2 va anche a indagare i segreti che cela lo stesso Arconia, il palazzo che ospita il condominio dei nostri protagonisti, legati a doppio filo con quelli dei suoi inquilini. L'edificio diviene così personaggio interattivo della storia, ancora più che nel ciclo inaugurale, e i livelli di meta-racconto si alzano ulteriormente quando ad esempio Charles viene chiamato a interpretare un reboot della sua vecchia serie di successo, Brazzos, che avrà però una protagonista femminile nera e lui finirà per essere lo zio della stessa, strizzando l'occhio all'industria hollywoodiana che alla fine ha permesso a Martin proprio di reinventarsi con questo ruolo e di giocare con la propria comicità anche fisica. È davvero un piacere non solo per gli appassionati del genere giallo assistere a questa serie settimana dopo settimana, per rispondere come sempre alla domanda: "Chi ha ucciso Bunny?"
Conclusioni
Chiudiamo la nostra recensione di Only Murders in The Building 2 felicissimi che la serie non abbia dormito sugli allori e anzi abbia saputo reinventare se stessa, pur mantenendo e acuendo gli elementi che avevano fatto la fortuna della prima stagione. Colpi di scena ben assestati, chimica oramai rodata e vari segreti del passato dei protagonisti e del condominio da svelare sono il mix perfetto per un altro caso irresistibile.
Perché ci piace
- Il trio Martin/Short/Gomez si conferma perfetto e affiatato
- Le new entry che impreziosiscono i nuovi episodi sono impagabili, e lo stesso vale per alcuni ritorni
- Il nuovo caso è fresco e accattivante e si diversifica da quello di Tim Kono
- Si esplora il passato di Charles e Oliver e quello dell’Arconia, che diviene ancora di più personaggio della storia
Cosa non va
- Chi non l’apprezza l’assetto in parte vecchio stampo della storia raccontata potrebbe non gradire nemmeno questi nuovi episodi