Recensione Il fondamentalista riluttante (2012)

La scelta di affidare la regia di un film sullo scontro culturale a un'autrice orientale contribuisce a infondere nell'opera un senso di genuinità che fa dimenticare allo spettatore i passaggi più artificiosi del plot.

Once I had a Pakistani

Occidente e Islam si fondono nel nuovo film di Mira Nair. Con l'ambizioso The Reluctant Fundamentalist la regista indiana si misura con l'ardua impresa di 'spiegare' gli eccessi del fondamentalismo e le ragioni del terrorismo utilizzando gli strumenti stilistico-narrativi del cinema di genere americano. The Reluctant Fondamentalist è un thriller teso e ricco di colpi di scena che, nonostante la lunghezza, riesce a evitare la trappola dei cali di tensione. Il film, tratto dal bestseller in parte autobiografico di Mohsin Hamid, affronta il tema dell'opposizione armata all'egemonia americana in Oriente filtrando il tutto attraverso lo sguardo di un giovane pakistano pieno di ambizione che decide di concretizzare il proprio sogno americano laureandosi a Princeton e diventando analista finanziario per una delle più prestigiose aziende di Manhattan pochi mesi prima dell'11 settembre. I suoi tratti somatici e la sua nazionalità gli precluderanno, però, una serena integrazione il che, unita alla disapprovazione del padre, poeta idealista e squattrinato, lo spingerà a rigettare la sua esistenza nel sistema occidentale.


La concatenazione di eventi che conduce al climax di The Reluctant Fundamentalist viene costruita come un meccanismo a orologeria ben congegnato, fatto di incastri millimetrici, che a tratti ricorda la struttura del ben più lezioso The Millionaire, ma in questo caso la scelta di affidare la regia a un'autrice orientale contribuisce a infondere nel film un senso di genuinità che fa quasi dimenticare i passaggi più artificiosi e gli inganni verso lo spettatore. D'altronde la ricchezza del romanzo originale, che mescola temi come la rapacità della finanza americana e l'11 settembre, il razzismo e le crisi di coscienza, costringe la Nair a scavare a fondo nella complessa psiche del protagonista, ottimamente interpretato dall'intenso Riz Ahmed, e di fotografare in contemporanea i mood di due paesi antitetici come Stati Uniti e Pakistan cercando di comprendere le ragioni dell'uno e dell'altro. Le semplificazioni sono inevitabili e talvolta gli eventi mostrati per far comprendere il disagio crescente del protagonista sono ovvi. Gli scambi di persona, i maltrattamenti subiti dalla polizia americana, il sospetto dei colleghi. Un film che denuncia la superficialità e i pregiudici usa a tratti lo stesso linguaggio che condanna per rendersi immediatamente fruibile al pubblico, inoltre la scelta di aderire a un genere ben preciso costringe Mira Nair a rispondere alla necessità di spettacolarità.

Se a tratti The Reluctant Fundamentalist pecca di leggerezza è proprio per questa voglia di chiarezza e per la volontà di sbilanciarsi prediligendo il piano estetico. La regia di Mira Nair appare, infatti, meno lenta e più curata rispetto alle sue pellicole indiane e anche se l'autrice non rinuncia a inserire qua e là tratti di folclore locale la presenza e la durata di queste scene sono sempre giustificate dal plot. Il risultato è una pellicola coinvolgente che, con qualche compromesso, tratta temi scottanti e attualissimi andando incontro ai gusti del grande pubblico occidentale. A tal scopo si giustifica anche la presenza di star americane come Kate Hudson, qui con un'inedita capigliatura castana, Kiefer Sutherland e Liev Schreiber, che svolgono alla perfezione il loro compito. A Schreiber, in particolare, viene affidato uno dei ruoi più delicati del film, ma l'attore riesce a tener testa a Riz Ahmed in un faccia a faccia tesissimo che culmina in un finale esplosivo. I detrattori potranno contestare a Mira Nair di aver trattato un argomento complesso come come quello dello scontro culturale ammantandolo di buonismo, ma la sua scelta vira chiaramente in direzione del cinema commerciale e da questo punto di vista il risultato è in linea con le aspettative.

Movieplayer.it

3.0/5