Nina fin dall'infanzia ha manifestato un enorme talento per il pianoforte, ma la sua vita è stata sempre condizionata da una patologia autoimmune. La ragazza soffre infatti di lupus, che colpisce vari organi e apparati del corpo umano, inclusi i reni. Nina è in attesa di un trapianto che possa garantirle una vita normale, ma la lista d'attesa è lunghissima - ha quasi quindicimila candidati davanti a lei - e il solo modo per scongiurarne l'avanzamento e aumentare le possibilità di sopravvivenza è di sottoporsi tre giorni alla settimana a delle sedute di dialisi in ospedale.
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Come vi raccontiamo nella recensione di Oltre l'universo, è proprio lì nelle sale dove svolge la terapia che ha modo di conoscere l'affascinante Gabriel, un medico specializzando che aveva già casualmente incontrato in precedenza e con cui era scattato una sorta di colpo di fulmine. I due cominciano a frequentarsi, ma per lui la relazione con una paziente potrebbe voler dire infrangere la deontologia professionale e suo padre, primario, cerca di dissuaderlo. Nel frattempo Nina si prepara ad un provino per realizzare il proprio sogno, ovvero entrare nell'orchestra sinfonica di San Paolo.
Lottare per un sogno
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Questa nuova produzione originale Netflix, battente bandiera brasiliana, paga principalmente i limiti del relativo genere di appartenenza, quel dramma romantico dove la malattia fa capolino per guastare la love-story tra i due protagonisti. Oltre l'universo in questo non si discosta molto dagli schermi archetipici che continuano in ogni caso a far breccia nel cuore di un pubblico soprattutto giovane, coetaneo dei personaggi che si trovano a lottare per un amore tormentato e in costante pericolo.
Ecco così che è ancora una volta il parallelo sogno di Nina a spingere per buona parte la narrazione, con l'ambizione di diventare una pianista pronta a calcare i migliori palchi nazionali e internazionali a spronarla contro e tutti, con poi l'amore spuntato improvvisamente ad aggiungere quell'ulteriore carica per compiere lo sprint necessario.
L'amore che non muore
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Quando tutto sembra destinato al più ovvio dei lieto fine, un'altra tragedia rischia di scombinare per l'ennesima volta le carte e nell'ultima mezzora assistiamo ad un qualcosa di imprevedibile che riempie il racconto di note dolceamare e giustifica almeno in parte un minutaggio che sulla carta pareva eccessivo: Oltre l'universo infatti dura due ore e rotti e se la parte centrale avrebbe potuto effettivamente essere snellita, il primo e l'ultimo terzo sono invece necessari a iniziare e concludere la vicenda dando la giusta profondità ai numerosi sottotesti.
Alcune storyline secondarie va detto non sono sempre ispirate, a cominciare dall'amico omosessuale di Gabriel - macchietta tipica e abusata che dovrebbe aver fatto ormai il suo tempo - fino alla forzata figura del nonno di Nina, che funge da mentore e genitore mancato.
Dentro e fuori
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La costante voice over di lei che accompagna lo spettatore alla scoperta dei suoi stati d'animo è il facile espediente per approfondirne un carattere sui generis, ma alla lunga finisce per risultare parzialmente invasivo e evidenziare dei limiti di scrittura che con il procedere degli eventi si fanno sempre più ingombranti, così come quei passaggi musicali a sottolineare le fasi chiave di un racconto che gioca ancora una volta sull'eterno connubio tra eros e thanatos.
Niente da dire invece sui due giovanissimi protagonisti, freschi e genuini al punto giusto e assai meno irritanti di loro colleghi alle prese con ruoli coevi: in particolar modo Giulia Be, cantante e compositrice al suo esordio davanti alla macchina da presa, ha un volto che buca lo schermo al primo sguardo e speriamo di rivederla al più presto in produzioni più originali.
Conclusioni
Lei ha uno straordinario talento per il pianoforte ma è affetta da una malattia autoimmune, che rischia di compromettere non soltanto la sua carriera, ma anche la sua sopravvivenza; lui è un medico specializzando che cerca di sviluppare un rapporto sincero e umano con i propri pazienti. Il loro incontro coincide con la nascita di un amore tormentato, dove prima la malattia e poi il dovere rischiano di separare i due protagonisti. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Oltre l'universo, questo dramma romantico brasiliano paga diverse ingenuità e forzature relative al genere e una durata eccessiva, ma può contare su una coppia di giovani attori freschi e affascinanti, in particolare la cantante prestata allo schermo Giulia Be.
Perché ci piace
- I giovani Giulia Be ed Enrico Zaga riescono a infondere simpatia e personalità ai due protagonisti.
- Pur di facile presa, una manciata di scena regalano le giuste emozioni a tema.
Cosa non va
- La storia soffre di alcune soluzioni stereotipate e l'eccessiva durata non aiuta a rendere la storia più scorrevole.
- La parte finale spinge eccessivamente sul dramma.