Numero 24, la recensione: un war movie per un confronto generazionale

Una storia vera trasformata in una pellicola che diventa confronto sui dilemmi morali che nascono dalle azioni compiute mentre si lotta per la libertà. Su Netflix.

Il protagonista di Numero 24.

Il war movie è uno di quei generi che, in qualche modo, trova sempre il modo di scavalcare gli altri con i quali viene miscelato perché, purtroppo, esso rappresenta uno degli accessi privilegiati a parti primordiali della natura umana. Ci sono pochi altri escamotage narrativi che consentono un'analisi dell'uomo più delle storie di guerra.

Numero 24 Sjur Vatne Brean
Il protagonista di Numero 24.

Ecco allora che Numero 24 di John Andreas Andersen, pur presentandosi come un semplice omaggio ad uno dei più grandi eroi norvegesi della Seconda Guerra Mondiale dai drammatici echi contemporanei, si rivela essere un ottimo war movie dedicato allo svisceramento di dilemmi morali essenziali che nascono dalla natura delle azioni che si è disposti a compiere quando si lotta per la propria libertà.

Fino a dove può essere giusto spingersi? L'uso della violenza fino a quando è giustificato? Quanto la lotta per la libertà ci priva della libertà di essere noi stessi? Cosa bisogna fare per sopravvivere alle risposte a queste domande? Quesiti che si esaltano dalla felice scelta della pellicola Netflix di dividere la narrazione tra ricostruzione storica e dialogo presente tra due generazioni diverse e dalla mentalità opposta. Sperando che la guerra che non torni ad appianare le cose.

Gunnar o Numero 24

Numero 24 1
I giovani della Resistenza norvegese.

Gunnar Sønsteby è un eroe del Resistenza norvegese, ma non un eroe comune, bensì l'uomo più "medagliato" della Storia del suo Paese. Da ragazzo ha rinunciato alla sua identità per diventare il Numero 24, una scelta fondamentale per deumanizzarsi e affrontare le difficoltà che la guerra contro i nazisti presentava: vivere costantemente sotto copertura privandosi di qualsiasi relazione e organizzare sabotaggi e assassini, anche tra i suoi compatrioti.

Una storia terribile che un Gunnar anziano (Erik Hivju) racconta ai più giovani spostandosi per tutta la Norvegia e tenendo un numero enorme di conferenze, pur versando in delle condizioni di salute sempre più gravose. La sua vicenda vuole essere per i ragazzi un monito a non dare per scontate libertà e democrazia e un avviso a tenersi pronti a fare qualsiasi cosa per riconquistarla. Quest'ultima cosa non sempre però viene pienamente digerita, tant'è che l'eroe finirà con il trovarsi improvvisamente nella posizione di un imputato, messo alle corde dai suoi spettatori per le terribili scelte che ha dovuto fare.

Numero 24 Protagonista
Il giovane Gunnar.

In questo ping pong temporale tra la narrazione del gruppo che combatteva le SS a Oslo e uno dei meeting tenuti da Sønsteby avanti con gli anni, si sviscerano le tematiche più importanti e classiche legate alla guerra, campo di battaglia in cui spesso davanti a noi troviamo proprio noi stessi invece del nemico, e si elevano ad argomenti di confronto tra punti di vista così diversi da non riuscire più a sincronizzarsi con facilità.

Una pellicola multistrato

Numero 24 Netlix
Numero 24 di ritorno da Londra.

La pellicola di Andersen è in verità piuttosto complessa perché comprende dentro sé diversi strati narrativi e altrettanti di lettura. La cornice è quella del racconto di un giovane eroe dal punto di vista della sua versione anziana, il che è piuttosto classico. I focus sono "cosa si è disposti a fare durante la crisi" e "cosa si è chiamati a fare a crisi finita, per convivere con le proprie azioni". Il core narrativo a questo punto diventano gli eventi storici, in cui subentra il linguaggio quasi da thriller morale, e prendono spazio i vissuti dei ragazzi della resistenza, i sacrifici del popolo norvegese e i meccanismi di una lotta clandestina, tra intrighi, attentati e sotterfugi in modo da non farsi coinvolgere in uno scontro diretto con i nazisti.

Una parte che funziona ottimamente a livello cinematografico, riuscendo ad aprire e a chiudere tutte le sue parentesi senza accavallarsi e fare confusione, lavorando ottimamente con violenza e tensione sempre attraverso colori sempre saturi (e quindi gelidi) e appoggiandosi ad un'ottima prova del suo attore protagonista, Sjur Vatne Brean. Poi, ad un certo punto, anche questo meccanismo si interrompe e sopraggiungono le domande dei giovani, che mettono in dubbio il punto di vista di Gunnar (e quindi del film), rendendo lo spettatore ancora più esterno e chiamandolo a farsi una propria idea sul dibattito. Ecco che la pellicola si rivela definitivamente.

Numero 24 Sequenza
Gunnar e le donne.

Una struttura e un'idea ambiziose che Numero 24 però raggiunge piuttosto bene, soprattutto grazie ad un innesco che predispone chi guarda verso un certo percorso mentale. Il problema nasce quando il film si ritrova a dover fare i conti con la sua promessa di essere soprattutto un tributo ad uno dei più grandi eroi della Storia norvegese moderna. A quel punto il regista cerca un collegamento tra Gunnar e i giovani (soprattutto una) che chiedono conto di quello che ha fatto, trovando una soluzione ibrida che fatica ad essere perfettamente coerente con il finale vero e proprio. Una scelta a cui il regista scende a patti per permettere allo spettatore di mantenere un margine di libertà nel prendere la propria posizione nel dilemma morale che più gli interessa.

Conclusioni

Numero 24 di John Andreas Andersen è una pellicola che vuole omaggiare uno dei più grandi eroi norvegesi della Seconda Guerra Mondiale e allo stesso tempo occuparsi delle conseguenze delle azioni che ha dovuto compiere attraverso un confronto generazionale. Un titolo complesso che denuncia le atrocità a cui spingono i conflitti, nei quali spesso il giudizio morale si ritrova ad essere sospeso, interrogando i più giovani (e lo spettatore) sull’argomento.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Interessante l’idea di un ping pong temporale.
  • La parte storica funziona molto bene.
  • L’idea del confronto è ottima…

Cosa non va

  • … anche se a volte un po’ difficoltosa.
  • La pellicola non riesce a coniugare a pieno i suoi tanti lati.