La fantascienza più riuscita, lo diciamo spesso, è quella che va a braccetto con l'umanità dei personaggi che racconta, sulle loro relazioni e le loro scelte, che generano a volte qualcosa di inspiegabile. È proprio su questo aspetto che inciampa la nuova serie Prime Video original, come spiegheremo in questa recensione di Notte stellata, dal 20 maggio sulla piattaforma.
Sense of wonder
Notte stellata è per una volta un titolo italiano che quasi quasi rende più l'idea dell'originale, perché sembra proprio il nome di un quadro, da ammirare con la voglia di evasione dalla realtà e quasi quasi - come faceva Mary Poppins - entrarci in quel dipinto. È la stessa sensazione che provano i protagonisti Irene (Sissy Spacek) e Franklin (J.K. Simmons), una coppia complice giunta in terza età che vive in una grande casa immersa nella campagna dopo aver perso un figlio, ma ha un segreto: da un po' di anni si reca in una stanza nascosta sotto il capanno degli attrezzi nel giardino sul retro per aprire letteralmente una finestra su un altro mondo.
Hanno infatti modo di sedersi e ammirare per ore un cielo stellato di un altro Pianeta, senza sapere cosa riservi quello stesso lontano eppure così vicino universo. Questa apparente tranquillità viene però presto scombussolata dall'arrivo - proprio da quel Pianeta - di un misterioso ragazzo dalle sembianze umane e con evidenti segreti sulle spalle e nel cuore, Jude. È proprio nell'umanità dei protagonisti e nell'evolversi delle loro relazioni - col nuovo arrivato, col figlio deceduto, con la nipote, con i vicini - che la serie sembra funzionare di più, ma si perde invece in inutili misteri e plot twist nella parte puramente narrativa e fantascientifica. Tanto che alla fine degli otto episodi sarà necessaria una seconda stagione per poter avere un quadro generale esaustivo della storia raccontata.
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Terza età
La punta di diamante e vera forza della serie sono proprio i suoi due anziani protagonisti e lo svisceramento dal loro rapporto: è nei loro sguardi, nei loro silenzi, nei loro dialoghi compassati dati dall'età, nell'inquadrare le loro rughe che segnano il tempo che passa, che lo show respira, vive, ci fa avvicinare così tanto a un rapporto rimasto duraturo nonostante il lutto e la perdita. Ed è proprio di elaborazione del lutto (attraverso un elemento soprannaturale, guarda un po') che parla Notte stellata, ma soprattutto di cercare di "ricominciare a vivere" e trovare quel sense of wonder tanto caro alla letteratura dell'Età dell'Oro della fantascienza anni '40 e '50, il riuscire a meravigliarsi ancora, sorprendersi giunti a un'età in cui si fanno più bilanci che progetti. Il "senso di meraviglia" che a volte va a braccetto con la sospensione dell'incredulità, non richiede comprensione totale di ciò che si sta vedendo o leggendo ma di buttarsi a capofitto in una sensazione, di provarla a pieno titolo sulla propria pelle e soprattutto nel proprio cuore. Ed è quello che cercano di fare la dolce e accomodante Irene e il più burbero e diffidente Franklin, col nuovo arrivato così come coi vicini di casa.
Racconti da un altro Pianeta
L'interpretazione toccante e sentita di Spacek - che già aveva coinvolto in un ruolo simile nella sottovalutata Castle Rock e nel corto da cui è tratto il serial - e Simmons adombra gli altri personaggi e le altre storyline, come quella parallela del viaggio dall'Argentina agli Stati Uniti di una madre e una figlia con una altrettanto misteriosa missione, ricordando un incrocio fra The Village e la più recente The Girl in the Woods. Non si tratta di una lettura dell'anzianità dalle tinte horror e thriller come aveva fatto Shyamalan in The Visit, ma piuttosto la serie continua il percorso editoriale iniziato con prodotti come Tales from the Loop che univa la fantascienza ai rapporti familiari e soprattutto alle sensazioni che determinate scenografie dipinte potevano trasmettere allo spettatore. A conti fatti Notte stellata potrebbe essere una metafora della stanchezza del pubblico di oggi, bombardato da ogni parte da nuovi prodotti e generi ibridi, che brama di essere ancora sorpreso da quello spettacolo di magia che è l'audiovisivo così come accadeva in The Prestige di Christopher Nolan. Chissà se alla fine della visione anche il pubblico avrà voglia di essere stupito un'ultima volta.
Conclusioni
Alla fine della nostra recensione di Notte stellata non possiamo che gioire per come si tratti di un esperimento curioso che conferma la linea editoriale della piattaforma nel genere, con due protagonisti che ci fanno sognare insieme a loro, ma allo stesso rattristarci perché gli stessi inciampano in una trama che gioca su inutili e ridondanti (per il genere) plot twist narrativi, facendoci importare poco del resto della storia e degli altri personaggi.
Perché ci piace
- La tematica dell’elaborazione del lutto e della ricerca del sense of wonder.
- Due protagonisti in stato di grazia e con una chimica pazzesca in terza età…
Cosa non va
- …che però oscurano gli altri interpreti e personaggi e lo svilupparsi della trama.
- Mistero e colpi di scena di fondo inutili e già visti.