Nosferatu, intervista a Robert Eggers: "I miei film non hanno messaggi. E lascio le domande agli spettatori"

"Mi sento privilegiato, sono riuscito a realizzare ciò che volevo": il regista insieme a Willem Dafoe ci parlano del remake del classico di Murnau, rivisitato seguendo la massima accuratezza storica. In sala dal primo gennaio.

Robert Eggers e Willem Dafoe di nuovo insieme per Nosferatu

"Mi sento davvero privilegiato e umile: è quello che volevo fare. Non tutti ci riescono, pochissime persone. Quindi non prendo alla leggera questo privilegio. Il film è come se fosse il mio Disney World personale, grazie a cui ho reso reale tutto ciò che era nella mia testa. È davvero molto bello: quasi travolgente!". Robert Eggers ama Nosferatu di Murnau da tutta la vita. Da quando, precocissimo, l'ha visto per la prima volta a 9 anni. Folgorato dalla passione per il cinema e l'horror, a soli 17 ha diretto uno spettacolo teatrale dedicato al Conte Orlok. E ora, che di anni ne ha 40, dopo averlo inseguito a lungo, ha finalmente portato in sala il suo Nosferatu. Molto più di un remake: si tratta di una rivisitazione personalissima.

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Lily-Rose Depp in Nosferatu

Nei cinema dal primo gennaio, con anteprima il 31 dicembre, il Nosferatu di Eggers è formalmente abbagliante: la cura per i dettagli, i costumi, le scenografie è incredibile. Così come il grande lavoro sulla fotografia, realizzato insieme al fedelissimo Jarin Blaschke, con cui lavora fin dall'esordio, The Witch. Le immagini sempre più desaturate sembrano perdere sangue mano a mano che il film va avanti, proprio come i suoi protagonisti.

Un altro fedele collaboratore del regista è ormai Willem Dafoe: l'attore è alla terza collaborazione con Eggers, dopo The Lighthouse e The Northman. Qui ha il ruolo del Professor Albin Eberhart Von Franz, l'unico che sembra davvero capire cosa stia succedendo a Ellen Hutter (Lily-Rose Depp), che vede in sogno una strana figura, ovvero Orlok (Bill Skarsgård, irriconoscibile). Ecco cosa ci hanno detto l'autore e l'interprete nella nostra intervista, rivelando anche qualche dettaglio sulle scelte legate proprio all'aspetto del "non morto".

Nosferatu: intervista a Robert Eggers e Willem Dafoe

I vampiri, così come gli zombie, sono figure che assumono un significato diverso a seconda delle epoche in cui vengono rappresentati. Spesso il vampiro diventa infatti metafora della grande paura che la società prova in quel determinato momento storico. In questa versione di Nosferatu il personaggio centrale è Ellen, protagonista fin dal primo istante. La ragazza vive la possessione da parte del Conte Orlok come un segno della propria fragilità di carne e spirito. Il vampiro di Eggers è quindi un modo per parlare di salute mentale?

Il regista: "Mi sta piacendo molto ascoltare tutte le diverse interpretazioni dei giornalisti sul significato del film. Non ho mai voluto fare un film con un messaggio: cerco solo di entrare nella mentalità del periodo e del mondo che racconto. È questo che guida la mia mano e quella di tutti i miei collaboratori. Ma penso che quando si ha a che fare con qualcosa come Nosferatu, che è come una semplice fiaba, parlerà a persone diverse in modi diversi".

"Quindi, per alcune persone si tratta di salute mentale, per altre di relazioni tossiche, per altri ancora rappresenta le tue paure interiori. C'è chi ha detto perfino che sia l'avanzare dell'estrema destra. In ogni caso sono contento che la gente si faccia delle domande dopo aver visto il film: è la cosa più bella".

La mano e l'aspetto del Conte Orlok

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Nicholas Hoult in Nosferatu

L'ombra di Nosferatu, in particolare quella della sua mano, è iconica. Dal film di Murnau in poi, l'abbiamo sempre vista avvicinarsi all'interno di mura: che fossero quelle del suo castello, o della stanza da letto di Ellen. Eggers invece ha deciso di mostrarci la mano di Nosferatu che vaga in giro per il mondo, in spazi aperti. Come mai questa scelta?

Nosferatu
Una scena del Nosferatu di Eggers

Il regista: "È ispirata ad altri due film. Il Faust di Murnau, quando Satana sorvola la città con le sue ali. E Svengali di Archie Mayo con John Barrymore, quando sta mandando telepaticamente i suoi pensieri malvagi a Trilby attraverso la città".

Per quanto riguarda l'aspetto del Conte Orlok di Bill Skarsgård, invece, un dettaglio che sta già facendo discutere sono i suoi baffi, inediti in tutte le versioni precedenti, da quella di Murnau a Herzog. Perché Eggers ha voluto che li avesse? L'autore: "Guardate i ritratti dei nobili della Transilvania dell'epoca e provate a trovarne uno che non li abbia. Pensate a Vlad l'Impalatore, che tutti conoscono, se non avete voglia di cercare su Google".

Nosferatu, recensione: il vampiro come metafora della salute mentale

Willem Dafoe è il professor Von Franz

L'altro personaggio importante di questa versione di Nosferatu è quello di Dafoe, il professor Albin Eberhart Von Franz. Scienziato ma anche esperto di paranormale, è lui a intuire che molto probabilmente Ellen ha a che fare con un vampiro. Questo personaggio rappresenta quindi la scienza, ma sa che non ci si può affidare soltanto al progresso tecnologico. Ha ragione? Ci affidiamo troppo alla tecnologia?

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Willem Dafoe in Nosferatu

Willem Dafoe non ha dubbi: "Non farmi iniziare, davvero! Odio essere quello che dice queste cose, ma la risposta alla domanda è sì. Ogni volta che sono in un ristorante e vedo intere famiglie incollate ai loro dispositivi senza parlare tra loro, penso che le persone abbiano dimenticato come comunicare direttamente con gli altri. E credo che questa sia un'enorme rivoluzione nell'evoluzione sociale delle persone. Una rivoluzione che ovviamente apprezziamo ed è evidente, ma non sapremo quanto ci stia cambiando in modo radicale fino a quando non la vedremo davvero entrare in azione. E se guardate i bambini capite che con loro lo sta facendo".