Il 12 marzo uscirà in 200 copie nelle sale italiane il film di Sergio Castellitto, tratto dal best seller della moglie Margaret Mazzantini, Non ti muovere. L'attore/regista e la spagnola Penélope Cruz raccontano la straordinaria esperienza ad alto contenuto emotivo che li ha coinvolti.
Penélope Cruz, c'è un prezzo da pagare per imbruttirsi sullo schermo?
Non costa assolutamente niente. Un attore è al servizio del personaggio che deve interpretare, la bellezza non ha nulla a che vedere.
Ha avuto difficoltà ad interpretarlo?
Il romanzo è stato la mia guida. Sergio mi diceva che se mi fossi perduta avrei dovuto riprendere le pagine del libro. È stato una vera ispirazione, non riuscivo a smettere di piangere leggendolo.
Dopo avere lavorato negli USA come si è trovata in questa produzione italiana?
Ho fatto circa 30 film da quando avevo 14 anni e Non ti muovere è stata una delle esperienze migliori in assoluto che ricorderò sempre. Non parlo solo di lavoro, questo film mi ha fatto crescere, mi ha migliorato come persona. È stato una tappa della mia vita.
Il suo compagno Tom Cruise l'ha visto?
Sergio gli ha mostrato una ventina di minuti. Tom ha avuto una reazione forte, è rimasto molto colpito.
Signor Castellitto, quando le è venuto il desiderio trarre un film dal libro di sua moglie?
Margaret partorisce i suoi scritti in privato. Nel momento in cui mi ha permesso di leggerne alcune pagine ho trovato subito che fosse una storia da guardare. La prima versione della sceneggiatura l'ho scritta da solo eliminando l'espediente della voce narrante. Si tratta di una storia narrata in prima persona, ho cercato di trasformare i pensieri in dialoghi e in immagini.
Non ha avuto paura di fare un film sul dolore?
No, a meno che non fosse un dolore punitivo. Ho dovuto trovare un equilibrio tra il mio rigore nell'affrontare la storia e regalare emozioni allo spettatore. L'arte può farti passare mille pene, ma alla fine ti deve risarcire in qualche modo.
Timoteo, il personaggio principale che lei interpreta è un vigliacco, non crede?
Certo, è il ritratto giusto e azzeccato dell'uomo contemporaneo con quell'educata codardia che lo contraddistingue nei rapporti umani, ma non è del tutto negativo. È un uomo che ha vissuto nel fango e ad un certo punto si autosmaschera dicendosi la verità. Per essere eroi bisogna prima avere toccato il fondo e poi risalire.
Qual è il suo giudizio sull'interpretazione delle due donne del film?
Il risultato che abbiamo ottenuto è dovuto naturalmente al talento, ma tutto il resto lo mette la generosità di un attore. È sconvolgente quanto sia straziante e umile Penelope, mi ha ricordato Giulietta Masina. Ha voluto recitare con la sua voce e sono convinto che molte attrici italiane dovrebbero prendere lezioni di dizione da lei. Claudia Gerini che ha sempre elargito il suo estro con parsimonia, rivela col personaggio della moglie di avere il talento di un'attrice completa.
Si ritiene soddisfatto del suo lavoro?
Posso dire in tutta franchezza di avere fatto il film che volevo fare. Grazie ai produttori, ho goduto di una libertà artistica totale. Quindi se il film piace il merito è collettivo, se non piace è colpa mia.