Non avrai mai mia figlia, la recensione: un drammatico thriller da una storia vera

La recensione di Non avrai mai mia figlia, film dove la protagonista è vittima di uno stupro e denuncia il suo violentatore, dando inizio a una battaglia legale che porterà all'emanazione di una nuova legge federale specifica.

Non avrai mai mia figlia, la recensione: un drammatico thriller da una storia vera

Amy e la sua migliore amica Letty stanno trascorrendo la serata ad un party, dove fanno la conoscenza di Demitri, un ragazzo apparentemente perbene e affascinante. Questi a fine serata chiede ad Amy se possono uscire di nuovo insieme, ma lei rifiuta cortesemente la proposta. Qualche ora più tardi lui fa irruzione in casa sua e la aggredisce brutalmente, violentandola per poi sparire nel nulla. All'arrivo della polizia Amy denuncia lo stupro ma non sarà così semplice far condannare il colpevole.

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Non avrai mai mia figlia: una scena del film

Come vi raccontiamo nella recensione di Non avrai mai mia figlia, qualche settimana più tardi la protagonista scopre inoltre di essere rimasta incinta dopo quella drammatica nottata e nonostante il trauma subìto decide di non abortire e di portare a compimento la gravidanza. Ma nel frattempo Demitri non demorde e continua a minacciarla, sia per farle ritirare le accuse nei suoi confronti sia per paventare degli ipotetici diritti sull'affidamento della bambina, ormai nata. Un procedimento legale che durerà per diversi anni, durante i quali Amy dovrà guardarsi costantemente le spalle nella lunga attesa che la giustizia faccia finalmente il suo corso.

La bestia umana

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Non avrai mai mia figlia: una sequenza del film

Il The Rape Survivor Child Custody Act è una legge che impedisce agli uomini colpevoli di stupro di poter paventare diritti sulla paternità di un figlio nato per l'appunto da tale violenza: una scritta sui titoli di coda ci informa di questa norma legislativa posta in tempi relativamente recenti, nel 2015, e non ancora adottata in nessuno Stato americano. Non avrai mai mia figlia è ispirato a una drammatica vicenda realmente accaduta, e questo lo eleva al di sopra di molte altre produzioni realizzate dal canale televisivo e tematico Lifetime. Più dramma che thriller, in un'operazione che dietro il condivisibile messaggio nasconde in ogni caso le pecche tipiche di queste operazioni pensate per il piccolo schermo, a cominciare da una messa in scena del tutto anonima e a una gestione quanto meno ridondante dei vari personaggi coinvolti. Va detto che però la protagonista Lyndsy Fonseca trova il giusto approccio per il tormentato personaggio principale, cosa che non si può dire del resto del cast, a cominciare dalla guest star Kirstie Alley - in uno degli ultimi ruoli prima della prematura scomparsa - nelle vesti di invadente madre della vittima, che tiene più alla reputazione della famiglia che alla saluta psicofisica della figlia.

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Nel cuore del dramma

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Non avrai mai mia figlia: una foto del film

Il momento della violenza è saggiamente lasciato fuori campo - d'altronde la principale audience è composta da un pubblico facilmente impressionabile - ma ad ogni modo non mancano continui riferimenti al crimine perpetrato, così come l'ostilità da parte di un sistema che sembra preoccuparsi più del diritto alla presunzione di innocenza rispetto alle giuste ragioni di chi ha subìto un qualcosa di indicibile. Un'ottica patriarcale dove la donna viene vista come provocatrice, per la serie "se l'è andata a cercare": proprio contro le falle della società e delle leggi in vigore Amy si scontra ripetutamente, fino a quella resa dei conti che si tinge di spunti ulteriormente tensivi laddove la legge diventa inefficace. Con tanto di fase procedurali in corso d'opera, a loro volta ispirate ai fatti effettivamente avvenuti - foto di repertorio delle reali protagoniste inclusa - e un gioco del gatto con il topo che dura per gli ottanta minuti e rotti di visione, Non avrai mai mia figlia cerca di arrivare al sodo, nel centrare pur con mezzi limitati il cuore di una storia che anche nelle sue incapacità si rivela necessaria nel suo porsi quale sintomatica dei mali di una giustizia che è incapace di guardare al di là del proprio naso, salda su sicurezze ataviche destinate a essere rimodellate da un mondo forse più nuovo e giusto.

Conclusioni

Vittima di stupro tra le mura di casa sua, Amy è costretta ad attendere anni affinché il suo violentatore venga punito. Nel frattempo rimane incinta e decide di tenere la bambina, trovandosi ad affrontare un'ulteriore causa giudiziaria sul diritto a non far riconoscere la figura paterna, rea di quel brutale crimine. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Non avrai mai mia figlia, questo thriller televisivo a marchio Lifetime è ispirato a una drammatica storia realmente accaduta, con il procedimento legale che ha portato all'emanazione di una nuova legge ad hoc contro i colpevoli di violenza sessuale. Un film stilisticamente anonimo, che può contare sulla discreta performance della protagonista e sull'importanza del messaggio di denuncia in esso contenuto.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Lyndsy Fonseca offre una performance discretamente convincente nelle vesti della protagonista.
  • Una storia vera importante per i successivi risvolti legali...

Cosa non va

  • ... in una narrazione romanzata ad hoc per il pubblico televisivo.
  • Registicamente piatto.
  • Il resto del cast è altalenante.