Qualcuno ha detto che la mia carriera trascende ogni logica... è perché ho scelto un tipo di strani, piccoli film, e in qualche modo sono stati proprio questi a definire la mia carriera.
In effetti non è così semplice provare a 'incasellare' un'attrice come Nicole Kidman: dai primi passi nella nativa Australia, con un esordio nel mondo del cinema a soli quindici anni, al debutto hollywoodiano nel 1990 in Giorni di tuono al fianco di una superstar come Tom Cruise, che nello stesso periodo sarebbe diventato suo marito, fino a quella 'emancipazione' che, nel nuovo millennio, avrebbe portato la rossa Nicole a diventare una delle attrici più apprezzate e premiate della scena internazionale.
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Nicole, un'australiana fra Hollywood e il cinema d'autore
Nata a Honolulu da genitori australiani, per tutti gli anni Novanta Nicole Mary Kidman è stata conosciuta soprattutto come la "signora Cruise" e come l'interprete di grandi produzioni quali Cuori ribelli e Batman Forever. Poi, mentre il matrimonio con Tom Cruise si sfaldava e cadeva a pezzi sotto gli occhi della stampa e dell'opinione pubblica, per la prima volta la Kidman metteva davvero alla prova le sue doti d'attrice, dimostrando le reali dimensioni di una versatilità e di un talento che non si erano ancora rivelati fino in fondo. Alla sua filmografia si sarebbero aggiunti dunque ulteriori successi e titoli da Oscar, ma anche collaborazioni inaspettate e ruoli che ben poche dive hollywoodiane avrebbero avuto il coraggio di accettare.
E forse non è un caso se, in tempi recenti, a lasciare il segno non sono state certo le pellicole più convenzionali da lei interpretate (da Invasion a La bussola d'oro, da Australia a Trespass, passando per il flop di Grace di Monaco), quanto quei drammi d'autore che l'hanno resa un'icona dei cinefili e una presenza fissa ai principali festival del mondo: al punto che il mese scorso la Kidman ha avuto l'onore di rappresentare ben quattro progetti proiettati a Cannes, tra cui due film in concorso, L'inganno di Sofia Coppola e The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos (entrambi inseriti nel palmarès), e la miniserie televisiva Top of the Lake: China Girl, che sarà trasmessa a pochi mesi di distanza da un altro acclamato prodotto girato per il piccolo schermo, Big Little Lies - Piccole grandi bugie. A cinquant'anni appena compiuti, insomma, Nicole Kidman rimane una delle presenze più fascinose e carismatiche del grande e del piccolo schermo; e oggi proviamo dunque a ripercorrere i momenti salienti della sua carriera attraverso una classifica di dieci fra le sue migliori performance di sempre.
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10. Lion - La strada verso casa
Partiamo da uno dei successi più 'freschi' di Nicole Kidman, Lion, che le è valso la sua quarta candidatura all'Oscar (la prima come miglior attrice supporter) alla scorsa edizione degli Academy Award. Nell'opera prima di Garth Davis, la Kidman ruba la scena nei panni dell'australiana Sue Brierley, madre adottiva dell'indiano Saroo (interpretato da adulto da Dev Patel), che a cinque anni si ritrova all'improvviso separato dalla propria famiglia d'origine. La sua interpretazione di questa affettuosa madre di famiglia dà vita a uno dei momenti più toccanti di Lion, ovvero lo struggente confronto fra Sue e Saroo sui motivi che hanno spinto la donna all'adozione.
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9. Eyes Wide Shut
Nel 1999, pochi mesi dopo la scomparsa di Stanley Kubrick, approdò nelle sale l'ultimo, controverso film del leggendario regista americano: Eyes Wide Shut, torbida incursione nelle fantasie erotiche di una coppia dell'alta borghesia newyorkese, ispirato al romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler. E Nicole Kidman, per l'ultima volta al fianco del marito Tom Cruise (di lì a breve il loro matrimonio si sarebbe dissolto), sfodera una sensualità dirompente e tenebrosa nella parte di Alice Harford, bellissima moglie del ricco medico Bill: un ruolo complesso, quello di una giovane donna con segreti e fantasie inconfessabili, a cui la Kidman conferisce una sottile vena provocatoria (si veda il suo schietto faccia a faccia con il marito) e un intrigante carico di ambiguità.
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8. Da morire
Seducente, ambiziosa e sfrontatamente amorale: nel 1995 una Nicole Kidman appena ventisettenne si cimentò con un personaggio alquanto atipico in Da morire, black comedy firmata da Buck Henry, diretta da Gus Van Sant e ispirata a un reale caso di cronaca. La Kidman si cala infatti nei panni di Suzanne Stone, una ragazza arrivista disposta a tutto pur di diventare una star della televisione: dai primi passi come annunciatrice dei servizi meteorologici a un piano omicida architettato con la complicità dello studente Jimmy Emmett (Joaquin Phoenix) per sbarazzarsi dell'ingombrante marito Larry Maretto (Matt Dillon). Grazie al film di Van Sant, Nicole si sarebbe aggiudicata il Golden Globe come miglior attrice di commedia.
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7. Moulin Rouge
È senza dubbio l'interpretazione più iconica e amata nella carriera di Nicole Kidman, che nel 2001 meravigliò critica e pubblico calandosi nei panni di Satine, la seducente star della compagnia di ballo del Moulin Rouge nella Parigi del 1900, di cui si innamorerà follemente lo scrittore inglese Christian (Ewan McGregor). Diretto dall'australiano Baz Luhrmann, Moulin Rouge è la pellicola che ha avuto il merito di rilanciare la fortuna del genere musicale: un instant classic in cui la Kidman unisce a un'inconfondibile presenza scenica anche inaspettate doti canore. Grazie a Moulin Rouge, la diva ha ricevuto il Golden Globe come miglior attrice e la sua prima nomination all'Oscar.
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6. The Hours
Appena un anno dopo il successo di Moulin Rouge, Nicole Kidman si guadagnò una nuova valanga di elogi grazie al ruolo che le avrebbe permesso di ricevere il premio Oscar, il Golden Globe e il BAFTA Award come miglior attrice e l'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2003: quello della scrittrice Virginia Woolf in The Hours, trasposizione diretta da Stephen Daldry del romanzo Le ore di Michael Cunningham. Nel racconto parallelo di una giornata nell'esistenza di tre donne vissute in epoche diverse, la Kidman sostiene un'impegnativa "sfida a distanza" con due comprimarie del calibro di Meryl Streep e Julianne Moore, dando volto e voce ai silenziosi tormenti e all'angoscia divorante della Woolf mentre si accinge a comporre il suo capolavoro, La signora Dalloway: una prova che ha spinto l'attrice fuori dalla propria comfort zone e che le ha permesso di mostrare una grande profondità drammatica.
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5. Dogville
Poche superstar di Hollywood all'apice della loro popolarità avrebbero accettato di mettersi nelle mani di uno dei più arditi e discussi esponenti del cinema d'autore europeo: e a riprova del 'coraggio' di Nicole Kidman, nel 2003 la diva australiana recitò come protagonista in Dogville, dramma dall'impostazione marcatamente teatrale scritto e diretto dal regista danese Lars von Trier. In un'opera della durata di ben tre ore, la Kidman regala una performance paragonabile a un autentico tour de force nella parte di Grace Margaret Mulligan, una giovane donna dall'oscuro passato che giunge a Dogville, una fittizia cittadina presso le Montagne Rocciose, dove tenterà di inserirsi all'interno della piccola comunità locale. Il risultato è un'altra prova da applausi: la Kidman usa infatti la propria bellezza sofisticata come veicolo per trasmettere le contraddizioni della sua eroina, al contempo fragile e orgogliosa, gentile e amorevole ma, in ultima analisi, anche ferocemente vendicativa.
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4. Rabbit Hole
Nel 2010, Nicole Kidman ha ottenuto la sua terza nomination all'Oscar come miglior attrice per il ruolo di Becca Corbett, la protagonista del dramma teatrale di David Lindsay-Abaire portato al cinema dal regista John Cameron Mitchell con il film Rabbit Hole. Accanto ad Aaron Eckhart nella parte di suo marito Howie, la Kidman offre una delle sue prove più sfaccettate e toccanti nel ruolo di una donna alle prese con la dolorosa elaborazione del lutto per la morte del figlioletto Danny, rimasto ucciso in un incidente stradale: un evento traumatico che la spingerà a confrontarsi con Jason (Miles Teller), l'adolescente alla guida dell'auto che aveva investito il bambino, in un racconto in cui alla sofferenza inesprimibile di Becca fa da contraltare il suo strenuo desiderio di ricominciare a vivere.
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3. Birth - Io sono Sean
È uno dei titoli più sottovalutati nella filmografia di Nicole Kidman, nonché una delle interpretazioni più impressionanti del suo repertorio: ci riferiamo a Birth - Io sono Sean, imprevedibile dramma sentimentale diretto nel 2004 da Jonathan Glazer. La Kidman si cala con stupefacente intensità nel ruolo di Anna, una donna newyorkese rimasta vedova dieci anni prima e in procinto di risposarsi in seconde nozze con Joseph (Danny Huston); la sua serenità viene però turbata dalla misteriosa apparizione di un bambino di dieci anni (Cameron Bright) che sostiene di essere la reincarnazione del suo defunto marito Sean. Alle prese con una storia tanto delicata quanto rischiosa, l'attrice si produce in una performance incredibilmente immersiva, tutta costruita sulla forza delle sue espressioni e dei suoi sguardi: un esempio su tutti, il suo struggente piano sequenza durante la scena dell'esecuzione de La Valchiria di Richard Wagner.
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2. The Others
Un cult dell'horror che ha fatto scuola, e che probabilmente non avrebbe avuto lo stesso, clamoroso successo se non fosse stato per la magnetica prova di Nicole Kidman, che nel 2001, oltre a mietere consensi con Moulin Rouge, ci consegnò un'interpretazione ancora più memorabile in The Others, libera rivisitazione di Giro di vite di Henry James da parte del regista spagnolo Alejandro Amenábar. La Kidman presta il volto al personaggio di Grace Stewart, che vive con i suoi due figli in un antico maniero di campagna in un'isola del Canale della Manica nel 1945, mentre il marito risulta ancora disperso in guerra; costretta a mantenere la casa perennemente in penombra a causa della malattia che affligge i suoi bambini, Grace inizierà a percepire strani fenomeni e minacciose presenze all'interno dell'abitazione. Un sensazionale meccanismo di suspense vivificato dalla magnifica performance della Kidman, che restituisce alla perfezione le inquietudini e lo sgomento della sua protagonista.
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1. Ritratto di signora
Se The Others era soltanto ispirato a Henry James, è invece la trasposizione di un altro classico del grande scrittore americano a dominare il primo posto della nostra classifica: perché, per quanto un dibattito sulla miglior interpretazione di Nicole Kidman potrebbe condurre a parecchie opzioni, la scelta di chi scrive ricade con poca esitazione sulla Isabel Archer al centro dello splendido Ritratto di signora, diretto dalla regista neozelandese Jane Campion nel 1996. Acuta rilettura dell'opera di James, Ritratto di signora vede la Kidman nel ruolo di una giovane ereditiera americana dell'Ottocento che, nel corso di un viaggio a Firenze, si lascia irretire dal fascino dell'ambiguo Gilbert Gismond (John Malkovich). La bellezza diafana dell'attrice australiana, la dolente espressività dei suoi sguardi, la dicotomia fra determinazione e debolezza insita nelle sue parole e nei suoi gesti le permettono di creare un personaggio indimenticabile: non solo un'altra eroina romantica tipica del cinema della Campion, ma anche uno dei più potenti 'ritratti' mai disegnati dalla Kidman.