Un Leone d'Oro applaudito a furor di popolo, perlomeno fra critici e spettatori presenti a Venezia; un film, Sulla mia pelle, che sta già diventando un piccolo fenomeno grazie a un'inedita, doppia uscita in contemporanea nelle sale cinematografiche (distribuito da Lucky Red) e in streaming; e un dibattito sempre più acceso che vede coinvolti distributori, esercenti e semplici appassionati. Nel mezzo, la "pietra dello scandalo" dello scorso Festival di Cannes e il vero dominatore dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia: Netflix.
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Negli ultimi due anni la piattaforma di streaming, che già da tempo si è affermata pienamente in campo televisivo realizzando serie premiatissime come House of Cards, Stranger Things, The Crown, Orange Is the New Black, Master of None e GLOW, si sta dedicando anche ai film, e con un'ambizione ben precisa: quella di realizzare titoli in grado di competere - e, come abbiamo appurato, perfino di vincere - ai principali festival cinematografici del mondo. Con annessi dibattiti su cosa sia interpretabile oggi come "cinema", e se il grande schermo rimanga un passaggio indispensabile per poter far rientrare un film in questa categoria.
Ma il discorso, ben lontano da una conclusione definita, non riguarda unicamente i festival: lo scorso anno, infatti, Netflix ha piantato la sua 'bandierina' addirittura agli Oscar, nelle categorie di maggior peso, e alla prossima edizione degli Academy Award rischia di ritrovarsi in prima fila grazie a Roma, lo splendido lavoro di Alfonso Cuarón che a Venezia ha incantato praticamente tutti, aggiudicandosi un meritatissimo Leone d'Oro come miglior film. Di seguito ripercorriamo dunque la storia del rapporto, tormentato ma anche appassionato, tra Netflix e i festival del cinema, offrendo pure uno sguardo a cosa ci attende da qui ai prossimi mesi...
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Il film della svolta: Beasts of No Nation
Il 16 ottobre 2015, Netflix mette per la prima volta a disposizione sulla propria piattaforma un film originale, che prima di allora non era mai stato distribuito nelle sale: Beasts of No Nation, trasposizione del romanzo di Uzodinma Iweala da parte del regista Cary Fukunaga, con una cruda immersione nella realtà dei bambini-soldato impiegati nelle guerriglie in Africa. Poco più di un mese prima, Beasts of No Nation era stato presentato in concorso al Festival di Venezia, dove l'esordiente quattordicenne Abraham Attah aveva ricevuto il premio Mastroianni come miglior attore emergente.
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Netflix a Cannes: Okja e The Meyerowitz Stories
Trascorre un anno e mezzo e, all'annuncio del concorso per il Festival di Cannes 2017, desta grande clamore la scelta di due pellicole prodotte da Netflix e destinate a saltare del tutto il passaggio in sala. Okja, del regista coreano Bong Joon-ho, è un'opera di fantascienza distopica che, attraverso le avventure della giovane allevatrice Mija e del suo simpatico super-maiale, costruisce un'appassionata parabola animalista; nel cast spiccano nomi del calibro di Tilda Swinton e Jake Gyllenhaal. The Meyerowitz Stories è invece la nuova commedia scritta e diretta da Noah Baumbach: un ironico e malinconico ritratto familiare nella cornice della borghesia intellettuale di New York, interpretato da Adam Sandler, Ben Stiller, Dustin Hoffman ed Elizabeth Marvel. Entrambi i film registrano un riscontro molto positivo da parte della critica, ma le polemiche sulla loro legittimità in merito al concorso al Festival coinvolgeranno perfino i membri della giuria di Cannes.
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Puntando agli Oscar: Per primo hanno ucciso mio padre e Mudbound
Nel 2017, oltre a 'debuttare' a Cannes, Netflix decide di tentare un'impresa ancora più ambiziosa, ovvero inserirsi all'interno della awards race americana. Per primo hanno ucciso mio padre, adattamento realizzato da Angelina Jolie dal libro autobiografico di Loung Ung (in italiano Il lungo nastro rosso), descrive gli orrori e le stragi commessi in Cambogia dagli khmer rossi; dopo le anteprime a Telluride e Toronto la pellicola viene scelta come rappresentante della Cambogia per l'Oscar come miglior film straniero, ma viene esclusa dalla selezione dell'Academy, dovendo accontentarsi della nomination al Golden Globe.
Avrà più fortuna, nello stesso anno, un altro titolo di punta della scuderia di Netflix, acquistato subito dopo le proiezioni al Sundance Film Festival: Mudbound, dramma ambientato nelle aree rurali del Mississippi durante la Seconda Guerra Mondiale e nell'immediato dopoguerra, fra tensioni sociali e razzismo imperante. Scritto e diretto da Dee Rees a partire dal romanzo Fiori nel fango di Hillary Jordan e interpretato da Jason Mitchell, Carey Mulligan, Garrett Hedlund e Jason Clarke, Mudbound permette a Netflix di concorrere agli Oscar con ben quattro nomination, fra cui quelle per la sceneggiatura e per l'attrice supporter Mary J. Blige.
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La parte del leone: Roma e gli altri film di Venezia 2018
Se fa scalpore la scelta, da parte del Festival di Cannes, di non accettare più produzioni Netflix a partire dal 2018, la grande rivincita arriva pochi mesi più tardi, in occasione dell'ultima Mostra di Venezia. L'apertura della sezione Orizzonti è affidata a Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, che ricostruisce la tragica vicenda di Stefano Cucchi, interpretato da Alessandro Borghi; dopo gli applausi al Festival, il 12 settembre il film debutta sia in streaming, sia in una distribuzione 'ordinaria' nelle sale, riscuotendo un ottimo responso di pubblico. In concorso, invece, sfilano altri tre titoli che battono la bandiera di Netflix, due dei quali in uscita fra ottobre e novembre: 22 luglio di Paul Greengrass, dramma dedicato alla strage di Oslo e di Utøya nel 2011 e al processo contro l'attentatore, e La ballata di Buster Scruggs, il nuovo lavoro dei fratelli Coen.
Suddiviso in sei episodi distinti ambientati nel Far West, La ballata di Buster Scruggs gioca con gli elementi canonici del genere di appartenenza in una mescolanza di toni e registri diversi, dalla farsa alla malinconia; il film viene ricompensato dalla giuria con il premio per la miglior sceneggiatura. Ma a fare letteralmente la "parte del leone" a Venezia è l'opera in grado, fin dalla prima proiezione, di suscitare un entusiasmo pressoché unanime, fino ad aggiudicarsi il massimo riconoscimento del Festival, il Leone d'Oro: Roma di Alfonso Cuarón. Suggestiva rievocazione del periodo dell'infanzia del regista a Città del Messico negli anni Settanta, adottando il punto di vista di una giovane domestica in servizio presso una famiglia dell'alta borghesia, Roma sarà messo online da Netflix il 14 dicembre, ma contemporaneamente dovrebbe godere anche di una distribuzione nelle sale: l'opportunità migliore per farsi avvolgere ancora di più da un film narrativamente potente e visivamente splendido, del quale, con tutta probabilità, si tornerà a parlare parecchio anche durante la prossima stagione degli Oscar.