La lista dei debutti alla regia da parte di attrici e attori italiani negli ultimi cinque anni è cresciuta a dismisura. Un'epidemia cinematografica che in alcuni casi - come C'è ancora domani di Paola Cortellesi - si è tramutata in un grande successo e nel plauso di pubblico e critica. Altri titoli, invece, sono passati più in sordina. Non crediamo sia il destino di Nero, esordio dietro la macchina da presa di Giovanni Esposito presentato al Torino Film Festival e nel corso delle Giornate professionali di cinema di Sorrento.
Nero: un intreccio di realismo magico e racconto sociale
"C'aggia fatto. C'aggia fatto". Nero (Esposito), un delinquente di mezza età non smette di ripeterlo tra le lacrime mentre vaga in un corridoio di un supermercato di periferia. Durante una rapina è partito accidentalmente un colpo dalla sua pistola che ha ucciso un benzinaio. Con le mani sporche del sangue dell'uomo fugge sconvolto nella casa della sorella Imma (Susy Del Giudice) affetta da un ritardo mentale e di cui si prende cura da quando sono bambini. Ma quando scopre che la vittima si è risvegliata illesa ne rimane scioccato. Tutti nel quartiere dicono che è stata la "Madonna dei detersivi", una statua della vergine che protegge il reparto casalinghi, ma a far tornare in vita quell'uomo è stato proprio Nero con il potere delle sue mani.
Se ne rende conto anche un poliziotto che indaga sul caso che implora l'uomo di guarire sua figlia in coma da anni. Il miracolo si ripete, ma Nero si accorge che a ogni guarigione perde un senso. Scritto a sei mani da Esposito, Valentina Farinaccio e Francesco Prisco, Nero è una sorpresa. Un film che riesce a mantenere il suo equilibrio narrativo dall'inizio alla fine mentre intreccia con abilità racconto sociale (l'estrema periferia in cui si muovono i personaggi), credenze popolari e realismo magico.
Quando la voce si diffonde, tutti vogliono un miracolo da Nero. Mentre lui vorrebbe solo fuggire via con la sorella e il suo amore perduto. Non ha mai fatto "la Madonna di professione" e non aspira ad esserlo. Vorrebbe solo lasciarsi alle spalle quella miseria, ricominciare da zero altrove. Ma quel dono si trasforma anche in una condanna attirando a sé la prepotenza altrui.
Giovanni Esposito è bravissimo nel tratteggiare la disperazione del suo personaggio, la speranza che vive in lui quando pensa di poter cambiare vita così come la tenerezza del rapporto con sua sorella Imma. Una prova più che riuscita per un interprete che ci ha abituati a tanta commedia e che ci mostra un altro, convincente profilo (sebbene nel film non manchi un filo ironico che attraversa il racconto).
Un film sul sacrificio
Illuminato dalla fotografia di Daniele Ciprì che sottolinea il differente approccio dei fratelli alla vita anche grazie all'uso della luce e dei colori che li caratterizzano, Nero è un film sul sacrificio. Su quello che siamo disposti a compiere individualmente e collettivamente per noi stessi e per gli altri. Una fiaba moderna sull'altruismo contrapposto all'egoismo. Un racconto estremamente attuale realizzato nell'era dell'io, ma che non ha interesse nel dare lezioni.
Un film capace di toccare un pubblico ampio e che, nonostante l'ambientazione, non calca mai la mano sulla messa in scena di una periferia degradata tale da diventare caricaturale. C'è misura nella scrittura e nella regia nonostante la sfera emotiva del racconto non venga mai meno. Un esordio felice e originale che arriva dritto al cuore.
Conclusioni
Il debutto alla regia di Giovanni Esposito è di quelli che lasciano il segno. La storia di Nero, un piccolo delinquente che si prende cura della sorella con una forma di ritardo mentale, che nel corso di una rapita uccide accidentalmente un uomo. Ma dopo averla toccata con le sue mani, la vittima torna in vita. Un miracolo al quale ne seguiranno altri che porteranno Nero a perdere un senso alla volta. Un film che mantiene intatto il suo equilibrio narrativo mentre fonde tra di loro racconto sociale, credenze popolari e realismo magico. Un film sul sacrificio e l'altruismo nell'era dell'io.
Perché ci piace
- L'equilibrio narrativo
- La prova fattoriale di Esposito e Del Giudice.
- L'unione di racconto sociale, credenze popolari e realismo magico.
- La tenerezza nel rapporto tra Nero e Imma.
Cosa non va
- Chi non ama il realismo magico applicato al cinema potrebbe faticare ad entrare in connessione.