Si immerge nella sua Napoli come fosse la prima volta Marco D'Amore, nel tentativo di scoprirne segreti e misteri in Napoli Magica, film da lui diretto e interpretato, presentato alla 40esima edizione del Torino Film Festival e al cinema come evento speciale il 5, 6 e 7 dicembre con Vision Distribution. Con un soggetto e una sceneggiatura scritta insieme a Francesco Ghiaccio, D'Amore è guida, Cicerone per lo spettatore lungo i luoghi iconici della città e poi si trasforma in protagonista di una favola, a tratti oscura, in cui si immerge nel profondo di Napoli, i suoi misteri e le sue leggende. Alle persone incontrate per caso in strada e le loro storie, D'Amore alterna il racconto e l'incontro con personaggi del mito: la sirena Parthenope, il munaciello, le anime pezzentelle, Pulcinella. Sono tante le anime di Napoli e con questo film Sky Original, prodotto da Sky e Mad Entertainment, Marco D'Amore si propone di scoprirle e abbracciarle nelle loro meraviglie e i loro difetti. A Torino, una città affine per misteri e magia, il regista ci svela i retroscena di questa sua Napoli magica.
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La vita e la morte
Napoli magica ed aggiungerei anche esoterica: non sembra un caso che questo film venga presentato qui a Torino, che è un'altra città con un legame molto sottile tra vita e morte.
Sicuramente in questo senso le due città sono collegate: pochi sanno che anche Napoli ha un percorso esoterico molto affascinante, che è tracciato per luoghi sconsacrati, perché è una città che da sempre cammina a braccetto con la morte, non a caso tenta di esorcizzarla in ogni modo, ma sempre e comunque dandogli del tu.
Sei nel film guida, napoletano tra i napoletani, e ad un certo punto decidi di fondere finzione e realtà, direi sogno e realtà, e ti metti in contatto con la morte. Perché questa scelta?
È il principio su cui si fonda la narrazione del film, cioè quello di cercare risposte in superficie e in questo modo cercare di solleticare quello che c'è sotto per esserne attratti da un punto di vista dei sensi e fisicamente, per compiere un percorso quasi come se si scendesse nelle viscere di una città. Ed è fondamentale questo perché Napoli è anche una città che si rappresenta in qualche modo, che ha bisogno anche della finzione per veicolare certi messaggi ma soprattutto per interpretare la vita. È immensa la rappresentazione culturale della città attraverso la musica, il teatro, attraverso il cinema. E quindi per forza di cose non ci poteva bastare stare in mezzo alla vita ma in qualche modo andare verso la morte.
La paura e uno spin-off
Spesso nel film si ripete e ci viene ripetuto di "Non avere paura". È un po' una sorta di percorso catartico che hai fatto, con la tua città e con lo spettatore?
Quella frase reiterata era necessaria soprattutto per me che come in un mantra mi sono spesso ripetuto di non avere paura di raccontare la città e di non avere paura di sembrare per qualcuno poco esaustivo, incompleto, incompiuto, e questo film lo è, è un fallimento, così come quando si parla dell'amore. Come si fa ad essere definitivi rispetto all'amore oppure come quando si parla della morte?. È impossibile e questo film non lo è. Quel mantra mi ha accompagnato. Ma è anche una carezza, che fa questo mondo oscuro rispetto a chi lo vuole abitare e lo vuole conoscere, di non aver paura di provare ad ascoltarlo per quanto violento e crudo possa essere.
Come dice uno dei personaggi del film, una signora: non bisogna avere paura dei morti, ma dei vivi, perché i morti non possono farti nulla. Lo vogliamo fare dunque uno spin-off su questa donna che vede il fantasma dell'uomo del primo piano?
Patrizia, la signora in questione, mi ha fatto un grandissimo regalo e devo dire che di quella immensa chiacchierata io ho tenuto solo un frammento perché il cinema ti impone una sintesi, ma lei è riuscita incredibilmente, senza sapere nulla del film, ad anticiparne tutti i temi soprattutto quando dice quello, che i vivi fanno paura e della morte non bisogna avere paura. Perché lei sente intorno delle presenze che aleggiano e che la proteggono, lei che ha visto e ha conosciuto le difficoltà della vita non ha paura della morte e questo è stato uno dei più grandi insegnamenti che ho raccolto in questo percorso. QWuindi lo spin-off lo potremmo fare.
Napoli e i suoi difetti
Come ti sei posto verso le contraddizioni di Napoli, i difetti che da napoletano conosci più di tutti?
Mi sono posto come si pone un uomo che è pieno di miseria, pieno di difetti e contraddizioni, pieno di limiti e compie sbagli dalla mattina ala sera. Mi sono posto in ascolto, cercando di raccogliere quello che veniva, senza imporre niente né alle persone che incontravo, né ai miti che cercavo di interrogare. Perché sono un miserabile.