E' quasi impossibile trovare un'interpretazione affidabile all'ultimo film di David Lynch, Mulholland Drive, lo stesso regista si è più volte rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda riguardasse la trama o i significati dell'opera.
Appena terminata la prima visione del film si è turbati, confusi, ancora travolti dal finale apparentemente sconnesso che ha cancellato tutte le certezze che avevamo accumulato nella prima parte del film; ma se guardato con più attenzione non è poi così difficile notare alcuni elementi che rappresentano la chiave di volta per un'interpretazione che letteralmente dà nuova luce e nuova vita a tutto il film.
L'elemento forse più importante si trova proprio all'inizio del film, ancor prima dei titoli di testa quando, dopo un coloratissimo balletto anni '50/'60, la macchina da presa si avvicina sempre di più ad un letto e ad un cuscino fino a "poggiarcisi" sopra. A questo punto partono i titoli di testa e potremmo dire che comincia il film, ma quello che veramente è appena cominciato è un sogno, il sogno della protagonista Diane Selwyn, magistralmente interpretata da Naomi Watts, che riflette i propri desideri e i propri sensi di colpa nel suo alter ego onirico Betty Elms.
Il sogno di Betty
Betty è una delle tante ragazze arrivate a Los Angeles con la speranza di fare carriera nel patinato mondo del cinema. Trova ospitalità a casa della zia che è fuori città, ma arrivata all'abitazione scopre di non essere sola: in casa si è infatti introdotta la fascinosa Rita, una donna che ha subito un grave incidente la sera prima sulla Mulholland Drive e ha perso completamente la memoria.
Comincerà così una sorta di giallo, in cui le due donne cercheranno di scoprire la vera identità di Rita, mentre nel frattempo altri personaggi entreranno a far parte della nostra storia, come un regista che è costretto dalla malavita ad accettare come protagonista del suo film una loro protetta e un killer tanto maldestro quanto enigmatico.
Ma tutti questi personaggi ed eventi non sono altro che proiezioni dei veri sentimenti di Diane e soprattutto dei suoi desideri: soltanto verso il finale del film la protagonista tornerà alla realtà (sarà l'inquietante cowboy a dirle che è ora di svegliarsi) e la sua vera storia si farà più chiara, ogni elemento del sogno avrà un suo significato specifico.
Innanzitutto il rapporto con Rita, il suo inconscio desiderio di proteggerla, conquistarla e poterla amare, non sono che l'espressione di un desiderio frustrato verso questa attrice, il cui vero nome è Camilla Rhodes, che, dopo essere stata sua amante, l'ha abbandonata per un famoso regista ma continua a tormentarla con il suo ricordo e ad umiliarla sadicamente.
Gelosia, passione e vendetta
E' tanta la passione, tanta la rabbia, che Diane ingaggia un killer, lo stesso che avevamo visto nel sogno, per far uccidere la sua amata; l'omicidio ha luogo poco prima degli eventi narrati nel film, come ci viene dimostrato dalla chiave azzurra che Diane trova sul tavolo al suo risveglio e che, in accordo con il killer, avrebbe rappresentato il successo della sua missione.
E' abbastanza chiaro quindi che il rapporto (onirico) tra Betty e Rita è la proiezione di un desiderio inappagato e soprattutto del senso di colpa che Diane prova, e l'amnesia della bruna rappresenta il suo anelito di ricominciare tutto da capo, come se nulla fosse successo.
Ma Diane sa essere vendicativa anche nel sogno, ed è così che il regista che le ha strappato l'amata diventa non solo un pupazzo nelle mani della malavita locale ma è lui ad essere tradito dalla compagna. Il regista, inoltre, rappresenta anche i sogni di successo di Diane che, proprio come la sua Betty, era arrivata ad Hollywood per diventare una stella del cinema. Fallisce anche in questo, anzi le uniche possibilità lavorative le arrivano dal successo di Camilla, e quindi Diane inconsciamente si vendica anche di Hollywood, rappresentandola in sogno come un ambiente estremamente corrotto, in cui un misterioso nano (lo stesso già visto nella fortunata serie tv I segreti di Twin Peaks) decide le sorti dei set cinematografici da una stanza vuota.
Allo stesso tempo Betty, che è invece innocente e ignara di questi meccanismi perversi, affronta un provino in cui dimostra delle doti straordinarie e affascina con un solo sguardo il regista; ma non ci sarà speranza per lei, la meschina Hollywood non lascia possibilità di riuscita.
Questo sogna Diane, e in questo modo giustifica i suoi insuccessi.
Tra realtà e fantasia
Ci sarebbero ancora moltissimi elementi da trattare, come il Club Silencio che allo stesso tempo rappresenta la finzione del cinema e l'avvicinarsi della veglia, il chiudersi del sogno e quindi l'impossibilità di distinguere tra realtà e finzione, o ancora la scatola da cui fuoriescono i due anziani signori con il loro sorriso innaturale e inquietante: altra proiezione del senso di colpa di Diane - possiamo immaginarli facilmente come i suoi genitori, probabilmente non molto felici all'idea che la loro figlia si trasferisse ad Hollywood in cerca di fortuna - e che lei, in sogno, trasforma nelle persone che vorrebbe fossero, ovvero gentili, fiduciosi, soddisfatti e orgogliosi di loro figlia.
E in più il mostro che si trova dietro il ristorante, il cowboy dallo sguardo di ghiaccio, l'indovina che predice sventure, tante, troppe materializzazioni del suo animo nero e del suo orribile operato, che non le lasciano altra scelta se non il suicidio, la fine degli incubi, la fine dei sogni.