Mucchio selvaggio Real Estate
Vita dura per tutti quelli che mirano ad entrare nel 'giro' del mercato immobiliare londinese. E' quello dell'edilizia selvaggia, degli assessori che vendono agevolazioni e licenze al miglior offerente, il business più importante della città che ha superato di gran lunga quello del traffico di droga. Palazzi che sorgono da un giorno all'altro come niente fosse in una metropoli che sembra un enorme cantiere a cielo aperto, con conseguente grande afflusso di denaro da tutto il mondo, in particolar modo dal blocco orientale con la cosiddetta 'nuova scuola' che prende sempre più piede nel territorio del vecchio regime mafioso londinese. E quando il ballo è seducente e divertente, tutti vogliono ballare e la pista si affolla pericolosamente. C'è di tutto: imprenditori senza scrupoli, una nuova ondata di grandi criminali russi con le tasche piene di miliardi fino ai piccoli malviventi affamati dei bassifondi, come mucchio selvaggio che vive di espedienti e cerca di trarre il massimo vantaggio da ogni situazione. Il tutto senza dimenticare burocrati e politicanti, tra i quali spicca un'intrigante femme fatale di nome Stella, che contano i soldi e giocano il ruolo chiave di intermediari nel marasma del mattone. Chiunque voglia una fetta della torta però è costretto prima o poi a vedersela con Lenny Cole, un gangster della vecchia scuola ("...non esiste una scuola come la vecchia scuola e io, porca troia, sono il preside!") che gestisce il mercato immobiliare della città in maniera pressoché totale. Basta una sua telefonata o una visita del suo braccio destro Archy per far sorgere o risolvere grandi e piccole complicazioni o per accorciare di cinque o dieci anni le attese per una licenza. Ma mentre tutti rincorrono tutti e tutti fregano tutti, c'è qualcuno che nell'ombra del suo isolamento se la ride di gusto. L'oggetto intorno al quale ruota tutta la vicenda, un misterioso quadro portafortuna, finisce ad un certo punto nelle mani di Johnny Quid, una rockstar tossicodipendente in declino che d'accordo con i suoi agenti è sparito dalla circolazione fingendosi morto per far impennare le vendite dei suoi dischi. E' furbo, come e forse di più del suo patrigno Lenny, ma soprattutto sa quello che vuole...
Nove anni dopo i 'pazzi scatenati' di Lock & Stock, otto dopo 'lo strappo' di Snatch, ma soprattutto dopo la parentesi infelicissima che l'ha visto dirigere nel 2002 la moglie Madonna al fianco di Adriano Giannini in Travolti dal destino (remake del film della Wertmuller che vedeva negli anni '70 protagonisti Giannini Sr. e la Melato) il quasi ex-signor Ciccone Guy Ritchie torna agli antichi splendori realizzando il terzo capitolo della sua personalissima saga del crimine con questo Rocknrolla.
Ancora una volta Londra, ancora una volta il mondo della malavita raccontato attraverso il suo sboccato linguaggio da videoclip rock e il suo inconfondibile stile ricco di citazioni pulp, di tensione, di humor nero e di inventiva. La Londra dark dei vicoli, la controcultura dell'alcol e dello spaccio di droga, dei locali notturni e della malavita è divenuta per Ritchie lo scenario ideale in cui ambientare le sue appetitose storie di gangster, un marchio di fabbrica unico (ma non inimitabile) che contraddistingue il suo cinema così come la narrazione a tutta velocità e ad incastro, le musiche da urlo, l'uso di flashback, di sequenze da comic-movie, di colpi di scena, di trucchi di regia magistrali, di gag comiche e di violenza. Tutto all'ennesima potenza. E' incredibile, ma quando si ha a che fare con Ritchie si ha quasi la sensazione di assistere sempre allo stesso film, con attori e storie che si somigliano, ma ogni volta il risultato è più avvincente, più brillante, più geniale, più tutto.
La voce fuori campo di uno dei personaggi fa da raccordo nell'intricatissima storia raccontando uno ad uno i tanti personaggi (alcuni ispirati a personaggi realmente esistenti di facilissima identificazione) che si muovono nel sottobosco di Rocknrolla. Tra tutti spicca quello di One Two, interpretato da un sorprendente Gerard Butler nell'inedito 'sporco' ruolo del boss di un nefando gruppo di malviventi, sconcertato per aver scoperto che il suo miglior amico è gay. Da non perdere sui titoli di coda il balletto romantico tra lui e il suo amico del cuore in un locale gay di balli latino americani. Di grande appeal anche quello del temibile Archy, interpretato da uno scorbutico Mark Strong (il clone alto e stempiato di Andy Garcia) e quello del rocker maledetto, che nella seconda parte del film diventa
assoluto protagonista nei panni di un 'vero' Rocknrolla con tutte le sue manie di protagonismo: "...a tutti piace la bella vita, a chi piacciono i soldi, a chi la droga, a chi il sesso, a chi il glamour o la fama. Ma il vero Rocknrolla vuole tutto. Tutto il fottuto pacchetto".In attesa della grande prova che lo attende, il film che arriverà il prossimo anno sul personaggio di Sherlock Holmes con protagonisti Robert Downey Jr. e Jude Law (nei ruoli di Sherlock e Watson), non ci resta che rendere il giusto merito alla grande prova offerta da Guy Ritchie con questo Rocknrolla, un piccolo _cult _realizzato con un budget di 'appena' 18 milioni, sicuramente il suo film più bello e sicuramente un _must _per gli appassionati di gangster movies.
Ottima prova degli attori tutti e da sottolineare ottimo il doppiaggio italiano che ha reso appetibile, anche per chi non mastica l'inglese, la miriade di battute politicamente scorrette scritte senza freni e mezze misure dal cineasta britannico, genio e sregolatezza dell'action moderno.I suoi personaggi sono lo specchio dell'uomo contemporaneo, sempre alla ricerca di una scorciatoia verso la bella vita, sempre in pericolo, in bilico tra la vita e la morte, ma consapevoli che è tutta una gran fregatura, perchè "...la vita in questo mondo è come una scatola di sigarette, da un lato ha un aspetto colorato ed elegante e dall'altro ti dice con parole molto crude che ti ucciderà". Parola di Rocknrolla.
Movieplayer.it
4.0/5