Era un gruppo in grandissima forma e in vena di scherzi quello che ieri si è presentato all'incontro con la stampa milanese dedicato a Monuments Men (in uscita il 13 febbraio). Capitanato dal regista-interprete-sceneggiatore-produttore, nonché amico, George Clooney, il plotone tutto al maschile comprendeva Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Bob Balaban, Jean Dujardin e il giovane Dimitri Leonidas. Grande assente: l'unica interprete femminile, Cate Blanchett.
"Il più grande furto della storia"
La storia narrata nel film è ispirata all'omonimo libro di Robert Edsel che a sua volta racconta fatti veri accaduti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista è un gruppo di volontari esperti in storia dell'arte e arruolati da Roosevelt per mettere in salvo e ritrovare migliaia di opere d'arte razziate da Hitler nel suo diabolico piano criminale di impossessarsi o distruggere la cultura di mezza Europa. Reduce dalla presentazione del film al Festival di Berlino il nutrito cast del kolossal ha dato spettacolo anche in Italia, rispondendo alle domande con entusiasmo e tanta ironia. Tra battute e sfottò reciproci i sodali Damon e Clooney, amici anche nella vita, non si sono risparmiati frecciatine varie mentre Bill Murray ha voluto fare di più, arrivando anche a versare acqua minerale in testa al povero John Goodman...
Ecco cosa ci hanno raccontato:
Per tutto il cast: Conoscevate già la storia dei Monuments Men prima di essere coinvolti in questo progetto? George Clooney: Io avevo visto un documentario chiamato "The Rape of Europa" su questo argomento, ma è stato Grant Henslov (suo socio alla Smokehouse production e co-sceneggiatore di questo e molti altri film ndr), a trovare il libro e farmi conoscere questa storia. Ho trovato subito che fosse molto interessante e divertente e non riuscivo a credere che Hollywood non ci avesse già fatto un film! È stata una grande opportunità per rendere omaggio a questi uomini.Matt Damon: Io sono rimasto scioccato di non averne mai sentito parlare prima. Il mio personaggio è ispirato a James Rorimer, curatore del MET di New York. Lui, come gli altri Monuments Men, accetta di rischiare la propria vita per salvare l'arte. E questo è un po' il senso di tutto il film: chiedersi "che valore ha l'arte nel mondo e nella nostra vita?.
John Goodman: Non sapevo niente di loro fin quando mi hanno proposto questa parte. Con il mio personaggio, lo scultore Walker Hancock, condivido la città natale, St. Louis, e ricordo di essere passato davanti tante volte a un suo monumento presente nel centro di St. Louis, il Soldiers' Memorial.
Bill Murray: Sapevo solo quello che mi aveva raccontato Clooney, ma non che fosse stata una cosa così sistematica. Non avevo idea che alcune opere non fossero state ancora recuperate.
Bob Balaban: Non sapevo nulla, e in particolare non sapevo che Hitler volesse distruggere tutto. Questi uomini sono stati davvero eroici.
Dimitri Leonidas: Anch'io ignoravo questa storia. Quando mi hanno ingaggiato ho letto il libro e poi ho avuto la fortuna di ricevere una lettera da Harry Ettlinger, il personaggio che interpreto nel film e che è ancora qui con noi (era presente alla conferenza ndr), in cui mi parlava della sua vita. Avere una testimonianza diretta ti aiuta a capire meglio il personaggio. Per Bill Murray: ultimamente siamo abituati a vederla in ruoli molto particolari, come quelli dei film di Wes Anderson, come ha affrontato questo ruolo invece così classico? Bill Murray: Non riesco a sentire bene la traduzione (scherza ndr). Mi chiedevate con chi è più divertente andare a cena tra Clooney e Anderson giusto? Dunque, George è molto attento al mangiar sano, ma beve di più di Wes Anderson. Quest'ultimo però mangia tantissimo, anzi si strafoga proprio di cibo come se non ci fosse un domani. (risate generali ndr).
Per George Clooney: nei dialoghi si avverte molto l'umorismo e la goliardia. Ci racconta che lavoro ha fatto sullo script? George Clooney: Intanto voglio precisare che quando lavoro con Wes lui mangia poco (risate ndr). Quando abbiamo iniziato a lavorare io e Grant abbiamo pensato ai film che ci piacevano da giovani sulla guerra, come La grande fuga o I cannoni di Navarone, che avevano un umorismo sottile che noi volevamo tenere nel nostro film. Inoltre abbiamo fatto un film sull'arte e volevamo che il pubblico andasse a vederlo, quindi volevamo che fosse anche piacevole e non una lezione di educazione civica. Poi questi ragazzi sono molto divertenti e questo ha aiutato parecchio.
Clooney, ha già fatto film su storie vere. Quanto spazio dà all'immaginazione? George Clooney: In Good night, and Good Luck si parlava di giornalisti che avevano scritto libri sull'argomento, e quindi dovevamo assicurarci di non metterci in una posizione in cui potessero screditarci. In questo film sapevamo che dovevamo essere accurati circa le date e i fatti storici, ma non propriamente sulle persone. Volevamo prenderci delle libertà in più come capita in tutti i film da Lawrence d'Arabia in avanti. Per esempio Il flirt tra Matt e Cate non c'era nella realtà, ma rende più cinematografico tutto quanto. La cosa incredibile però è che molte delle cose che sembrano più surreali non sono state inventate! Per esempio quando scoprono che una pala dell'altare è diventata un tavolo è tutto vero...Jean Dujardin, come si è trovato da francese in questa bella compagnia di americani? E cosa ha portato di europeo in un film come questo? Jean Dujardin: Non so, spero di aver portato buon umore, passione e le canzoni (ride ndr). No, a dire il vero sono loro che mi hanno dato tanto e il mio personaggio è un piccolo "frenchy" in mezzo a un gruppo di americani, proprio come lo ero io che mi sono ritrovato fra questi grandi attori di Hollywood. Ho imparato a dosare la mia recitazione con loro. L'ambiente era molto rilassante e sono arrivato con grane umiltà. Questo è solo il mio secondo film americano... Poi volevo dire che George mangiava mele tutto il giorno e questo mi faceva piacere perché io adoro le mele (ilarità generale ndr).
Ne Le idi di Marzo lei ha diretto Philip Seymour Hoffman, vuole ricordarlo come persona e come artista? George Clooney: Noi siamo una comunità, un gruppo di attori e registi, e lui ne faceva parte a pieno titolo. È molto triste quello che è successo, anche perché lui era il cuore della nostra comunità. Anche quando non faceva il protagonista nei film era sempre un personaggio centrale e ora lascia un grande vuoto in noi. Sentiremo profondamente la sua mancanza.
Per Damon e Balaban: Il cuore del film è la difesa della cultura. Secondo voi la difesa della cultura vale il sacrificio di una vita umana? Matt Damon: Questa è esattamente la domanda cui i Monuments Men hanno risposto con la loro vita. Proprio stamattina sono andato a vedere L'ultima cena di Leonardo qui a Milano e mi è venuta subito in mente la scena iniziale del film, quando ci sono i cittadini italiani che rischiano la loro vita per salvare l'ultima cena. Questo è un ottimo esempio, e avendola vista credo ne valesse la pena.Bob Balaban: Questi sono tutti personaggi che non avrebbero potuto combattere, non potevano fare i soldati e così hanno servito il loro Paese sfruttando le loro capacità. Quando salvi un'opera d'arte salvi l'essenza di una cultura.
Per Clooney e Damon: cosa rappresenta questo progetto per voi, come uomini?
Matt Damon: Egoisticamente ho potuto lavorare con un regista con cui volevo lavorare, personalmente mi sono sentito fortunato a poter raccontare una storia così importante che desse un messaggio simile. Sono grato di aver fatto parte di questo grande cast.
George Clooney: Direi la stessa cosa. Pensavo che fosse una storia importante da raccontare. Inoltre Hollywood ha sempre amato fare film sulla seconda guerra mondiale, ma stranamente questa era una storia inedita. Inoltre lavorare con i miei amici mi fa sempre piacere.
Per Murray: visto che Clooney e Damon sono amici, ci sono stati favoritismi nei confronti di Damon? Bill Murray: Matt ha dovuto lavorare fianco a fianco con un'attrice bella e di grande professionalità come Cate Blanchett e questo lo ha sicuramente messo in una posizione molto rischiosa... Se invece avesse lavorato con noi gli sarebbe andata molto meglio e avrebbe fatto più bella figura. Sarebbe anche sembrato più affascinante a confronto con noi. Quindi direi di no... non ha avuto favoritismi. Se questa è amicizia... credo che ognuno di noi oggi consideri George amico più di quanto non lo possa considerare Matt (risate di tutti ndr).
Leonidas, lei è l'unico che ha conosciuto il "suo personaggio". Che tipo di rapporto si è instaurato tra di voi? Dimitri Leonidas: L'ho incontrato per la prima volta solo pochi giorni fa, ma grazie a una lettera che mi ha scritto ho preso contatti con lui e ho conosciuto la sua storia. Un attore cerca sempre di dare del suo meglio in ogni film che fa, ma sapere che ci sarà qualcuno che vedrà la propria vita interpretata da te ti dà maggiore responsabilità, sono curioso di sapere come si sente vedendo la mia performance. E' una storia incredibile, ma è tutta vera.George Clooney: parlando di accuratezza, Dimitri interpretava Harry, e Harry lasciò la Germania a 13 anni perché era un ebreo in pericolo. Andò a New York, e combatté per il suo nuovo Paese.
Per Matt e George: ci potete dire il lato positivo e quello negativo di lavorare con gli amici?
Matt Damon: Il bello è che non devi usare la diplomazia, risolvi tutti i problemi più velocemente. George per esempio mi dava i voti alla fine delle scene, e a volte mi diceva "perché non sei bravo come gli altri attori in scena?" E io gli rispondevo: "come te quindi?". (Risate di tutti ndr). '.
George Clooney: Ecco queste cose sono il genere di battute che poi sui giornali suonano proprio male...
Matt Damon: (riprendendo il microfono) Ovviamente stavo scherzando... George non mi dava i voti!
George Clooney: Non c'è un lato negativo nel lavorare con gli amici e con attori come loro, chiunque vorrebbe lavorare coi propri amici. L'unico lato negativo è quando finiscono le riprese.
Ha già in programma di lavorare di nuovo con questo cast? George Clooney: Oh no, no! Non lavorerò più con questi personaggi! Ho lavorato con John per Roseanne, ho visto Jean vincere un Oscar... bastard... (risate ndr), conosco Grant da 31 anni e ho fatto sei film con Matt. Scherzo ovviamente, avevo già lavorato più o meno con tutti loro e non vedo l'ora di farlo nuovamente.