Fin dalla prima, storica serie del 1978, Gundam è stato più di un semplice anime robotico: è stato il tentativo di andare oltre gli stereotipi del genere e di allargare il discorso includendo temi più realistici e complessi, anche controversi.
Questa identità, più matura e adulta, fortemente voluta e perseguita dall'autore Yoshiyuki Tomino, è una delle componenti fondamentali del successo, ormai cinquantennale, di un brand che ha saputo evolversi e superare i confini nazionali, fino a diventare uno dei titoli più conosciuti anche al di fuori della famosa "cerchia di appassionati".
Nel primo Gundam il protagonista non è il classico eroe stereotipato, dal sangue bollente e dalla volontà indomita che si era visto fino a quel momento alla guida di un robot.
Al contrario, Amuro Rei è un ragazzo pieno di insicurezze, travolto da eventi più grandi di lui, con grossi problemi di socializzazione e adattamento. Un personaggio più difficile da raccontare, certo, ma con cui era molto più semplice identificarsi.
Allo stesso modo il conflitto che coinvolge la Federazione e il Principato di Zeon non si risolve in una mera contrapposizione tra buoni e cattivi, ma è ricco di punti oscuri, di zone d'ombra e confini sfumati, con l'unica sicurezza della tragicità delle morti, da una parte e dall'altra.
Sono passati, appunto, più di cinquant'anni e Gundam ha saputo crescere, evolvere e adattarsi, sia mantenendo invariati alcuni elementi sia, coraggiosamente, sperimentando, provando, anche sbagliando.
E arriviamo a Mobile Suit Gundam: The Witch from Mercury, che trovate sulla piattaforma Crunchyroll.
Ovviamente, per la nostra analisi sarà necessario fare qualche spoiler, consideratevi avvisati (o, meglio ancora, andate a recuperare la serie).
Nuovi tempi, stessi problemi
La nuova serie è ambientata in una timeline originale, denominata AD Stella (AS). In questo futuro non tanto lontano l'umanità ha iniziato a muoversi verso lo spazio, fondando diverse colonie in tutto il Sistema Solare interno. Ma le disparità e le diseguaglianze non sono scomparse, anzi.
Da una parte la Terra si è impoverita, ridotta a un mero serbatoio per le ricche colonie. Dall'altra parte le stesse colonie sono in realtà nelle mani di potentissimi conglomerati finanziari e famiglie di plutocrati, intenti a farsi vicendevolmente guerra dietro la facciata di un ordine solo apparente.
In questo scenario complesso la principale fonte di ricchezza è il Permet, un materiale dalle proprietà quasi miracolose che può essere estratto in tutto il Sistema Solare, utilizzabile come conduttore di informazioni e, praticamente, in tutti i prodotti di cui l'umanità fa uso, dai propellenti alle strumentazioni più avanzate.
Uno degli utilizzi principali del Permet è a scopi militari, con la creazione di automi da combattimento. Una tipologia particolare di questi automi, i GUND-ARM, sfruttavano una sinergia completa tra macchina e pilota, con il risultato di ottenere performance straordinarie. C'era, però, un difetto fatale: queste macchine provocavano ai loro piloti un tale sovraccarico di informazioni (Data Storm) da mettere a rischio sia il loro fisico che le loro menti, arrivando perfino a ucciderli.
I GUND-ARM vennero quindi messi al bando come tecnologia proibita, fino alla decisione, sponsorizzata e portata avanti dal potente Gruppo Benerit, di uccidere tutti gli scienziati che stavano studiando un modo per sfruttare la tecnologia GUND allo scopo di far progredire la razza umana. Ed è proprio nel mezzo di questo drammatico evento, nell'anno AS 101, che facciamo la conoscenza della scienziata Elnora Samaya e della sua piccola figlia Ericht.
La vendetta della strega
Come sanno gli appassionati di magia naturale, le streghe viaggiano in trio. E tre sono le protagoniste principali di questa nuova, per certi versi atipica serie di Gundam: Elnora (con la nuova identità di Prospera (una delle tante citazioni che la serie fa a Shakespeare e alla sua Tempesta), sua figlia (?) Suletta e Miorine Rembran.
Tre personaggi femminili molto forti, ognuno a modo proprio, ognuna con un proprio scopo e i propri umanissimi difetti da superare.
Tutta la storia di Mobile Suit Gundam: The Witch from Mercury è, alla fine, la storia della vendetta messa in atto da Elnora contro il mondo che l'ha privata di tutto ciò che amava.
Ma Elnora non si limita a una banale resa dei conti: il suo vero scopo è molto più personale, complesso e, da un certo punto di vista, perfino inquietante, e ruota attorno alla piccola Ericht.
Gli studi sul Permet hanno convinto Elnora che l'unica speranza per la figlia (il cui destino scopriremo solo molto avanti nella serie) sia di trascendere la mera natura umana e, attraverso il Permet, ascendere a uno stato superiore di esistenza, uno in cui la spaventosa quantità di dati che possiamo definire "anima" diventi in grado di esistere oltre la materia.
Il Quiet Zero.
Con questo scopo in mente, Elnora/Prospera non si fa alcuno scrupolo ad utilizzare qualunque mezzo a sua disposizione, ingannando e sfruttando chiunque, perfino la protagonista principale della storia, Suletta, e la rampolla dell'odiata famiglia Rembran, Miorine.
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The Fool and the Bride
Dopo un prologo tanto ben realizzato quanto tragico, la serie sembra cambiare registro e concentrarsi sulla vita scolastica di Suletta, una buffa e goffa ragazza che arriva da Mercurio, una delle colonie più isolate e misteriose del sistema, ad Asticassia.
Questo istituto è una scuola d'istruzione superiore d'elite in cui vige una rigida distinzione tra gerarchie sociali, con in cima gli "spaziali", gli abitanti delle colonie, e in fondo gli originari della Terra. Qui spadroneggiano i rampolli delle principali casate e gruppi finanziari, e i conflitti vengono risolti con duelli tra robot giganti.
In questo microcosmo Suletta arriva come un meteorite deflagrante, un mix micidiale tra una totale inettitudine nei rapporti sociali e la schiacciante superiorità del suo robot, l'Aerial, che lei manovra con abilità sovrumana. A tutti gli effetti, Suletta è un'anomalia: una disadattata desiderosa di instaurare rapporti umani ma completamente incapace di gestirli, che si affida alla madre per ogni decisione.
Una sorta di Parsifal, una "pura folle" arturiana, quindi, dall'ingenuità disarmante ma dotata di una potenza combattiva soverchiante.
Si tratta di una combinazione letale che, infatti, esploderà in tutta la sua drammaticità nell'episodio cliffangher che conclude la prima parte della serie, e che è diventato un cult (con tanto di meme virali) tra gli spettatori.
Prima di analizzare questo momento topico, e spiegare perché è così importante non solo per la serie, ma per tutto il brand di Gundam, dobbiamo però introdurre l'ultima strega del gruppo, ovvero Miorine Rembran.
Quello che sulla carta dovrebbe essere un personaggio molto forte si rivela, purtroppo, il più debole dei tre, a conti fatti. Miorina è la figlia del capo del Gruppo Benerit, ovvero la principale e più prestigiosa delle società finanziarie che controllano il mondo di Witch from Mercury. A sua volta, Mioine è una "preda" ambita nella scuola, non solo perché molto attraente ma anche perché erede del colossale impero di famiglia. Pertanto Miorine è, letteralmente, più un premio che una persona vera. Lei è la "sposa", la compagna designata del miglior combattente di Asticassia. Un'identità imposta a cui lei cerca di opporsi ostentando un carattere chiuso, forte e scostante.
Sarà solo il rapporto con Suletta, che si dimostra da subito una pilota di un livello superiore a tutti gli altri, a consentirle di provare a uscire dal suo guscio per raggiungere l'indipendenza e la piena realizzazione in quanto individuo.
Power to the Women
Lasciando al lettore il piacere di seguire la trama della serie, che pur tra alti e bassi è comunque di buon livello, qui ci preme far notare alcuni interessanti elementi di The Witch from Mercury, in particolare legati alla scelta, tutt'altro che scontata per il genere, di puntare con decisione al pubblico femminile, lasciando le figure maschili sullo sfondo, in ruoli secondari.
Per la prima volta in una serie animata, a pilotare il Gundam principale è infatti una ragazza. Di più: il rapporto che si instaura tra Suletta e Miorine diventa sempre più profondo e intenso, fino a trasformarsi in una storia d'amore con tutti i crismi, senza barriere di genere.
Al netto, come dicevamo, di qualche difetto strutturale nella serie, si tratta di un passo avanti epocale, reso ancora più evidente dal fatto che anche l'antagonista della serie è, appunto, una donna. Una donna profondamente ferita ma allo stesso tempo ferocemente determinata a garantire alla figlia perduta un nuovo futuro e una vita migliore.
Se la potenzialità di questo presupposto non viene purtroppo sfruttata fino in fondo nella serie, che si conclude con un finale eccessivamente buonista e anti-climatico, resta il fatto che negli episodi precedenti non sono mancati momenti di notevole tragicità e almeno un paio di discreti cazzotti nello stomaco agli spettatori, e che Prospera si è ritagliata un posto di rilievo nella categoria "villain".
Ben delineato anche il personaggio di Suletta che, al di là di un riuscito character design e delle espressioni buffe che ne hanno fatto un fenomeno virale, si presenta inizialmente ai limiti della sociopatia: paurosamente timida, impacciata e completamente all'oscuro di come si gestiscono le relazioni umane, è poco più che una marionetta nelle mani della madre, tanto da eseguire ogni suo comando senza porsi domande o farsi scrupoli.
Sarà la volontà di legarsi a Miorine, quindi l'affetto che nutre nei suoi confronti (e non, per dire, un banale senso di giustizia o la volontà di "sconfiggere i cattivi") a costringerla a uscire dal suo guscio e a imporre la sua volontà, affrancandosi definitivamente dal destino che le era stato imposto.
Tra Madre e Figlia resta l'ultimo elemento di questa triade al femminile, ovvero Miorine, la Sposa. Personaggio che poteva e doveva essere sviluppato con più attenzione, ma che alla prova dei fatti non riesce ad andare oltre il percorso, invero un po' banale, della ricca e scorbutica ragazza dal cuore d'oro che si realizza nel momento in cui risolve il rapporto conflittuale col padre e trova un appoggio sentimentale ed emotivo in una fidata compagna.
Il giudizio finale su The Witch of Mercury resta comunque positivo (nonostante il finale esiga vendetta...), sia per la riuscita alchimia tra le tre protagoniste sia perché, appunto, rappresenta un importante, coraggioso primo passo verso una maggiore consapevolezza nella rappresentazione dei personaggi femminili, soprattutto in un ambito, quello dei robottoni, dove per troppo tempo le donne sono state relegate al ruolo di "semplici" spalle.