Un regista è un po' di ogni cosa: un po' scrittore, un po' attore, un po' montatore, un po' costumista. Un bravo regista è il regista che sceglie per queste professioni persone più brave di lui.
E se c'è una virtù che non può non essere riconosciuta a Milos Forman è stata la sua capacità di circondarsi dei massimi talenti che il mondo del cinema potesse mettergli a disposizione, per ogni aspetto della produzione di un film: dalla fase di scrittura, per la quale in più di un'occasione si è avvalso di una penna geniale e inconfondibile come quella di Jean-Claude Carrière (premio Oscar alla carriera nel 2014), alle perfette ricostruzioni dal punto di vista tecnico, specialmente per le sue pellicole di ambientazione storica... passando, ovviamente, per attori magnifici. In alcuni casi divi già affermati, in altri casi interpreti emergenti con un promettente futuro, ai quali Forman ha regalato alcuni dei migliori ruoli delle loro carriere.
Nato a Cáslav, nell'allora Cecoslovacchia, e rimasto orfano in seguito all'occupazione nazista del paese (i suoi genitori perdono la vita nei campi di concentramento), negli anni Sessanta Forman è il capofila della cosiddetta Nouvelle Vague cecoslovacca. Film dai suoi lungometraggi d'esordio, L'asso di picche (1964) e Gli amori di una bionda (1965), Forman utilizza il registro della commedia dalle venature satiriche per mettere alla berlina contraddizioni e storture della società del proprio tempo; ma il suo umorismo nero e corrosivo assume un valore più esplicitamente politico nella sua terza pellicola, Al fuoco, pompieri! (1967), che gli vale la seconda nomination all'Oscar consecutiva come miglior film straniero, ma viene censurata in patria per la sua implicita critica al regime filosovietico. La fine della Primavera di Praga coinciderà con la 'migrazione' del regista negli Stati Uniti, senza perdere però la propria ironia caustica, come dimostra fin dal suo primo film americano, la commedia Taking Off (1971), Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e prima collaborazione con Carrière.
La produzione di Milos Forman, per quanto non particolarmente vasta (appena una dozzina di lungometraggi in oltre quarant'anni d'attività), costituisce un capitolo imprescindibile della storia del cinema. E non solo per due capolavori conclamati e di successo planetario, Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) e Amadeus (1984), che gli hanno fatto conquistare due premi Oscar come miglior regista, ma anche per altri, magnifici film con i quali Forman ha portato avanti una riflessione problematica e disincantata sui rapporti fra l'essere umano e la società: che si trattasse di un dramma letterario in costume, di un biopic di ambientazione contemporanea o perfino di un musical. In 'pensione' dai tempi del sottovalutato L'ultimo inquisitore (2006), anche a causa di un problema alla vista, oggi Milos Forman festeggia ottantacinque anni; e per celebrare questa ricorrenza abbiamo scelto di ripercorrerne la carriera attraverso dieci, grandi performance che hanno contribuito a rendere i suoi film davvero indimenticabili.
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10. Howard E. Rollins Jr, Ragtime
Basato sul romanzo storico di E.L. Doctorow, Ragtime, sontuosa produzione in costume datata 1981 e ambientata nella New York dei primi del Novecento, è uno dei progetti più ambiziosi nella carriera di Milos Forman, chiamato a dirigere la pellicola al posto di Robert Altman per volontà del produttore Dino De Laurentiis. E all'interno di un ricchissimo cast corale che comprende il veterano James Cagney, Mary Steenburgen, Donald O'Connor, Jeff Daniels, Mandy Patinkin ed Elizabeth McGovern, a distinguersi è Howard E. Rollins Jr, attore di teatro e di televisione, qui nella parte di Coalhouse Walker Jr, un pianista afroamericano vittima di un atto di razzismo che lo spingerà a una reazione violenta. Al suo debutto al cinema, Rollins Jr regala una prova carica di dignità ferita, di silenziosa frustrazione e di rabbia repressa, meritandosi la nomination all'Oscar come miglior attore supporter.
9. Colin Firth, Valmont
È un capolavoro 'semi-nascosto' della produzione di Forman: ispirato al romanzo di Choderlos de Laclos, ma assai meno conosciuto rispetto a Le relazioni pericolose di Stephen Frears (uscito l'anno prima), Valmont è stato realizzato dal regista ceco nel 1989 su una sceneggiatura scritta a quattro mani con Jean-Claude Carrière. Trasposizione originalissima e decisamente inventiva del celebre libro epistolare di fine Settecento, Valmont è anche uno dei film che hanno contribuito a rivelare il talento dell'allora ventinovenne Colin Firth, qui nella parte del personaggio del titolo: il Visconte donnaiolo che si adopera con ogni mezzo pur di conquistare il cuore della morigerata Madame de Tourvel (Meg Tilly). Se nel film di Frears John Malkovich aveva dato vita a un protagonista freddo, calcolatore e quasi luciferino, il Visconte di Valmont di Colin Firth esprime invece un fascino solare e brioso, pur mostrando anche aspetti più ambigui e tormentati.
8. Woody Harrelson, Larry Flynt
Nel 1996 è un altro attore emergente a Hollywood, il trentacinquenne Woody Harrelson, a cogliere al volo il ruolo più apprezzato della sua carriera, aggiudicandosi anche la nomination all'Oscar come miglior attore: quello dell'eccentrico Larry Flynt, editore della rivista pornografica Hustler, nel film biografico Larry Flynt - Oltre lo scandalo. Premiata con l'Orso d'Oro al Festival di Berlino 1997, la pellicola di Milos Forman ricostruisce le traversie giudiziarie e personali di Flynt, trascinato più volte in tribunale da accuse di oscenità e vittima di un attentato che lo renderà paralitico. E Harrelson, alle prese con un antieroe provocatorio e sfrontato, dà vita a una performance in cui la personalità "sopra le righe" di Flynt è restituita con le giuste dosi di istrionismo e di ironia, riuscendo ad accattivarsi l'empatia dello spettatore.
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7. Louise Fletcher, Qualcuno volò sul nido del cuculo
Nel 1975, Milos Forman viene ingaggiato dal produttore Michael Douglas per dirigere un film che si rivelerà uno dei classici di maggior successo del cinema americano di ogni epoca: Qualcuno volò sul nido del cuculo, trasposizione del romanzo omonimo di Ken Kesey, ambientato fra le pareti di un istituto di igiene mentale dell'Oregon. E in questo cult di impressionante forza emotiva, la memorabile antagonista è l'infermiera Ratched, caporeparto del manicomio, interpretata con studiata freddezza da Louise Fletcher, attrice televisiva appena al suo secondo ruolo sul grande schermo. Con la sua maschera di artificiosa gentilezza volta a celare una sottile crudeltà, l'infermiera Ratched si impone come l'incarnazione di un autoritarismo spietato; e la performance della Fletcher, volutamente gelida e affidata soprattutto agli sguardi malevoli della donna, le è valsa il premio Oscar come miglior attrice, il Golden Globe e il BAFTA Award.
6. Brad Dourif, Qualcuno volò sul nido del cuculo
Sempre a proposito di Qualcuno volò sul nido del cuculo, all'interno di un cast in stato di grazia, a spiccare in particolare fra i pazienti dell'istituto è Billy Bibbit, ragazzo fragile e succube dell'ansia, interpretato dal venticinquenne Brad Dourif, qui al suo film d'esordio. Dall'accentuata balbuzie all'insicurezza patologica che trapela dai suoi occhi, Billy è uno dei personaggi più toccanti del film di Milos Forman; e Dourif, destinato a una lunga carriera da caratterista, lascia il segno in prossimità dell'epilogo, nella scena del suo teso confronto con l'infermiera Ratched, dopo una notte di bagordi finita fuori controllo. Grazie a Qualcuno volò sul nido del cuculo, Brad Dourif ha ricevuto il BAFTA Award come miglior attore supporter, la nomination all'Oscar e il Golden Globe come miglior attore emergente.
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5. Annette Bening, Valmont
Se in Valmont Colin Firth risulta assolutamente convincente nei panni del Visconte libertino, alla trentenne Annette Bening, alla quale Forman affida il suo primo ruolo da protagonista, spetta un compito ancora più arduo: reggere il confronto a distanza con la superba Glenn Close de Le relazioni pericolose. Una sfida superata con lode: perché nella parte della Marchesa de Merteuil, l'infida alleata e in seguito l'acerrima rivale del Visconte di Valmont, la giovane attrice americana sprigiona un'ambiguità, un sex appeal e una presenza scenica in grado di offrire una versione inedita e ricca di sfumature di questa subdola antieroina della letteratura. Amalgamando atteggiamenti di astuta doppiezza con note di gioiosa - e giocosa - spontaneità, Annette Bening non si lascia ingabbiare nello stereotipo della villainess, ma disegna un personaggio ben più complesso e incredibilmente affascinante.
4. Jim Carrey, Man on the Moon
Senza dubbio, la migliore performance nel repertorio di Jim Carrey: il popolare divo americano non è mai stato così bravo come in Man on the Moon, film biografico che nel 1999 Milos Forman dedica alla figura di Andy Kaufman, imprevedibile e a suo modo geniale showman che, fra gli anni Settanta e Ottanta, stupì il pubblico e i colleghi con la sua comicità stralunata e fuori dagli schemi, volta a suscitare reazioni forti negli spettatori e a confondere le barriere fra verità e finzione. Un personaggio di straordinario carisma che Jim Carrey restituisce sul grande schermo con una prova di mimetismo da applauso, puntando a trasmettere sia la natura inafferrabile dell'individuo Kaufman, sia le bizzarrie talvolta scioccanti delle sue 'creazioni', incluso lo sboccato alter ego Tony Clifton. Autentica perla nella filmografia di Forman, Man on the Moon ha fatto conquistare a Carrey (scandalosamente dimenticato dall'Academy) il Golden Globe come miglior attore.
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3. Tom Hulce, Amadeus
Noto prevalentemente come interprete teatrale, nel 1984 l'attore trentenne Tom Hulce viene scelto da Milos Forman come protagonista di un film che si rivelerà uno dei più acclamati e iconici capolavori del cinema moderno: Amadeus, sontuosa trasposizione del dramma teatrale di Peter Shaffer, ambientato nella Vienna di fine Settecento e incentrato sulla vita - romanzata - di Wolfgang Amadeus Mozart. E Hulce, che eredita il ruolo già impersonato a Broadway da Tim Curry, è semplicemente un portento nei panni del geniale e sregolato compositore: dalla fisicità prorompente all'espressività buffonesca del volto, dal vitalismo irrefrenabile alla sua risatina stridula, il Mozart di Amadeus è un enfant terrible dal quale è impossibile distogliere lo sguardo (oltre che l'orecchio). Candidato all'Oscar per la sua trascinante prova d'attore, Tom Hulce è una componente fondamentale del gigantesco successo del film di Forman.
2. Jack Nicholson, Qualcuno volò sul nido del cuculo
In una filmografia vastissima, e in una carriera che si estende per circa mezzo secolo (aspettando il suo ritorno al cinema), l'interpretazione più famosa e ammirata del leggendario Jack Nicholson è senz'altro quella nella parte di Randle McMurphy: un ex galeotto recidivo che, pur di evitare una condanna ai lavori forzati, si finge squilibrato per trascorrere la sua detenzione in un istituto di igiene mentale, dove si scontrerà però con la rigida capo-infermiera Ratched. Personaggio simbolo di un anticonformismo refrattario a imposizioni e censure, e pertanto molto vicino alla sensibilità di Milos Forman e alla sua storia personale, il Randle di Qualcuno volò sul nido del cuculo è entrato nel cuore del pubblico soprattutto per la performance di Nicholson: intensa, scanzonata, traboccante di energia e di pathos. Grazie al classico di Forman, Jack Nicholson si è aggiudicato il premio Oscar, il Golden Globe e il BAFTA Award come miglior attore.
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1. F. Murray Abraham, Amadeus
Se il Randle di Qualcuno volò sul nido del cuculo, il Mozart di Amadeus, ma anche l'Andy Kaufman di Man on the Moon sono protagonisti geniali quanto indomabili, vere e proprie "forze della natura" in grado di dominare la scena come uno scoppio di fuochi d'artificio, a stamparsi nella memoria collettiva è però anche la quieta, tenebrosa grandezza del "santo patrono dei mediocri": Antonio Salieri, compositore italiano alla corte dell'Imperatore Giuseppe II, costretto a prendere atto dell'inarrivabile superiorità artistica del suo giovane collega Wolfgang Amadeuz Mozart. E la frenesia dionisiaca del Mozart di Tom Hulce trova un perfetto contraltare nel rigore e nei segreti tormenti di Salieri, magistralmente interpretato dall'attore di origine siriana F. Murray Abraham: la sua performance, tanto controllata quanto carica di oscura passione, è un miracolo di recitazione e un elemento indispensabile alla potenza del film. In lizza insieme al suo comprimario Tom Hulce, Abraham si è meritato il premio Oscar e il Golden Globe come miglior attore per un ruolo entrato nell'immaginario cinematografico.