È strano scrivere la recensione di Mignonnes (Cuties nel titolo internazionale) ora, mesi dopo aver visto il film in quel di Berlino lo scorso febbraio, in seguito alle polemiche scoppiate in USA riguardo il nuovo poster che è stato diffuso, accusato di sessualizzare l'immagine delle giovani protagoniste. Per fortuna in questa sede dobbiamo parlare del film di Maïmouna Doucouré e non di come viene comunicato, perché non abbiamo riscontrato questa intenzione nel lavoro della regista, che è invece delicato nel suo approccio alla storia della protagonista e del difficile periodo di passaggio che attraversa.
Crescere, che fatica
Mignonnes (Cuties) racconta infatti di Amy, una ragazzina di undici anni che vive con sua madre Mariam e il fratello minore, in attesa del ritorno in famiglia del padre dal Senegal. Quella di Amy è una famiglia di immigrati che tiene ai valori tradizionali ma il loro trasferimento in un nuovo appartamento e una nuova scuola mette la ragazza a contatto con una realtà diversa: la ragazza conosce infatti Angelica e il suo gruppo di amiche, sue coetanee che si dedicano al ballo e mettono alla prova la loro acerba femminilità in coreografie audaci, con l'intenzione di partecipare a un concorso di danza e la non troppo segreta speranza di farsi notare e farsi strada nel mondo dello spettacolo.
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Tra due culture
Non è solo l'essere alla vigilia dell'adolescenza e della pubertà a rendere problematica la situazione di Amy, una bravissima Fathia Youssouf, ma anche nel suo vivere il conflitto tra due culture diverse e in contrasto: da una parte la tradizione della famiglia di origini senegalesi, quel sostrato culturale che le richiedere di essere mite, riservata e timida, di onorare e rispettare quella famiglia che inizia a crollare in assenza del padre; dall'altra le pulsioni dell'età che vanno a braccetto con le pressioni sociali e gli atteggiamenti sfrontati e sfacciati delle nuove conoscenze, di quel gruppo di coetanee in cui riesce a integrarsi poco a poco, tra riprese col cellulare e coreografie di ballo.
Persa nella società dell'immagine
C'è tutta la difficoltà di crescere in una società dominata dal culto dell'immagine e che richiede di bruciare le tappe e travolge i più giovani, incapaci di dettare regole e tempi adeguati alle proprie esigenze. Doucouré racconta tutto questo con una delicatezza di sguardo che, soprattutto nella prima parte del film, permette allo spettatore di riconoscersi nelle vicissitudini e le problematiche della protagonista Amy, anche se nella pratica sono diverse dalle proprie esperienze personali. Lo fa attraverso immagini d'effetto, potenti nella loro semplicità, ma anche un cast di giovani attrici che riescono a mettere in scena e incarnare il messaggio che la regista vuole comunicare.
Conclusioni
In chiusura della nostra recensione di Cuties elogiamo la delicatezza con cui la regista Maïmouna Doucouré riesce a tratteggiare dubbi, insicurezze e contraddizioni di un’età di passaggio, con la giovane e brava protagonista divisa tra le spinte contrarie di due culture, tra la tradizione e le libertà del mondo moderno.
Perché ci piace
- La delicatezza con cui la regista racconta la storia di Amy, soprattutto nella prima parte del film.
- La forza di alcune immagini di grande effetto, pur nella loro semplicità.
- Un cast di giovani attrici in grado di incarnare il messaggio dell’autrice.
Cosa non va
- Non tutto funziona alla perfezione e la seconda parte del film ha qualche sbavatura.