Max Mutchnick e David Kohan, creatori di Will & Grace, sono ritornati nel mondo delle sitcom con Mid-Century Modern, progetto che unisce, non sempre in modo convincente, elementi del successo precedente degli autori e un approccio alla storia in stile Cuori senza età. Nathan Lane, Matt Bomer e Nathan Lee Graham sono i protagonisti degli episodi, in streaming su Disney+, ambientati a Palm Springs con il ruolo di tre amici gay di mezza età che decidono di convivere, situazione che porta a situazioni spesso forzate e sopra le righe, ma anche a momenti davvero emozionanti e raccontati con grande sensibilità.
Cosa racconta Mid-Century Modern

Al centro della trama ci sono tre amici: Bunny Schneiderman (Nathan Lane), che si occupa dell'attività di famiglia, l'ex giornalista di moda Arthur Broussard (Nathan Lee Graham), e l'assistente di volto Jerry Frank (Matt Bomer). A portare a una reunion è un evento triste: il funerale di un loro amico, George. I protagonisti, di nuovo insieme, cercano di capire come affrontare il loro futuro dopo il lutto e decidono di farlo insieme, vivendo nella casa di Bunny e di sua madre Sybil (Linda Lavin).
Una serie dall'avvio incerto
Mid-Century Modern prende il via con un primo episodio fin troppo sopra le righe e in cui abbondano gli stereotipi, cercando in modo troppo forzato di suscitare le risate. I tre personaggi inizialmente non possiedono quel feeling necessario a creare un legame credibile ed emozionante tra di loro, cercando eccessivamente di ricreare gli schemi che hanno portato al successo un classico come Cuori senza età.
La serie, tuttavia, nel corso delle 10 puntate trova la formula giusta per dare profondità ai protagonisti e rendere l'amicizia tra l'insicuro Bunny, il sarcastico Arthur, l'ex mormone Jerry e l'apparentemente iper-critica e poco materna Sybil l'elemento narrativo forte che sostiene il peso delle puntate.

Lane, con a suo favore la grande esperienza acquisita durante la sua carriera, sa tratteggiare il personaggio di Bunny con più sfumature e profondità rispetto a quanto faccia lo script. L'attore permette agli spettatori di farsi un'idea del passato del personaggio, dei suoi punti deboli e di ciò che gli dà forza, dando inoltre credibilità all'amicizia che lo lega a delle persone così diverse da lui. Nathan Lee Graham, dei tre protagonisti, è quello con meno materiale a disposizione per far allontanare il suo personaggio dagli eccessi, essendo particolarmente ancorato alla moda e a situazioni maggiormente caratterizzate, ma l'attore in più momenti suscita un mix davvero equilibrato tra risate e commozione.
Matt Bomer è in più episodi alle prese con fin troppi stereotipi, ma i contrasti tra il periodo pre-coming out e la sua vita attuale funzionano grazie alla sensibilità infusa al personaggio, proponendo un mix di vulnerabilità e sfrontatezza non priva di innocenza che convince e conquista il cuore degli spettatori. Le interazioni tra i tre, escludendo i balletti e i siparietti comici, spaziano dalla testimonianza emozionante delle difficoltà affrontate nel tentativo di essere sempre se stessi e onesti alla riflessione legata al desiderio di connessione, senza dimenticare di far riflettere sull'importanza dell'amicizia nella vita quotidiana.
Un vuoto che lascia il segno
La durata limitata degli episodi rende un po' complicato conoscere i protagonisti prima di metà stagione e la serie di Mutchnick e Kohan approfondisce il passato di ognuno dei tre personaggi concentrandosi su uno di loro di volta in volta. Nei primi cinque capitoli si scopre così quanto accaduto a Bunny, mostrando il suo legame con la sorella Mindy (Pamela Adlon) e la madre e successivamente facendolo interagire con delle presenze del suo passato, o i problemi di lavoro di Arthur, fino ad addentrarsi nei dettagli della famiglia di Jerry e nel suo rapporto con la figlia.

A mantenere un equilibrio tra comicità e dramma è la presenza di Sybil, interpretata da Lavin. La morte dell'attrice, inevitabilmente, ha avuto un impatto sulla storia proposta, ma gli autori hanno trovato un modo per inserire la sua improvvisa uscita di scena in modo emozionante e al tempo stesso in grado di dare maggiore profondità ai protagonisti e gettare le basi per la potenziale seconda stagione.

Il talento dell'attrice aveva però illuminato la sitcom con la sua capacità di trovare un equilibrio perfetto tra sarcasmo, con una punta di cinismo, e calore materno, rappresentando un punto di riferimento importante per gli spettatori e, ovviamente, per i tre amici al centro della trama. L'assenza di un personaggio femminile così ben delineato e interpretato sarà uno degli ostacoli principali che Mid-Century Modern dovrà superare in caso di un ritorno con la seconda stagione.
Il talento degli attori salva la serie
La serie Mid-Century Modern è animata da intenti positivi e da un approccio leggero e piacevole anche nei passaggi della storia più drammatici, tuttavia è il talento dei suoi interpreti a sostenere il progetto. Gli script degli episodi rendono il lavoro dei tre protagonisti inaspettatamente più difficile rispetto a quanto si potrebbe prevedere, considerando l'esperienza del team di autori e produttori. Il trio composto da Lane, Graham e Bomer riesce comunque a rendere tridimensionali i tre amici al centro della trama, spesso riempiendo i passaggi a vuoto della narrazione con il proprio talento.
La presenza di Linda Lavin era uno degli elementi più convincenti dello show degli autori di Will & Grace e sarà davvero complicato colmare il vuoto causato dalla morte dell'attrice.
Conclusioni
La nuova sitcom di Mutchnick e Kohan non trova subito il ritmo e l'equilibrio necessari a far innamorare il pubblico di questa versione moderna di Cuori senza età, tuttavia puntata dopo puntata consolida le proprie fondamenta per costruire una narrazione meno stereotipata e più empatica, rappresentando alti e bassi che l'amicizia aiuta ad affrontare nel modo migliore.
Mid-Century Modern, dopo un avvio indeciso, conclude la sua prima stagione lasciando in parte il desiderio di scoprire cosa accadrà ai protagonisti dopo i drammi affrontati, ma chiudendo comunque in modo soddisfacente e senza lasciare troppo in sospeso il racconto in caso di cancellazione.
Perché ci piace
- Il cast sfrutta il più possibile il materiale a propria disposizione e trova il modo di dare spessore ai personaggi.
- Linda Lavin aveva dimostrato ancora una volta il suo talento e vederla sugli schermi è un vero piacere.
- Quando la serie si addentra nella sfera emotiva riesce a convincere e lasciare il segno.
Cosa non va
- La serie non riesce sempre a evitare stereotipi e forzature.
- La narrazione è fin troppo frammentata e i personaggi secondari non hanno uno spazio adeguato per uscire dall'ombra dei protagonisti.
- La morte di Linda Lavin potrebbe rappresentare un vuoto incolmabile spezzando i già precari equilibri che hanno sostenuto la prima stagione.