Una star dirà: 'Come posso cambiare lo script per adattarlo a me stesso?', e un attore dirà: 'Come posso cambiare me stesso per aderire allo script?'
È indubbio che, in una carriera che ha attraversato più di sei decenni, Michael Caine abbia saputo 'trasformarsi' più e più volte: per quanto il suo sia diventato un viso inconfondibile e decisamente familiare per il pubblico di ogni età, da un film all'altro è stato possibile trovare Sir Michael nei panni di eroi spavaldi, di ambigui villain o di individui comunissimi. Del resto, in un totale di oltre centodieci pellicole, Maurice Joseph Micklewhite Jr, nato nel quartiere londinese di Southwark, non si è mai adagiato sugli allori: "Prima di tutto scelgo i grandi ruoli, se non ne arriva nessuno scelgo quelli mediocri, e se non arrivano scelgo quelli che mi fanno pagare l'affitto".
E per quanto, per sua stessa ammissione, nel curriculum di Michael Caine non manchino alcuni titoli che lui stesso non ha esitato a definire imbarazzanti, nel corso degli anni l'attore si è affermato come una delle icone del cinema britannico nel mondo, tramutando anche il proprio accento cockney in un elemento di raffinatezza e di fascino. E oggi, in occasione dei suoi ottantacinque anni, ripercorriamo le fasi salienti del percorso professionale di Caine e i film che lo hanno consacrato fra i migliori interpreti della sua generazione.
Leggi anche: My Generation: un tuffo nella Swinging London insieme a Michael Caine
Sir Michael: i successi di un cockney da Oscar
Dopo la gavetta sul palcoscenico, con il nome d'arte di Michael Caine (adottato in omaggio a L'ammutinamento del Caine e al suo idolo Humphrey Bogart), dal 1956 iniziano ad arrivare i primi, piccoli ingaggi al cinema. Nel 1965, grazie al ruolo dell'agente Harry Palmer nel thriller di spionaggio Ipcress (uscito in contemporanea con la 'febbre' per James Bond), l'attore trentaduenne si ritrova improvvisamente ad essere una star in patria e subito dopo approda a Hollywood. Negli anni a venire Caine sarà protagonista di grandi successi quali Gambit con Shirley MacLaine (1966), Un colpo all'italiana (1969), Carter di Mike Hodges (1971), un cult assoluto del noir anni Settanta, Quell'ultimo ponte di Richard Attenborough (1977) e la commedia a episodi California Suite di Herbert Ross (1978), in cui veste i panni del cinico marito omosessuale di un'esilarante Maggie Smith. John Huston lo dirige accanto a Sean Connery ne L'uomo che volle farsi re (1975) e insieme a Sylvester Stallone in Fuga per la vittoria (1981), mentre nel 1980 l'attore prende parte a uno dei thriller più celebri di Brian De Palma, Vestito per uccidere.
In tempi più recenti Michael Caine, la cui bacheca comprende due premi Oscar su sei nomination e tre Golden Globe, ha continuato a farsi apprezzare grazie a personaggi diversissimi: dal manager sopra le righe della commedia Little Voice - È nata una stella (1998) al benevolo medico de Le regole della casa del sidro di Lasse Hallström (1999), film che gli vale il suo secondo Oscar come miglior attore supporter, fino ad arrivare all'anziano compositore di Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino (2015), per il quale ottiene lo European Film Award. Senza dimenticare, ovviamente, il suo sodalizio con Christopher Nolan, che nel 2005 lo sceglie per impersonare il fedele maggiordomo Alfred Pennyworth nella trilogia di Batman e da allora lo fa partecipare a tutti i propri film. Approfondiamo di seguito cinque ruoli che si sono rivelati particolarmente significativi nel definire la carriera del grande attore inglese...
Leggi anche: Youth: la giovinezza è domani
5. Hannah e le sue sorelle
Per un interprete abituato a sfoderare carisma e sex appeal in abbondanza, quello di Elliot è stato un personaggio piuttosto atipico: in Hannah e le sue sorelle, capolavoro di Woody Allen del 1986, Michael Caine si cimenta infatti con la parte di un uomo timido e impacciato, che cerca goffamente di catturare l'attenzione della cognata Lee (Barbara Hershey), arrivando a tradire la moglie Hannah (Mia Farrow). Perfettamente convincente nei panni di questo aspirante fedifrago buffo e un po' patetico, per Hannah e le sue sorelle Caine si è aggiudicato il suo primo Oscar come miglior attore supporter.
Leggi anche: Buon compleanno Woody! Il cinema di Woody Allen in 20 scene cult
4. Gli insospettabili
Un formidabile duetto fra una star all'apice della fama e un leggendario interprete della generazione precedente: nel 1972, Michael Caine e Laurence Olivier sono i co-protagonisti di uno dei più accattivanti film del grande Joseph L. Mankiewicz, Gli insospettabili, adattamento per lo schermo del testo teatrale Sleuth di Anthony Shaffer. Caine si cala in un altro personaggio di seduttore di modesta estrazione sociale, il parrucchiere Milo Tindle, impegnato in un serrato faccia a faccia con il marito della sua amante, il mefistofelico scrittore di gialli Andrew Wyke, in un gustosissimo gioco fra vittima e carnefice. Grazie a Gli insospettabili, sia Caine che Olivier sarebbero stati candidati all'Oscar come miglior attore; e trentacinque anni dopo, nel 2007, Michael Caine avrebbe recitato in Sleuth - Gli insospettabili di Kenneth Branagh, una rielaborazione firmata da Harold Pinter della pièce originale, indossando questa volta le vesti di Wyke, mosso da una sopraffina perfidia contro il Milo Tindle di Jude Law.
Leggi anche: My Generation, Michael Caine racconta gli anni '60: "Hanno cambiato l'Inghilterra per sempre"
3. Alfie
Nel 1966, un anno dopo il successo di Ipcress, Alfie è la pellicola che consacra Michael Caine fra i nuovi divi del cinema europeo e che gli fa guadagnare la sua prima nomination all'Oscar come miglior attore. Diretto da Lewis Gilbert da un romanzo di Bill Naughton, il film è incentrato sulla figura dell'autista Alfie Elkins, affascinante e incallito donnaiolo che passa con disinvoltura da un letto all'altro, incurante delle conseguenze delle proprie azioni. Dietro la veste da commedia licenziosa sulla rivoluzione sessuale nella Gran Bretagna degli anni Sessanta, Alfie rivela svolte drammatiche e un retrogusto amarissimo; e Caine, in equilibrio fra charme, cinismo e ironia, azzecca un ruolo a cui da allora sarebbe rimasto sempre legato.
Leggi anche: Michael Caine: "L'unica alternativa a interpretare un anziano è interpretare un morto"
2. Rita Rita Rita
È ancora Lewis Gilbert, nel 1983, a dirigere Michael Caine in una delle sue performance più applaudite: quella nella commedia Rita Rita Rita, trasposizione della pièce teatrale Educating Rita di Willy Russell, una sorta di rivisitazione di Pigmalione. Caine veste i panni di Frank Bryant, docente universitario di letteratura, offrendo un ritratto carico di humor e sensibilità di un accademico alcolizzato, disilluso dalla vita e dalla professione, il quale ritroverà l'entusiasmo in seguito all'incontro con la giovane parrucchiera Rita White (una strepitosa Julie Walters). Il punto di forza di Rita Rita Rita risiede proprio nell'eccellente alchimia fra i due co-protagonisti, uniti in un singolare rapporto fra maestro ed allieva; e per la sua prova, al contempo divertente e malinconica, Caine ha ricevuto il Golden Globe, il BAFTA Award e la nomination all'Oscar come miglior attore.
Leggi anche: Michael Caine e Morgan Freeman, rapine da Oscar in Insospettabili sospetti: tra Ritorno al futuro e autoironia
1. The Quiet American
Nel 2002, alla soglia dei settant'anni, Michael Caine si produce in un'interpretazione magnifica, dimostrando quanto il suo talento si sia affinato con il tempo: quella nella parte di Thomas Fowler, reporter di guerra di stanza a Saigon nel 1952, in The Quiet American di Phillip Noyce. Il film, trasposizione del romanzo di Graham Greene (già portato sullo schermo nel 1958 da Joseph L. Mankiewicz con Un americano tranquillo), è costruito attorno al triangolo amoroso formato da Fowler, dalla sua giovane amante vietnamita Phuong (Do Thi Hai Yen) e dall'americano Alden Pyle (Brendan Fraser), nella cornice delle tensioni tra Francia, Stati Uniti e Vietnam. Caine si è aggiudicato la sua sesta e ultima candidatura all'Oscar per l'intenso ritratto di questo crepuscolare antieroe in preda a laceranti conflitti morali.