Che cosa accadrebbe se, per una volta, il cinema italiano non cedesse alla riappacificazione dell'happy end tradizionale in favore di un finale alternativo con tanto di donna moderna e autonoma capace di camminare sulle proprie gambe? Questo è quanto sembra essersi chiesta Maria Sole Tognazzi che, con gli sceneggiatori Ivan Cotroneo e Francesca Marciano, ha tratteggiato uno dei personaggi femminili più nuovi e incredibilmente realistici comparsi sul grande schermo in questi ultimi anni. Viaggio sola, distribuito da Teodora Film dal 24 aprile, ha il coraggio di mettere al centro della narrazione una donna sola, al di fuori di modelli famigliari prestabiliti e libera nei sentimenti come nello stile di vita. Irene, quarant'anni e ancora sprovvista di marito, è l'ospite a sorpresa, ossia l'ispettore inviato a controllare il livello delle strutture alberghiere di lusso. Amante della sua vita in incognito, ha una casa "minimalista" nell'arredamento che rispecchia perfettamente una quotidianità votata all'approssimazione. Nonostante sia chiaramente al di fuori delle aspettative sociali, che la vorrebbero moglie e madre, sembra amare incredibilmente quel senso di libertà che, di tanto in tanto, però, si trasforma in malinconica solitudine. A presentare questo film, capace finalmente di offrire un punto di vista diverso sul mondo femminile, è la regista accompagnata da un cast formato da Stefano Accorsi, Margherita Buy, GianMarco Tognazzi e Fabrizia Sacchi.
In Francia stiamo assistendo alla nascita di un cinema sempre più interessante fatto da donne. Perché In Italia sembra tutto più faticoso per le nostre autrici? Maria Sole Tognazzi: Io non ne farei un fatto di sesso. Negli ultimi tempi ho visto dei buoni film realizzati da donne anche qui in Italia. Penso, ad esempio, a Susanna Nicchiarelli e Alice Rohrwacher. Più che altro credo che in questo periodo sia difficile produrre un lungometraggio a prescindere dal regista.
Viaggio sola è un inno alla libertà di scelta della donna moderna. Irene non rappresenta certo un personaggio radicale, ma porta sullo schermo una femminilità normale capace di fare una scelta assolutamente non convenzionale. Signora Buy, come si è trovata alle prese con un personaggio cosi attuale? Margherita Buy: Irene mi è piaciuta immediatamente per la sua solidità. Pur non avendo dei punti familiari forti, come un marito o dei figli, è molto concentrata sul suo lavoro. Certo, nel momento in cui il suo migliore amico le annuncia la prossima paternità tutto sembra crollarle addosso, ma nella realtà dei fatti è molto soddisfatta della libertà che ha scelto per sé stessa. Da questo punto di vista ama chi è e rappresenta molte donne della nostra generazione che, pur essendo sole e avendo rinunciato alla maternità, sono capaci di gestire la loro autonomia.Pur essendo un film a prevalenza femminile ci troviamo, però, di fronte ad un personaggio maschile capace d'incarnare finalmente una paternità in fuga. Com'è stato lasciarsi guidare in questa interpretazione da una mano femminile? Stefano Accorsi: Con una donna dietro la macchina da presa tutto è diverso. Il fatto è che ci vorrebbe sempre un regista dalla grande sensibilità, in grado di non farci sentire esclusi. Maria Sole è stata capace di fare questo, facendomi sentire accolto dal mondo femminile. Ho amato anche il suo sguardo sull'universo maschile che, pur essendo inizialmente spaventato dall'idea stessa di responsabilità paterna, poi vive un'evoluzione interessante dimostrando tutto l'amore e il desiderio per l'arrivo di un figlio.
Signor Tognazzi, questo è la seconda volta, dopo Passato prossimo, che viene diretto da sua sorella. Com'è lavorare in famiglia? Gianmarco Tognazzi: È impegnativo perché si esce dalla sfera famigliare per entrare in quella professionale. Per questo motivo tra me e Maria Sole i ruoli sul set si ribaltano. Così, anche se sono il fratello maggiore, riconosco la sua autorità da regista e mi lascio condurre. È una regista con una sensibilità grandiosa, molto più equilibrata di me e molto saggia. Per quanto riguarda la natura di questo film, credo che tutti gli argomenti fino ad ora citati siano identificabili e collegabili nelle caratteristiche dei personaggi e nelle loro storie. Per questo motivo diventa difficile dare una risposta alle grandi domande generiche sulla libertà e la solitudine, visto che la vicenda è veramente costruita sulla personalità dei protagonisti.Il film, oltre al diritto alla libertà e alla libera scelta, sembra sostenere la tesi che non esiste un modello di vita perfetto per tutti... Maria Sole Tognazzi: Sì, effettivamente la perfezione non esiste e nemmeno una soluzione migliore di altre. Io credo che alcuni percorsi sono segnati profondamente dalla nostra indole, attraverso la quale facciamo una scelta piuttosto che un'altra. Ad esempio, alcune persone scelgono determinate relazioni, altri mettono al mondo dei figli molto giovani mentre alcuni decidono di non farlo. Il problema è che, ancora oggi, per la nostra società, una donna sembra non essere completa se decide collocarsi al di fuori di alcuni modelli prestabiliti. Da tutte queste suggestioni nasce il personaggio di Irene, che rappresenta senza problemi la donna single di oggi, molto solida e sicura, capace di affrontare con dignità anche le proprie solitudini.
Parlando proprio di solitudine, questa non è una condizione che l'attore si trova a vivere con frequenza, soprattutto durante una turnè teatrale o la promozione di un film? Margherita Buy: Sì certo, capita spesso di sentirsi soli, ma anche di trovarsi molto bene in questa condizione. Io lo prendo anche come un momento mio, grazie al quale mi allontano da certi problemi. Da questo punto di vista può non essere una condizione pesante. Magari mi capita di sentirmi veramente sola in altre situazioni apparentemente più protette.Tra pochi giorni si deciderà il nuovo Presidente della Repubblica e, per la prima volta, sono stati fatti dei nomi femminili. Credete possibile la presenza di una donna al Quirinale?
Maria Sole Tognazzi: Io ho sognato Emma Bonino ma temo verrà eletto un uomo
Margherita Buy: Spero che ce la faccia una donna ma non credo. C'è ancora una grande incapacità di confrontarsi con l'elemento femminile
Stefano Accorsi: Il fatto è che molti uomini non si sentono rappresentati dai loro simili al potere. Io sarei felicissimo di veder eleggere una donna, ma quel piccolo mondo antico è cosi autoreferenziale da non rendersi conto di quanto la gente desideri qualche cosa di diverso.