In Love Lies Bleeding c'è talmente tanto materiale, spesso sciupato, che c'è da chiedersi quale sia la deriva intrapresa dal cinema indipendente americano. Scritto da Weronika Tofilska, e diretto dalla britannica Rose Glass, il film sembra ereditare tanto le influenze dei Fratelli Coen (escludendo l'umorismo) quanto le inflessioni narrative di Joe R. Lansdale o di Jim Thompson. Un panorama conosciuto (e poi siamo nel New Mexico, cornice celeberrima, e dal fascino unico), miscelato in un sudiciume che pervade la scena: sentiamo l'odore acre del sudore di una palestra, veniamo punti dalla puzza acuta del sangue, impossibile da lavare.
Tuttavia, l'opera seconda della Glass apre ad una riflessione: Love Lies Bleeding è un buon film, ma non è un film folgorante come avevamo potuto immaginare, anche a seguito dell'ottima accoglienza al Sundance Film Festival, con annessa campagna di comunicazione curata da A24, che ha distribuito il film negli Stati Uniti. Dunque, la riflessione indotta si scontra, e a volte si incaglia, con lo spirito indie di cui Rose Glass è esponente. Basti pensare al suo precedente film, Saint Maud (ugualmente firmato A24), horror che metteva in discussione tanto la Fede quanto i Demoni.
Love Lies Bleeding: paura e delirio in New Mexico
Tornando su Love Lies Bleeding, la nostra è una disamina spassionata, e redatta da chi è oggettivamente affascinato dal cinema indie. L'unico cinema che può davvero offrire gli spunti giusti, in una libertà d'insieme che le grandi produzioni, poco a poco, stanno restringendo (e reprimendo). Per questo, almeno in parte, la promessa dietro la pellicola appare tradita (oppure siamo noi gli eterni creduloni?), o almeno appare fuorviante rispetto al risultato finale. Dicevamo, gli spunti: dietro lo script di Tofilska e di Glass, ce ne sarebbero. A cominciare dal palcoscenico in cui si svolge l'azione: siamo in uno sperduto paesucolo del New Messico, alla fine del 1989. Ronald Reagan continua a stigmatizzare la comunità LGBT per via dell'AIDS, mentre dall'altra parte dell'Oceano viene giù il muro di Berlino. Un cosmo ad alto tasso cinematico, non c'è dubbio.
Intanto, Lou (Kristen Stewart), che gestisce una putrida palestra, conosce Jackie (Katy O'Brian, la vera sorpresa del film), bodybuilder che, ad insaputa della ragazza, ha iniziato a lavorare nel poligono gestito dal papà di Lou, Lou Sr. (Ed Harris). Le due iniziano a frequentarsi, mentre Jackie inizia ad iniettarsi steroidi per accrescere la massa muscolare in vista di una gara. Se Love Libes Blending è un'opera di azione e reazione, di mezzo ci si mette l'idiozia di J.J. (Dave Franco), fratello di Lou, che manda all'ospedale sua moglie Beth (Jena Malone), sorella di Lou. Accecata dalla rabbia (e dagli steroidi), Jackie va a casa di J.J., massacrandolo. Va da sé, che la situazione diventa esplosiva.
Katy O' Brian e Kristen Stewart, tra muscoli e polvere
Dicevamo, azione e reazione, e pure una riflessione sul corpo che, a tratti, ammicca al body horror. "Il corpo è il tuo, ed è tua la scelta", dirà Lou, quando propone a Jackie di iniettarsi gli steroidi. Ancora una volta, l'azione che precede la reazione, in un andirivieni che, nella seconda parte, diventa allucinato e allucinante, sfiorando il bizzarro, e restando agganciato alle inflessioni da grindhouse. Lo stesso corpo che per la regista diventa il protagonista su cui indugiare, e su cui basare sia le scelte estetiche che quelle narrative, fin dal titolo. Una propensione anticipata da una citazione visiva di Gulliver, che si riflette poi nei nervi tesi di Kristen Stewart, così sobria ma così caparbia in quello che sarà il fulcro del film, inzuppato in una geografia umana orripilante.
Dall'altra parte, i muscoli di Katy O'Brian, che esplodono, che crescono, quasi ad invadere le inquadrature, e fino al delirio di un epilogo che ci riavvicina (magari tardivamente) allo spirito della storia, a metà tra il cielo stellato, i grugniti e l'ossessione tutta americana per le armi da fuoco. Insomma, dagli spazi aperti e polverosi, al panorama tragico di un Thelma & Louise che riflette sull'amore e sulla violenza, l'umore viene indirizzato dallo score di Clint Mansell, sempre presente, ma mai invasivo. Forse perché il viaggio di Love Lies Bleeding sembra alterato da uno straniamento che coinvolge nella misura in cui ci si lascia andare, accettando una violenza mai lussuriosa, e una lussuria mai violenta. Se la causa è quindi teoricamente esplosiva, l'effetto finale scopre il bluff. Per questo, la domanda sorge spontanea: cosa vuol dire essere cinematograficamente indipendenti, oggi? Utilizzare lo stesso schema non basta più (la stessa fotografia, la stessa location, gli stessi temi). Serve una nuova spinta, serve nuova linfa. Love Lies Bleeding, nel profondo, come una vena pronta ad esplodere, sembra rimuginare tale visione, ma resta troppo composto e troppo sedimentato per diventare qualcosa di più.
Conclusioni
Rose Glass e il suo gindhouse indipendente, tra cinema di genere, polvere e destrutturazione del corpo femminile. Ottimi spunti, estetica fiammante e Kristen Stewart e Katy O'Brian grande coppia protagonista. Ma se il trucco funziona, la realtà è meno sorprendente di ciò che sembra. Un buon film che poteva essere grande.
Perché ci piace
- Se Kristen Stewart è una certezza...
- ...Katy O'Brian è una sorpresa.
- La location.
- Lo spirito da grindhouse...
Cosa non va
- ...forse smorzato da una sceneggiatura senza picchi.