Con un filo di amarezza lo scriviamo subito nella nostra recensione di Lou: il film diretto da Anna Foerster è un'occasione persa. E non lo diciamo perché è una frase fatta, tipica di una certa critica, ma perché davvero, viste le premesse e un iniziale svolgimento, credevamo (forse, speravamo) di non ritrovarci davanti ad un film a metà, che sfilaccia l'atmosfera iniziale finendo per restare immobile su se stesso. Non è tutto da buttare, e anzi gli spunti ci sono dato che, al netto di tutto, sono bilanciati per un sacrosanto entertainment da venerdì sera sul divano, ma è naturale ricercare comunque una certa originalità quando si decide di affidare due ore della nostra vita ad un film. Su questa direzione, alla luce di un buon riscontro di pubblico, Netflix continua a spingere sui thriller, genere d'intrattenimento per eccellenza.
Così, dai titoli d'apertura, l'infatuazione per Lou pare funzionare. Se non altro perché è prodotto dall'ottima Bad Robot di J.J. Abrams. L'atmosfera intriga, c'è un simpatico cagnolone, piove a dirotto ma, alla tostissima protagonista, pare non interessare. È più impegnata a procacciarsi la cena (la caccia è un tema importante del film) per badare alla pioggia. Gli elementi del revenge movie al femminile sembrano coincidere e collimare, portandoci nel bel mezzo di una fuga disperata e drammatica, che si rifà in parte, e senza voler marcare la mano su paragoni scomodi, a Il cacciatore di Michael Cimino o a John Wick con Keanu Reeves. Prima di entrare nel dettaglio del plot, scritto da Maggie Cohn e Jack Stanley, l'altro elemento interessante di Lou è il cast, che vede protagonista un'attrice enorme come Allison Janney, affiancata dalla talentuosa Jurnee Smollett e dalla fisicità di Logan Marshall-Green. Insomma, tutto liscio? Come detto, non proprio.
Tra Rambo e l'Ispettore Callaghan
Non proprio perché Lou, ahinoi, è spaccato in due atti che, uniti, fanno una certa fatica a coesistere. Partiamo dalla trama: durante la presidenza Reagan, quando gli USA stavano sciogliendo un certo retaggio guerrafondaio, la figlia (la piccola Ridley Bateman) di Hannah (Allison Janney) viene rapita da suo padre (Logan Marshall-Green). Fuori è notte fonda, piove a dirotto e non c'è una traccia da seguire, nonostante vivano su una delle isole di San Juan, facenti parte dello Stato di Washington. Per ritrovarla, la giovane donna chiede aiuto all'ambigua, solitaria e oscura Lou (Jurnee Smollett), vicina di casa nonché proprietaria della terra in cui vivono Hannah e sua figlia. Le due, insieme al fedele cane di Lou, si mettono sulle tracce della bambina, affrontando un cammino pericoloso e, soprattutto, andando incontro ad un passato ritornato a spaventarle. Ed è proprio il passato ad alterare le svolte del film che, da possibile revenge movie, in cui la protagonista è un mix tra Rambo e l'Ispettore Callaghan, diventa ahinoi un canonico thriller che prende l'esatta direzione che si può immaginare.
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Rivelazioni... in anticipo
Ed è un peccato, dato che Lou, dall'efficace costruzione visiva e iconografica, mantiene un ottimo ritmo nella prima parte della storia, facendoci credere a qualcosa di diverso, pur avendo dei tratti altamente riconoscibili. In poche parole, il famoso senso di deja vu è presente fin dall'inizio, ma non è per forza un male. Se gli elementi sono infatti amalgamati al meglio il senso filmico ha comunque una sua valenza, meritando visione e attenzione. I buoni propositi e la buona scrittura della prima ora, però, si scontra con un bisogno stranamente impellente di rivelare fin troppo presto i segreti che aleggiano sopra le due protagoniste. Scelta particolare e discutibile in quanto, la rivelazione - che naturalmente non vi spoileriamo - sarebbe potuta arrivare con un'organicità maggiore.
Va da sé che Lou, a carte scoperte (e infatti smette di piovere) diventa un altro film, che perde l'iniziale potenza e l'iniziale interesse. Perché, dunque, affrettare i tempi? Perché non continuare ad insistere sui paralleli tra preda e predatore? Il tema della violenza domestica, che fa da legame alla storia, è calcato e organico di per sé, rigirare il concetto non aiuta e anzi blocca il film in un circolo che ha un'unica (e annunciata) via d'uscita. Certamente, come tante altre pellicole del genere, anche Lou ha una sua identità da visione diretta e immediata, con i suoi attimi riusciti e supportato dalla bravura del cast. Il punto è che alla fine resta una sensazione di incompiutezza e di irrealizzazione, che adombra quelle buone intenzioni svanite a metà percorso.
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Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di Lou sottolineando da una parte la bravura del cast e lo spunto iniziale, mischiato ad un'atmosfera inquieta e oscura, dall'altra non possiamo non soffermarci su quanto le buone intenzioni vengano dissipate a metà film. Che peccato.
Perché ci piace
- L'atmosfera iniziale, tra pioggia e misteri.
- Una buona idea di partenza...
Cosa non va
- ...dissipata a metà film.
- Il finale, prevedibile fin troppo presto.