Vogliamo iniziare la nostra recensione del terzo episodio di Loki rispondendo alla domanda che ci eravamo posti la settimana precedente: è lo stesso personaggio interpretato da Tom Hiddleston a essere ingannato o è la serie Marvel che sta ingannando lo spettatore? La risposta, dopo aver visto questo nuovo episodio, il terzo su sei previsti, sembra puntare di più sull'inganno allo spettatore. Dopo gli eventi rivoluzionari con cui si era concluso l'episodio precedente, capaci di aprire una vera e propria nuova fase nell'intero Marvel Cinematic Universe, la serie disponibile su Disney+ e creata da Michael Waldron sembra rallentare il cambiamento promesso per un episodio che ha il sapore di una piacevole avventura filler. Anche se non mancano, soprattutto nel finale, un paio di rivelazioni che aumentano l'enigma iniziale (chi sono i Custodi del Tempo? Qual è il piano della Variante Loki femminile?) e lasciano lo spettatore con la voglia di saperne di più. Come sempre, la recensione non contiene spoiler.
Prossima fermata: Lamentis
Il titolo dell'episodio fa riferimento alla luna in cui Loki e la sua Variante Femminile capiteranno una volta oltrepassato un portale interdimensionale. Si tratta di un mondo che i fan dei fumetti conosceranno bene, essendo posto ai confini dello spazio Kree (che ci possa essere un collegamento con Captain Marvel?), ma del tutto nuovo per chi segue il Marvel Cinematic Universe. È il 2077 e Lamentis sta per essere distrutto a causa di un pianeta vicino in rotta di collisione. I due personaggi protagonisti, l'uno specchio dell'altra, dovranno porre una tregua alla loro lotta e cercare di salvarsi la pelle in una corsa contro il tempo, prima di soccombere a questa nuova apocalisse. Sarà anche l'occasione per potersi parlare e conoscersi meglio: forse le due Varianti avranno molto in comune tra di loro, ma forse - e qui viene il dubbio - questa Variante femminile conosciuta come Lady Loki e citata nei titoli di coda degli episodi come Sylvie non è esattamente chi dice di essere. La certezza, invece, è che questo viaggio a Lamentis ha il sapore di una fermata e di un rallentamento che potrebbe scontentare parecchi spettatori, più interessati a uno sviluppo più rapido della trama orizzontale.
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"Difendete il tempo"
È con quest'ordine che i soldati della TVA, la Time Variance Authority, entrano in missione dopo gli eventi che hanno concluso il secondo episodio. E, in qualche modo, sembra essere la stessa missione dei Marvel Studios e degli sceneggiatori. Difendere il tempo sembra quasi un invito a difendere la formula consolidata a cui ormai ci hanno abituato e rallentarne di misura la rivoluzione annunciata. Anche in questo caso, come in The Falcon and the Winter Soldier, i due protagonisti, così diversi, dovranno formare controvoglia un'alleanza per raggiungere un obiettivo comune. Per questo motivo, questo terzo episodio di Loki svela la sua natura di episodio conservatore. Qualche dinamica presente al suo interno risulta francamente sin troppo canonica e prevedibile, quasi come se si volesse nascondere una volta di troppo la novità per ripassare su terreni già battuti. Ne viene mantenuto l'intrattenimento generale e i due attori rimangono perfetti nel loro ruolo, ma la sensazione che si tratti di un'illusione aggiuntiva, un ennesimo trucco di un mago che non vuole abbandonare il palco e lasciare che il programma continui permane lungo tutta la breve durata (solo 35 minuti, esclusi i titoli di coda). Ecco che la serie, in questo suo rallentamento e in questa natura un po' filler, sembra trattare il cambiamento come la daga citata all'interno dell'episodio: vicina a noi, pericolosa e affascinante, ma inesistente e pronta a scomparire. Nient'altro che illusione.
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Un'ottima chiusura
Accade qualcosa di inaspettato, proprio in chiusura dell'episodio: una rivelazione, pronunciata un po' en passant, senza darci troppo peso e senza la carica delle grandi sorprese, risveglia l'interesse sugli sviluppi della storia e su quello che è stato raccontato finora. Lo fa poco prima di un piano-sequenza davvero perfetto che fa dimenticare tutto il resto. In quella manciata di minuti, coadiuvati da ottimi effetti in CGI che non fanno rimpiangere il grande schermo (al contrario del resto dell'episodio che appare un po' scarno a livello scenografico), Loki si risveglia improvvisamente e crea un momento di altissimo spettacolo. Basta quella sequenza finale per applaudire i Marvel Studios e ritrovare la forza di credere in questa serie, nel momento in cui, dopo una lunga serie di dialoghi, si torna all'azione con la voglia di creare intrattenimento nella sua forma più pura. Un'ottima chiusura per un episodio che appare di passaggio, come le stazioni intermedie in cui un treno deve necessariamente fermarsi e che danno l'impressione, al viaggiatore, di una perdita di tempo capace di rendere il viaggio solo più lungo (e ricordiamolo: siamo già a metà del percorso).
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione del terzo episodio di Loki non possiamo non sottolinearne la natura un po’ riempitiva. Rispetto agli eventi conclusivi dell’episodio precedente, la serie sceglie di rallentare la rivoluzione annunciata per un’avventura che permette di farci conoscere i due protagonisti principali, seguendo una formula ormai un po’ troppo consolidata. Nel finale, però, qualche rivelazione sembra mischiare ulteriormente le carte in tavola facendo ritrovare interesse per il futuro della storia e gli ultimi minuti in piano-sequenza fanno ritrovare quell’intrattenimento nella sua forma più pura che non può che esaltare.
Perché ci piace
- I due attori rimangono perfetti per il loro ruolo e sanno come tenere il peso dell’episodio sulle loro spalle.
- Qualche rivelazione fa ben sperare per lo sviluppo narrativo che si preannuncia sorprendente.
- Gli ultimi minuti in piano-sequenza regalano spettacolo e intrattenimento nella sua forma più pura.
Cosa non va
- L’episodio appare troppo conservatore rispetto alle promesse su cui si concludeva il precedente.
- La formula ormai sin troppo consolidata e l’avventura di stampo verticale danno all’episodio, seppur ben riuscito, una sensazione di riempitivo.