L'Innocente, la recensione: Louis Garrel e il senso di un cinema scapigliato e vibrante

La recensione de L'Innocente: una mamma, un figlio e il cinema vibrante e rilassato di Louis Garrel. Al suo quarto film, il regista e attore francese dimostra di saperci davvero fare. Protagoniste femminili le splendide Anouk Grinberg e Noémie Merlant. Al cinema.

L'Innocente, la recensione: Louis Garrel e il senso di un cinema scapigliato e vibrante

La maturità di un regista, probabilmente, non è mai totalmente compiuta. C'è sempre qualcosa che arriva dopo. Che sia un dettaglio, un'influenza, una sfumatura. Del resto, il cinema è l'arte più mutabile che ci sia, e allora capita che il percorso di un autore sia costantemente alla ricerca della sorpresa, in modo tale che la relativa poetica si evolva e non smetta di muoversi. Ecco, al quarto film - e ad un anno dall'incompreso La Crociata - Louis Garrel torna alla regia con l'interessante e decisamente riuscito L'Innocente, un film che si rifà alla tradizione francese anni Settanta, intanto che si mischiano i toni e gli umori di una scrittura dalle molte sorprese e dalle molte pretese (dunque moderna), smorzate meravigliosamente bene da una regia ormai matura e perfezionata.

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L'innocente: Louis Garrel in un'immagine

Anche perché il discorso di Garrel, e la sua intesa di cinema (anche qui torna il suo alter-ego, Abel), si presta tanto allo spettacolo quanto alla parola (e la sequenza d'apertura avalla la tesi, accompagnata dalla ballata Pour le Plasir di Herbert Léonard), ricerca l'intimità umana e prende spunto dalla sua storia personale (la mamma di Garrel ha sposato un detenuto quando teneva corsi teatrali in prigione), liberando i pregiudizi e prendendosi il rischio di essere davvero divertente (perché dimostrare leggerezza può farti scambiare erroneamente per superficiale), restituendo agli spettatori l'esatta equazione del suo pensiero filmico. Un pensiero filmico che si lega alla spensieratezza (intesa come distensione), all'espressività e alla gioia di vivere, rendendo vibrante - di conseguenza - la visione cinematografica totalmente dedicata allo spettatore. Allo spettatore e all'amore, dato che L'Innocente si libera di ombre e storture, predicando empatia, sincerità e spassionato affetto.

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Cuore di mamma

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L'innocente: una sequenza del film

Del resto, di affetti si parla quando c'è di mezzo la mamma. E quella di Abel (Louis Garrel, appunto) è alquanto particolare. O meglio, una scelta romantica fa stare in pensiero suo figlio, guida di un acquario di Lione e ancora scosso dalla prematura morte di sua moglie. La mamma Sylvie (Anouk Grinberg), infatti, continua imperterrita a seguire un complicato e personale romanzo amoroso: questa volta sembra fare sul serio, e si è innamorata di Michel (Roschdy Zem), (ex) rapinatore che sta per essere scarcerato. Addirittura, i due stanno pensando di aprire un negozio di fiori (elemento che tornerà spesso ne L'Innocente).

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L'innocente: Louis Garrel in una foto

Abel, però, non ci sta. Convinto che sia l'ennesima scelta sbagliata di sua mamma, e dopo un serrato colloquio in un ristorante, cercherà di dimostrare in tutti i modi che il galeotto Michel, a piede libero, è pronto a tornare alla criminalità coinvolgendo la donna. Nel farlo, tra appostamenti, tic e colpi di scena, inizierà a pedinarlo, facendosi aiutare, inizialmente, dalla sua amica Clémence (Noémie Merlant). Un pedinamento che, come facilmente intuibile, sarà per Abel una sorta di rivelazione personale, portandolo ad una nuova consapevolezza.

Un grande cinema, scomposto e scapigliato

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L'innocente: Louis Garrel in una scena del film

Colorato, letteralmente, da tonalità sature e nette (quasi da videoclip), giocando poi con il montaggio e le inquadrature (l'immagine che si divide in tre parti, soffermandosi sugli occhi), L'Innocente di Louis Garrel è un film costruito sui continui equivoci (equivoci studiati, non quelli di una certa commedia italiana) che danno la necessaria benzina al valore del racconto. Un racconto che si (ri)fà alle commedie sentimentali dure e pure, ma troviamo scene action che non si prendono sul serio, in linea con i polizieschi Anni Settanta, insieme ai folgoranti dialoghi spesso lasciati all'estro libero e improvviso degli interpreti scelti dal regista, che ha scritto per interno il film dopo la scomparsa di Jean-Claude Carrière, co-sceneggiatore dei suo precedenti lungometraggi. In fondo, lo sguardo di Garrel / Abel altro non è che quello di un figlio pre-occupato di essere "solo" un figlio (lasciando molto spazio alle protagoniste femminili). Sente forte la responsabilità di una madre, tornano a galla i ricordi d'infanzia, facendolo tremare al pensiero della polizia che perquisisce la sua casa.

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L'innocente: una foto

Garrel e il suo grande cinema analogico e scapigliato, che è (anche) un collage di ricordi personali, che si allargano verso il pubblico coinvolgendolo in modo soffice ma diretto. Allora, anche un camion di caviale può essere pericoloso, riaprendo scompartimenti creduti sigillati: "Non voglio che mia madre finisca in galera", dice Abel a Clémence, mentre la macchina da presa li segue in parallelo, spiandoli da lontano, "Tua madre è felice, cazzo, ha trovato un uomo che si mette nella merda per farla felice". La stessa felicità che ha perso Abel, e che prova a ricostruire nell'arco di un racconto lasciato scorre in modo genuinamente scomposto. Un racconto fluido, spassoso, malinconico, bizzarro. Un racconto di sguardi, di contrasti e di interpreti, amalgamati nel miglior cinema possibile, prima di esplodere sommessamente in un finale da brividi e da occhi lucidi.

Conclusioni

Toni, umori, sorrisi, qualche lacrima. Al suo quarto lungometraggio, Louis Garrel ritrova il suo alter-ego Abel, dimostrando di saperci davvero fare dietro la macchina da presa. Concludendo la recensione de L'Innocente, rimarchiamo quanto il film sia un bell'esempio di estro visivo e di estro narrativo, supportato da un cast straordinariamente in parte. A cominciare da Anouk Grinberg e Noémie Merlant, che rappresentano al meglio lo sguardo femminile su cui Garrel poggia l'intero film. Notevole.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Il tocco di Louis Garrel.
  • Il cast, a cominciare da Noémie Merlant.
  • L'happy ending.
  • Il tono, prima spassoso poi malinconico, fino al noir.

Cosa non va

  • Se preferite un cinema più asciutto e schematico, L'Innocente non fa per voi.