Quello trattato da L'incredibile viaggio del fachiro è un tema di grande attualità, impossibile girarci intorno; e potrebbe sorprendere, persino infastidire la leggerezza con cui viene affrontato un argomento tanto dolorosamente discusso non da un Aki Kaurismäki ma dal canadese Ken Scott, attore, sceneggiatore e regista di opere fino ad ora non troppo memorabili come Delivery Man e Affare fatto.
Eppure il suo film, tratto dal romanzo bestseller di Romain Puértolas L'extraordinaire voyage du fakir qui était resté coincé dans un armoire Ikea, riesce a farsi apprezzare non solo per l'amabile faccia da schiaffi del protagonista Dhanush, non solo per il fascino dell'ensemble internazionale, per la bellezza e la varietà degli scenari, ma anche per lo sguardo fresco e gioioso del regista, e per la sincerità con cui sa raccontare questa storia improbabile e toccante.
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Romanzo di un giovane povero
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Ajatashatru Oghash Rathod è un bambino come tanti a Mumbai - vale a dire che è povero. Ma i suoi primi anni di vita, accanto alla mamma affettuosa, tosta e gran lavoratrice, è stata definita non tanto dalla scarsità di mezzo, quanto da una domanda: "È lui mio padre?". Chi è suo padre per davvero Aja lo scoprirà soltanto una volta diventato adulto, fachiro, artista di strada e ladruncolo di quartiere al momento della morte della madre, e questa scoperta lo indurrà a prendere un aereo per Parigi. La sue prima meta? Non la Tour Eiffel, né il Louvre, ma il più vicino mobilificio Ikea, alla ricerca delle fantasie di gioventù e di un vaso dignitoso per conservare le ceneri di Siringh. E se tra un Klippan e un Malm c'è in agguato anche il colpo di fulmine, l'avventura più inaspettata inizia all'interno di un armadio confortevole... e sarà assolutamente rocambolesca.
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Lo Aja di Dhanush, versatile star del cinema Tamil, è un moderno Pinocchio che attraversa tre continenti a fianco degli ultimi, e finisce per incontrare a Roma la sua fata turchina, che ha le sembianze di Bérénice Bejo, la quale ha per lui un dono magico che Aja è in grado di ricambiare, iniziando appena a scoprire il significato delle decine di migliaia di monete sul fondo di Fontana di Trevi: i nostri sogni fanno parte di una costellazione, nessuna luce risplende da sola, e nessuna speranza può esistere senza le altre. E così, tra valige stracolme di contanti e viaggi in mongolfiera, Aja troverà la strada per la vera ricchezza.
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Il paradiso sono gli altri
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Se il lavoro di adattamento dal romanzo di Puertolas - che ha collaborato alla stesura dello script con lo sceneggiatore principale Luc Bossi e con lo stesso Ken Scott - è dignitoso, non si può non notare come il film abbia dialoghi nel complesso deboli, e come non sia sufficiente, almeno non del tutto, la cornice fiabesca a giustificare certe svolte grottesche e improbabili. Eppure il film si mantiene su un registro singolare, sul crinale dell'eccesso svenevole ma senza saltare mai dall'altra parte, grazie a una schiettezza di fondo a cui è difficile resistere, una volta riusciti a digerire qualche banalità da cartolina. Così come è difficile resistere al fascino di Dhanush, la cui personalità scoppiettante fa il paio con il buon ritmo del film.
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In più, L'incredibile viaggio del fachiro non si limita a impartire una lezioncina sull'importanza dell'apertura mentale e dell'empatia, ma sottolinea l'utilità, anzi l'esigenza di un approccio umile e onesto alla conoscenza del mondo e al confronto con gli altri in cui forse si trova la chiave per gestire i conflitti globali e laceranti che abbiamo appena iniziato ad affrontare.
Movieplayer.it
3.0/5