Il Sundance Film Festival 2011 è impazzito per una piccola storia d'amore indipendente diretta da un giovane riccioluto dalla risata contagiosa e dalla scarsa fiducia nelle relazioni a distanza. Risultato: Like Crazy, opera terza di Drake Doremus, ha conquistato il Gran Premio della Giuria e il premio per la miglior interpretazioni, andato all'inglesina Felicity Jones, studentessa in trasferta nella calda Los Angeles che si innamora del "costruttore" - di oggetti e di proigetti di vita - Anton Yelchin. Dopo essersi goduto i successi in terra nordamericana, Drake Doremus è ora ospite del Festival Internazionale del Film di Roma per accompagnare la sua intensa pellicola.
Come è nata l'idea di Like Crazy?
Drake Doremus: Il film nasce da un'esperienza autobiografica che ho vissuto in passato.
Anche io ho sperimentato le difficoltà delle relazioni a distanza vissute in un'epoca tecnologica in cui gli sms, le email e le chat diventano surrogato tecnologico di amore. Sono modi un po' falsi di sentirsi vicini, ti fanno sentire meglio ma non possono sostituire un vero rapporto. La tecnologia svolge un ruolo triste in tutto ciò.
Lo stile del film così libero ricorda un po' la nouvelle vague, soprattutto nell'uso del colore, nell'abbandonaza dei toni di grigio e dei colori pastello, ma anche nell'effetto documentario. Quali sono stati i tuoi punti di riferimento a livello stilistico?
Sono stato influenzato soprattutto da Y tu mama tambien di Alfonso Cuaron e da Le onde del destino di Lars von Trier. La scelta stilistica è legata molto anche ai sentimenti espressi dal film, ad esempio nella prima parte, in cui mostro le prime fasi della storia d'amore tra Jacob e Anna, uso colori saturi, vivaci, mentre nella seconda parte del film i toni si appiattiscono in parallelo all'incupirsi del sentimento.
Avevo visto Anton Yelchin in Terminator Salvation e negli altri grandi film che aveva fatto. E' uno dei giovani attori americani più interessanti e capaci, perciò scelglierlo è stato semplice. Felicity non l'avevo mai incontrata. Lei mi ha mandato un videotape girato nel suo appartamento in cui mi mostrava alcuni suoi primi piani e un abbozzo della scena della doccia. L'ho chiamata subito, l'ho svegliata alle tre del mattino perché, dopo aver visto il video, ero impazzito per lei.
E cosa puoi dirci della presenza di Jennifer Lawrence nel film?
Jennifer è l'attrice più famosa del cast e la sua presenza ha aiutato a trovare i fondi per girare il film. Devo dire però che il cinema indie americano è molto vitale e un film, anche senza grosse star, se presenta tematiche di interesse universale ha molte probabilità di trovare il denaro necessario a essere prodotto. Dopo Like Crazy anche Felicity sta diventando famosa ed è sempre più richiesta. Lavorare con Jennifer è stato incredibile, lei è giovane, sensibile e creativa. Cinque minuti prima la vediamo ridere insieme agli altri e cinque minuti dopo è perfettamente nel ruolo. Vederla lavorare è impressionante.
La naturalezza che c'è tra Anna e Jacob è impressionante. Hai fatto uso dell'improvvisazione nelle scene tra loro?
Il mio film è stato girato in quattro settimane e prima abbiamo provato per una settimana in un appartamento di Santa Monica. Anton e Felicity non si conoscevano e quando li ho scelti è stata una scommessa. Io ero in sintonia con ciascuno di loro, ma non sapevo se sul set si sarebbe creata l'alchimia necessaria. E' stato un processo fatico e immersivo, una corsa contro il tempo. La chimica è una parte fondamentale del film, è una componente imprescindibile. Quando incontro un attore mi interessa soprattutto sapere quanto sarà disposto a farsi coinvolgere. Ho sperato fin da subito che tutto funzionasse ed è andata bene. In caso contrario avrei dovuto sostituire uno dei due interpreti.
Questo è un concetto molto interessante. Probabilmente è proprio così. Mentre giravo il film, non lo pensavo, ma poi mi sono convinto che purtroppo l'amore non è sufficiente a tenere unita una coppia. L'amore è tutto, ma alla fine non è abbastanza perché una relazione deve trovare il suo equilibrio.
Hai pensato a girare un Like Crazy vent'anni dopo in cui scopriamo cosa accade a Jacob e Anna?
La fine del mio film, in realtà, non è la fine, ma l'inizio. Dopo tutto quello che è successo Anna e Jacob devono ricominciare da capo e trovare un modo per ricostruire il loro rapporto. Non so se tra dieci anni i due saranno insieme o no, ma questa non è la cosa importante.
Quale è il significato della sedia?
La sedia è una metafora di ciò che Jacob cerca nella vita: la stabilità, la solidità. Crede di aver trovato queste cose in Anna, perciò le regala la sedia fatta da lui. Per lui è un oggetto molto particolare, personale. Jacob di lavoro costruisce oggetti e anche nella vita ha questa natura di costruttore.
Che cosa ti ha lasciato un film come questo?
Il film mi ha lasciato un senso di speranza. Mentre giravo vivevo un momento triste, ma realizzare il film mi ha fatto capire che l'amore è importante sempre e comunque. E' importante mettersi in gioco e prendere dei rischi anche se poi soffriremo.
Si, ma il film mi ha permesso di sperimentare anche punti di vista di diversi.
Il tema dell'amore giovanile è uno dei più diffusi a Hollywood. Cos'ha di diverso Like Crazy dalle altre pellicole sentimentali?
Devo dire che sono stato ispirato in modo negativo da alcune commedie romatiche in voga a Hollywood e siccome sentivo che la visione che fornivano era sbagliata ho cercato di far sentire la mia voce. In quei film c'era molto stile, ma non molta realtà. Io ho voluto fare qualcosa che venisse da me, qualcosa di personale.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
In questo momento sto crescendo e imparando e ho una gran voglia di girare tanti altri film. Ora sto girando a New York un thriller romantico che ho scritto per Felicity Jones.