È accolto con un'ovazione l'arrivo in Sala Sinopoli di Ligabue in occasione di un atteso incontro con il pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2021. D'altra parte il Liga alle ovazioni ci è abituato, è una rockstar che da anni calca palchi importanti. Da un po' di tempo la sua attività live è ferma, ma già stare su un palco, anche se è quello dell'Auditorium Parco della Musica per presentare un videoclip, per lui è un sollievo. Luciano Ligabue è qui a Roma per presentare il nuovo video di Sogni di rock'n'roll, una delle sue prime canzoni, anzi la prima vera canzone scritta dal Ligabue che conosciamo oggi, come ci ha raccontato. Il video, diretto da Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, fa parte di un progetto che punta a girare dei video per una serie di canzoni che, quando uscirono, non ebbero un video: canzoni di Dalla, Guccini, Rino Gaetano, Gino Paoli, Antonello Venditti, Fabrizio De André. E anche Ligabue. Ora, con una legge dello Stato, i videoclip sono assimilati all'opera cinematografica, e godranno dei benefici della legge cinema.
Sogni di rock'n'roll: il nuovo video
La cosa bella dei videoclip è che sono la creazione di un artista che interpreta l'opera di un altro artista. Spesso i video riprendono le immagini evocate dalla canzone. Ma altre volte la reinterpretano completamente. E cosi è il nuovo video di Sogni di rock'n'roll, che stravolge completamente tutte quelle immagini che, ascoltando da anni quella canzone, ci eravamo fatti nella nostra mente. Quelle immagini di notti padane tra discoteche e auto lanciate verso il nulla su strade deserte, di amici che giocano a fare le rockstar in playback, di serate sempre uguali e sempre diverse, nel video non ci sono. In realtà non servono, le evoca già Ligabue con la sua voce. Fabrizio Moro qui confeziona una storia che vive una vita sua, che completa la canzone. le dà un nuovo senso. È la storia di una rapina, ma anche una storia d'amore, di una famiglia. Un piccolo heist movie che diventa qualcos'altro. Girato a Ravenna, nei pressi della Tomba di Dante, vede Ligabue passeggiare sotto i portici intonando la canzone, mentre intorno a lui scorre la vita di una serie di persone. In realtà c'è un motivo perché il video racconta questa storia. "Eravamo coinvolti nel mood del film che avevamo girato, Ghiaccio" racconta Fabrizio Moro. "Continuavano a uscire cose nella nostra testa, ed è venuta in mente l'idea di una rapina, nata come l'idea per un mio videoclip".
Ligabue parla del suo Made in Italy e delle persone "normali" che non alzano mai la voce
Sogni di rock'n'roll: la prima canzone del Ligabue come lo conosciamo oggi
Ma Sogni di rock'n'roll è una canzone fondamentale nella vita di Luciano Ligabue. "È proprio la prima canzone che ho scritto di tutte quelle che ho pubblicato" confessa il cantante. "Io che sono cresciuto con i cantautori, per i primi tempi ho scritto canzoni che l'umanità ha avuto la fortuna di non sentire" racconta ironico e divertito. "Sono grato a me stesso di non aver inflitto all'umanità questa sofferenza... la prima canzone che avevo scritto in vita mia si chiamava 100 lampioni, parlava di una prostituta in fase di redenzione che si vedeva a fine carriera. Scrivevo canzoni in cui c'era un'intenzione pseudo poetica, uno scimmiottamento dei cantautori". "Una volta mi trovavo con una chitarra in mano e ho fatto una progressione di accordi, un giro armonico molto semplice" continua. "E mi sono trovato come in un flusso di coscienza a scrivere del mio sabato precedente. E ho detto: io sono questo qua. Tutta la cosa prima è stata una palestra su come non dovevo scrivere una canzone". "Quello di Sogni di rock'n'roll era un sabato sera dopo la classica serata in discoteca in cui ognuno aveva fatto quello che aveva potuto fare, chi aveva imbarcato, chi aveva fatto a botte... prendevamo la macchina e una strada senza direzione. E quando partiva una canzone che piaceva a tutti ognuno faceva il playback del suo strumento. Chi mi segue sa che io racconto solo quello che conosco, ho vissuto oppure ho visto vivere. Altrimenti diventa un esercizio di sensibilità, per dire quanto siamo bravi ad essere empatici".
Sogni di rock'n'roll e sogni di coppe e di campioni
Ora Sogni di rock'n'roll ha una nuova vita con il nuovo video girato da Fabrizio Moro, Che alla Festa di Roma ha raccontato alcuni aneddoti dal set e su Ligabue. "Quando è arrivato non è che mi abbia messo proprio a mio agio" racconta con il sorriso sulle labbra. "Già di mio avevo un po' di strizza: è un mondo in cui sono un novello, sento un po' di responsabilità. E Luciano, appena arrivato, mi ha detto: stasera c'è Italia-Spagna, è la prima volta che in tanti anni rinuncio a una semifinale. Vedi di fare un bel videoclip". Parliamo ovviamente della semifinale degli europei lo scorso luglio. "Il fatto è che l'ho vista" interviene sorridendo Ligabue. "Per un paio d'ore me ne sono andato e ho detto: fai il videoclip senza di me". "Quando è iniziata la partita sono sceso giù sul set ed era proprio scappato" ricorda Moro. "Mi sono detto: se l'Italia perde qui va ancora peggio". "Abbiamo iniziato a girare delle cose senza Luciano" aggiunge il co-regista Alessio De Leonardis. "Ma poi la partita è andata ai supplementari, ai rigori, non finiva mai. Non avevamo più niente da girare".
Ligabue - È andata così: la docu-serie su Ligabue è su RaiPlay
Il nuovo video arriva in un ottimo momento per Ligabue. Su RaiPlay sono disponibili in streaming le prime puntate della docu-serie Ligabue - É andata così, 21 episodi che diventano 7 puntate. Ogni puntata ha un argomento, e racchiude 3 episodi veloci da un quarto d'ora l'uno. A fare da narratore c'è un grande amico del Liga, Stefano Accorsi, che crea con lui un'atmosfera rilassata e coinvolgente. "È quello che accadeva naturalmente fra lui e me sul set" racconta il rocker di Correggio. "Su Radiofreccia ci stavamo conoscendo. Quando ci siamo ritrovati 20 anni dopo per Made in Italy ci siamo ritrovati per fare i cazzoni sul set. Nella nuova serie tutti i fuori onda sono reali, anche la cosa dello yoghurt in cui non riuscivamo davvero a recitare..."
Finalmente su e giù dal palco
Ma è come se tutti questi fossero dei palliativi, degli apertivi del piatto principale che non può che essere la dimensione live, il concerto dal vivo. Luciano Ligabue aspetta da due anni di tornare sul palco, e la prossima estate dovrebbe essere la volta buona. "Dovremmo festeggiare i 30 anni di carriera, che cadevano nel 2020, nel 2022" racconta fiducioso. "Per chi ha bisogno del palco come me è una sofferenza difficile da raccontare. In questo mestiere puoi fare quello che vuoi, puoi smontare le canzoni, raccontarle come la gente non se le aspetta. Ma le parole sono dentro le canzoni, sono cantate da te e da chi hai davanti: è l'unico momento in cui la musica prende vita. Non c'è niente come quell'esperienza. Per un tossico da palco come sono io è un'astinenza molto difficile. Io sto tenendo duro, so che c'è quella festa che quando arriverà sarà come deve essere. È estenuante dover aspettare le tendenze del virus nel mondo, e vedere le ricadute su di noi che, in Italia, siamo i più virtuosi. Non vedo l'ora che mi dicano questa cosa: fai sto benedetto concerto".
Ligabue - È andata così: da oggi su RaiPlay la docu-serie su Luciano Ligabue
Se un film viene bene è anche per culo
Ma Luciano Ligabue soffre anche l'astinenza da film? "La soffro meno" risponde il regista di Radiofreccia. "Per me fare film vuol dire fare una cosa che non posso non fare, vuol dire che emerge una storia che devo proprio raccontare e mi chiedo se valga la pena di stare un anno e mezzo intorno a un progetto. Nel cinema cambiano gli orari rispetto a quelli dei cantanti. Ci devi mettere la faccia in maniera diversa, una faccia che non è la tua. Devi progettare l'emozione: il film si fa a pezzettini; magari sono venti secondi che vanno montati insieme a una cosa che hai girato una settimana prima o una settimana dopo. Tutto questo procedimento è molto faticoso stride con il fatto che se faccio questo non posso fare concerti. Lo faccio solo quando so che questa storia che è nella mia testa deve prendere vita e non può farlo attraverso una canzone e o un libro". "Con Made In Italy ho dovuto riprendere in mano i ferri del mestiere, ed erano sedici anni che non lo facevo" continua. "Quando avevo girato Da zero a dieci c'era ancora la pellicola, oggi c'è il digitale". A proposito di cinema e del suo esordio, Ligabue racconta un altro aneddoto spassoso riguardo il primo giorno sul set di Radiofreccia. "C'era una crew romana, scafatissima, e qualcuno ha detto: aò, questo sta a fa du firm in uno, er primo e l'ultimo" racconta. "Quando sei un regista hai 12 persone che ti chiedono se vanno bene le luci, se vanno bene i costumi. E tu al dodicesimo dici di sì in automatico. Se il film viene bene, in alcuni casi, come il mio, è anche per culo".