"Per anni ho posato per le foto: poi ho capito che preferivo scattarle": Lee Miller ha avuto una vita incredibile. Anzi, potremmo dire che, proprio come suggerisce il titolo della biografia scritta dal figlio Antony Penrose, The Lives of Lee Miller, pubblicata nel 1985 e a cui il film di Ellen Kuras si ispira, ne ha vissute molte. Eppure, prima che il premio Oscar Kate Winslet decidesse di interpretarla, in pochi erano a conoscenza di quanto avesse fatto.

Finalmente nelle sale italiane dal 13 marzo, ci sono voluti dieci anni per realizzare quest'opera: Winslet, anche produttrice, ha infatti annunciato che avrebbe portato al cinema la storia vera della fotografa Lee Miller nel 2015. Poi la mancanza di fondi e vari ritardi nella produzione hanno rallentato tutto. Ma, proprio come la donna che ha interpretato, l'attrice è stata paziente, non ha mollato e alla fine c'è riuscita. È stata lei a volere alla regia Kuras, direttrice della fotografia (avevano già lavorato insieme sul set di Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry), che firma così il suo esordio dietro la macchina da presa.
Presentato al Toronto International Film Festival 2023, Lee Miller ha ottenuto una nomination come miglior film ai BAFTA 2025 e una alla miglior attrice protagonista ai Golden Globe 2025 per Winslet. Nonostante le nobili intenzioni, non tutto però funziona: il pregio principale di questo biopic, oltre all'aver messo insieme un ottimo cast, sta infatti nell'aver ricordato l'operato di questa donna, la cui storia andrebbe studiata.
Chi è Lee Miller?
Scritto a sei mani da Liz Hannah, John Collee e Marion Hume, il film cerca di farci capire chi fosse Lee Miller non tanto con cenni biografici, quanto osservando il suo temperamento. La vediamo per la prima volta anziana, mentre racconta la sua storia. Alle domande dell'intervistatore (Josh O'Connor), Lee risponde sempre in modo molto onesto, quasi brusco. Per spiegare perché, da modella di successo negli anni '30, avesse deciso di diventare una fotografa, dice: "Sono stata la modella, sono stata la musa, sono stata l'ingenua. Ma avevo chiuso con tutto questo. Ero brava a bere, fare sesso e scattare fotografie, e cercavo di fare le tre cose il più spesso possibile".
Senza soffermarsi sugli anni nella moda e sulla relazione con l'artista surrealista e regista Man Ray, il film inizia a raccontare il passato della protagonista dall'estate del 1938, poco prima dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Siamo in Francia, in estate, e, in vacanza insieme ad altri amici, conosce il poeta inglese Roland Penrose (Alexander Skarsgård). Travolti dalla passione, decidono di andare vivere insieme a Londra. Qui la fotografa riesce a farsi assumere da British Vogue. Con lo scoppio del conflitto, dilaniata dall'idea di non poter contribuire a questo evento senza precedenti, convince la direttrice della rivista, Audrey Withers (Andrea Riseborough) a mandarla sul campo come reporter di guerra.
Kate Winslet guida un grande cast

La vera Lee Miller ha combattuto più lotte contemporaneamente: quella reale, in mezzo a soldati e distruzione, osservando da vicino, con i propri occhi, alcuni dei più grandi orrori nella storia dell'umanità. Insieme al collega David Scherman (Andy Samberg), ha infatti documentato il bombardamento strategico della battaglia d'Inghilterra, la Battaglia di Normandia, la liberazione di Parigi, e, soprattutto, i campi di concentramento di Buchenwald e Dachau. Proprio le sue foto dei corpi dei prigionieri ebrei sono tra le testimonianze più importanti dell'Olocausto arrivate fino a noi.

Un'altra battaglia è poi quella sociale: in quanto donna, è stata ostacolata in tutti i modi. Nessuno voleva che una fotografa andasse tra trincee e feriti. Eppure, trasgredendo diverse regole (che la fecero finire anche in prigione per un breve periodo), riuscì a essere proprio lì, nel ventre della bestia. Infine la lotta probabilmente più problematica fu quella interiore: vittima a soli sette anni di una violenza sessuale che la famiglia aveva cercato in tutti i modi di nascondere, Miller ha fatto del fotografare la verità una ragione di vita. E Winslet, con grande bravura e carisma, restituisce sullo schermo questa forza inarrestabile, costantemente alla ricerca di un modo per squarciare il velo che nasconde la realtà delle cose.
Il maggior pregio del film è proprio la sua interpretazione sentita, che sostiene ed eleva un ottimo cast, che comprende, oltre ai già citati Josh O'Connor, Alexander Skarsgård, Andrea Riseborough e Andy Samberg (dei The Lonely Island, che per una volta non fa ridere e, anzi, è convincente come attore drammatico), anche un altro premio Oscar: Marion Cotillard.
Un biopic troppo classico

Nonostante la forza intrinseca della storia e la bravura degli attori, non tutto purtroppo funziona in Lee Miller. La scrittura e la regia sono infatti forse troppo pulite e asettiche, limitandosi a realizzare un biopic fin troppo classico. Non ci sono guizzi, non c'è vero orrore, come se si avesse paura di osare davvero. Eppure la vera fotografa americana, e la stessa Winslet, che invece non si risparmia, avrebbero meritato uno sforzo in più. Rimane comunque la buona fattura e soprattutto l'aver reso nota a più persone il coraggio di questa persona fuori dal comune che, nonostante la vita agiata (in quanto americana avrebbe potuto tranquillamente non rimanere coinvolta nella guerra, rimanendo in patria), ha invece deciso di rischiare di morire in nome di un bene più grande: l'amore per la verità.
Conclusioni
Se non sapete chi sia Lee Miller preparatevi a rimanere sorpresi dalla storia di una donna fuori dal comune: modella, fotografa di moda e poi reporter di guerra. Kate Winslet ne è rimasta talmente colpita da voler raccontare a tutti i costi la sua vita. E aveva ragione: il film di Ellen Kuras ci fa conoscere il coraggio di una persona che ha rischiato tutto per amore della verità. Winslet, sempre bravissima, guida un ottimo cast. Peccato solo che, nonostante la buona fattura, ci si trovi di fronte a un biopic fin troppo classico.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Kate Winslet.
- L'ottimo cast di contorno, da Marion Cotillard ad Andrea Riseborough.
- L'aver reso più nota questa storia fuori dal comune.
Cosa non va
- La scrittura e la regia di Ellen Kuras, al suo esordio, non vanno oltre il compito corretto: un personaggio del genere avrebbe meritato qualcosa in più di un biopic classico.