Se è la prima volta che vedete Led Zeppelin: The Song Remains The Same, durante le prime sequenze probabilmente vi chiederete se è il film che effettivamente aspettavate. Sullo schermo, infatti, scorrono immagini di uomini vestiti di nero e con cappello a tesa larga, che sembrano usciti da Il Padrino. Certo, tra loro c'è Bonzo, John Bonham, il batterista della band, ma queste prime scene appaiono singolari. Se vi sembra strano, anche a questo c'è una risposta. La recensione di Led Zeppelin: The Song Remains The Same, allora, non può che essere anche un racconto importante sulla nascita di un film particolare e rimasto nella storia. Il rivoluzionario e ipnotico film-concerto che raccoglie le riprese delle elettrizzanti esibizioni dei Led Zeppelin al Madison Square Garden di New York nel 1973 è un film da vedere, un importante documento che coglie la band all'apice del suo successo, nell'Olimpo degli Dei del rock.
I concerti al Madison Square Garden e la pellicola che non basta
La storia di Led Zeppelin: The Song Remains the Same è una di quelle che vanno raccontate. Il film di Peter Clifton e Joe Massot, uscito nel 1976, coglie la band in una forma strepitosa nei suoi concerti al Madison Square Garden di New York il 27, 28 e 29 luglio del 1973, durante il tour di Houses Of The Holy, il loro quinto album. La cosa singolare è che Joe Massot calcolò male la quantità di pellicola necessaria a riprendere i concerti... Così i Led Zeppelin si ritrovarono con una mole ridotta di materiale, che non bastava per confezionare un film. E così, una volta finiti i concerti, la band chiese a Massot di farsi riprendere in alcune scene extra, che con il concerto non c'entravano niente. Il regista fu licenziato dal manager degli Zeppelin e sostituito con Peter Clifton, che portò la band agli Shepperton Studios per registrare, in playback, alcune scene mancanti. Ma la storia - piena di aneddoti assurdi - non finì qui. Perché i nastri con le riprese andavano recuperati dalla casa di Massot, che li aveva nascosti. Così la macchina da presa del regista fu portava via come garanzia...
Gli anni Settanta: l'apice della creatività, ma anche dell'ingenuità
Sì, in quei pionieristici, deliranti anni Settanta in cui il rock ha vissuto la sua era più gloriosa poteva accadere anche questo. Ed è questa la prima riflessione che viene in mente vedendo il film, oggi. È incredibile, infatti, vedere come il mondo della musica rock, che nel decennio dal 1963 al 1973 raggiunse forse le vette più alte in assoluto in fatto di creatività, a livello di industria e promozione fosse ancora così ingenuo e disorganizzato. Che ci fosse chi potesse girare un film senza avere la pellicola necessaria, o rimaneggiarlo senza uno script, avendo un'idea portante o un filo conduttore. Oggi non sarebbe possibile. Ma a quei tempi forse era tutto più romantico. E allora ben vengano le scene di Robert Plant con la famiglia, quelle di John Paul Jones che legge le favole ai figli, quelle di Bonzo in versione... gangster.
Al cospetto degli Dei del rock
Del film concerto, poi, ne vorresti sempre di più. I Led Zeppelin dal vivo sono incredibili: quando salgono sul palco ci rendi conto di essere al cospetto di un gruppo di divinità. Robert Plant potrebbe essere un Dio greco, Apollo. Jimmy Page imbraccia una chitarra (a volte la sua iconica chitarra a doppio manico Gibson EDS-1275) e sembra di sentir suonare un'orchestra. L'inizio del concerto è da k.o.: con Rock'n'roll e Black Dog, con gli inconfondibili riff di Page, i due pezzi che hanno codificato il suono dei Led Zeppelin e che aprono il loro disco capolavoro Led Zeppelin IV.
E in quel momento tutto appare chiaro. Un riff di Jimmy Page, e l'inconfondibile sound dei Led Zeppelin esplode. C'è il passato: il blues da cui il suono degli Zeppelin ha avuto origine. E vedi nel futuro: l'hard rock, l'heavy metal e soprattutto il grunge, quello dei Pearl Jam e dei Soundgarden, generi e band che devono tantissimo alla musica di Page e Plant.
Whole Lotta Love incendia il Madison Square Garden
Quando sul palco, a un certo punto del film, inizia Stairway To Heaven, una delle più grandi canzoni di tutti i tempi, non ce n'è per nessuno. Lirica, immaginifica, dolce e potente allo stesso tempo, Stairway To Heaven è un vero e proprio capolavoro, come se fosse un film. Ma ogni canzone suonata lascia il segno: Since I've Been Loving You, No Quarter, The Song Remains The Same, The Rain Song, Dazed And Confused, Heartbreaker, e il poderoso assolo di batteria di John Bonham in Moby Dick. Quando arriva Whole Lotta Love, più veloce, dura, nervosa rispetto alla versione originale, che "incendia" letteralmente il Madison Square Garden, il rito è completo. Peccato, davvero, che nel film ci siano, in fondo, così poche canzoni.
Una band in stato di grazia
Nel film ci sono anche dei momenti di verità dietro le quinte: nel montaggio è stato incluso lo sfogo del manager contro un impresario locale, che punta il dito su un problema sempre attuale, il merchandising non autorizzato, che ci riconduce a un altro discorso, quello sulla pirateria. È interessante che ci sia anche questo. A proposito di backstage, una curiosità: la scena nel garage del Madison Square Garden, quando la band lascia l'edificio, è stata ricostruita alla perfezione in un episodio della serie Vinyl. Tuttavia, va detto che Led Zeppelin: The Song Remains The Same è un film complesso, a volte sconnesso e a tratti incompleto. Ma come documento storico è qualcosa di preziosissimo. Ciononostante, se siete appassionati dei 70s, il film, da vedere in una grande sala, è il modo migliore per essere catapultati indietro nel tempo, nella New York del 1973. E immergervi in un'atmosfera che ha fatto la Storia.
Conclusioni
Nella recensione di Led Zeppelin: The Song Remains The Same vi abbiamo parlato di un film difficile da maneggiare ma affascinante. Come film è sicuramente anomalo, sconnesso, imperfetto, incompleto. Ma è un documento storico preziosissimo che coglie la band all'apice del suo successo, ormai - e per sempre - nell'Olimpo degli Dei del rock.
Perché ci piace
- La presenza dei Led Zeppelin sul palco nel 1973 è qualcosa di irripetibile.
- La presenza scenica di Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham è quella dei grandi attori.
- Si vede il passato e il futuro della musica: il blues e l'hard rock e il grunge che sarebbero venuti.
Cosa non va
- Le scene extra, fuori dal palco, sono piuttosto casuali e slegate dal concerto.
- E le canzoni che ascoltiamo sono troppo poche: ne vorremmo di più.