A quattro anni di distanza dal controverso Romanzo di una strage, che divise per la tesi espressa sul doppio attentato a Piazza Fontana più che per il valore tecnico-artistico, Marco Tullio Giordana torna dietro la macchina da presa con una storia di impegno civile che rimanda a temi e dinamiche da lui già affrontati in passato con l'ottimo I cento passi.
Qui però, a differenza della pellicola del 2000 che portava sullo schermo la vita di Peppino Impastato, si tratta di una vicenda tutta al femminile di coraggio, tenacia e ribellione contro un'organizzazione mafiosa. Lea infatti propone un'affascinante e netta contrapposizione tra la sfera del femminile e quella del maschile. Come ha giustamente sottolineato la direttrice di Rai Fiction Eleonora 'Tinny' Andreatta alla conferenza stampa del film per la TV, in Lea "il femminile è legato alla maternità, alla capacità affettiva e alla forza di ribellarsi alle logiche della 'ndrangheta e vince su un maschile violento e segnato dalla morte".
La tragedia shakespeariana di Lea Garofalo e Denise
L'opera racconta la strenua lotta della calabrese Lea Garofalo che, per salvaguardare la giovane figlia Denise, nel 2002 decise di denunciare il proprio compagno nonché padre di Denise Carlo Cosco, il quale praticava spaccio ed usura a Milano per conto della 'ndrangheta. Una storia realmente accaduta che progressivamente assume sempre più i contorni di una vera e propria tragedia shakespeariana, terminata con la condanna di Cosco per il brutale omicidio di Lea a seguito di un processo in cui ebbe un ruolo fondamentale la volontà di giustizia di Denise, determinata a non lasciare impunita la morte della madre. Tra i complici di Cosco fu condannato anche Carmine Venturino, divenuto dopo la scomparsa di Lea il fidanzato di una ignara Denise.
Agilità e asciuttezza vs. retorica e sentimentalismo
Come al solito Marco Tullio Giordana, qui anche sceneggiatore insieme a Monica Zapelli (i due avevano già collaborato per I cento passi), riesce a costruire un racconto molto coinvolgente e privo di sbavature senza concedere nulla alla retorica o al sentimentalismo. Di Lea semmai sorprendono asciuttezza e agilità: si tratta infatti di un film di soli 95 minuti che per la prima ora tratteggia il mondo delle due protagoniste mostrando in maniera cronologica diversi eventi chiave con brevità ed essenzialità piuttosto spiazzanti. Se questa rapidità descrittiva, inusuale nel cinema di Giordana, in parte impedisce a Lea di avere un respiro e una profondità ancor più ampi, sicuramente gli permette di essere maggiormente adatto alla destinazione televisiva, non inficiando mai la costruzione di un forte e continuo rapporto empatico con lo spettatore.
A proposito di televisione, Marco Tullio Giordana in conferenza stampa ha tenuto a precisare come a suo modo di vedere, "per quanto al cinema ci si possa sentire ipnotizzati e si abbia la possibilità di instaurare una sorta di rapporto di autorevolezza sacrale impossibile con la visione televisiva", non vi sia alcuna differenza tra il girare per il cinema o per la televisione. E in effetti, mentre si guarda Lea, si ha sempre la sensazione di avere a che fare con un film sul piano estetico estremamente curato e molto cinematografico, ben al di là sopra della media della produzione italiana legata alla televisione generalista.
Un film solido con due ottime, sorprendenti protagoniste
Oltre alla solidità della sceneggiatura e della regia e alla bellezza della fotografia di Roberto Forza, fido collaboratore di Giordana dai tempi de I cento passi, da sottolineare sono senz'altro le eccellenti prove delle attrici Vanessa Scalera (Lea) e Linda Caridi (Denise). Entrambe al primo ruolo da protagoniste in un lungometraggio, le due attrici riescono ad attribuire intensità e sincerità sorprendenti alle loro interpretazioni, dando corpo e anima a delle figure straordinarie che, come ha sottolineato lo stesso Giordana, "sono state più forti del destino loro assegnato, essendo state capaci di ribaltarlo nel momento in cui sono divenute un esempio per gli altri". Un esempio di civiltà e moralità che non va assolutamente dimenticato.
Movieplayer.it
4.0/5